Vaccini e malattie infettive

 

C’è l’influenza, che ogni anno colpisce in Italia circa 5 milioni di persone. Le polmoniti, spesso associate all’influenza, con circa 200.000 casi l’anno e 10.000 decessi, e le meningiti. L’Herpes Zoster, che insieme a influenza e pneumococco forma la cosiddetta “triade maledetta” che minaccia le persone anziane.

Ci sono le epatiti B e C con centinaia di migliaia di portatori cronici. Le infezioni batteriche multiresistenti che colpiscono ogni anno dal 7% al 10% dei pazienti con migliaia di decessi. E ancora, le infezioni da Papillomavirus che possono causare tumori anogenitali. Ritenute debellate o sotto controllo, con una mortalità inferiore rispetto ai tumori e alle patologie cardiovascolari, le malattie infettive, di origine batterica o virale, in realtà sono più che mai tra noi.

A Roma, nel corso dell’evento AHEAD – Achieving HEalth through Anti-infective Defense,promosso da MSD Italia, rappresentanti di Istituzioni, Autorità regolatorie, associazioni pazienti e clinici hanno fatto il punto sulle strategie di contrasto che il nostro Paese sta mettendo in campo contro le malattie infettive, mostrando una grande capacità di innovazione, grazie a scelte all’avanguardia in Europa, come il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, approvato all’inizio dell’anno, e il Piano contro la resistenza agli antibiotici, il cui varo è imminente.

Sottolinea Walter Ricciardi, Presidente Istituto Superiore di Sanità (ISS): «Anche malattie virali prevenibili, come l’influenza, possono causare indirettamente migliaia di decessi ogni anno, per complicanze batteriche o cardiovascolari».

Abbiamo posto al Presidente Ricciardi alcune domande per approfondire questo tema in merito all’impegno delle Istituzioni pubbliche contro l’emergenza infezioni.

Presidente Ricciardi, quale minaccia rappresentano le malattie infettive in Italia? Qual è lo scenario generale in termini di incidenza e mortalità e quali le situazioni patologiche di maggiore criticità?

Le malattie infettive rappresentano tuttora un capitolo rilevante in termini di incidenza e mortalità in Italia. Sebbene siano stati compiuti grandi passi in avanti, grazie agli interventi di “sanitation” e alle vaccinazioni, il carico di malattia e morte è ancora relativamente elevato. Innanzitutto ricordiamo come le infezioni da germi antibioticoresistenti costituiscano un vero problema sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via sviluppo. L’Italia poi è maglia nera per quanto riguarda le resistenze di germi come le klebsielle nei confronti di diversi antibiotici, primi fra tutti i carbapenemi. Ma il problema non è solo italiano, se un rapporto commissionato recentemente dal governo britannico stima un eccesso di 10 milioni di morti dovute a resistenze antimicrobiche per il 2050. Ma anche malattie virali prevenibili, come ad esempio l’influenza, possono causare indirettamente migliaia di decessi ogni anno, attribuibili sia a complicanze batteriche che cardiovascolari. Le emergenze infettivologiche poi costituiscono un caso a parte, e il caso meningite in Toscana o i focolai di chikungunya o West Nile rappresentano solo alcuni dei tanti episodi che siamo costretti ogni anno a fronteggiare.

Su quali strategie di prevenzione stanno lavorando le Istituzioni pubbliche?

Le Istituzioni italiane e il Sistema Sanitario Nazionale nel suo insieme hanno una grande capacità di resilienza e di innovazione al tempo stesso. Ad esempio, il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 costituisce una pietra miliare nel settore della prevenzione delle malattie infettive, ponendo l’Italia all’avanguardia in Europa per quanto riguarda l’offerta di vaccini, non solo relativamente al calendario per l’infanzia ma per le altre età della vita. La copertura offerta alle persone anziane contro la “triade maledetta” costituita da influenza, pneumococco e Herpes Zoster è un esempio paradigmatico di come possano essere affrontati in maniera intelligente i problemi legati alla prevenzione delle malattie in una società che invecchia. Un altro terreno su cui le Istituzioni devono lavorare è quello del controllo delle resistenze agli antimicrobici, favorendo un uso prudente dei farmaci e l’adozione di appropriate misure di controllo.

In che modo si può assicurare l’accesso ai farmaci innovativi contro queste malattie, nuovi antibiotici e antivirali?

L’accesso universale a farmaci antiretrovirali ha rappresentato un successo per il nostro Paese ed una garanzia di sopravvivenza e miglioramento della qualità della vita per tutte le persone con infezione da HIV. Analogo discorso vale per i farmaci contro l’epatite C, che stanno portando ad una vera rivoluzione nel sistema delle cure e che potranno mettere sotto controllo l’infezione, oltre a salvare vite umane, nel giro di pochi anni. Naturalmente, garantire l’accesso a farmaci sempre più efficaci, possibilmente a prezzi etici, a porzioni sempre maggiori di popolazione richiede una collaborazione fattiva tra pubblico e privato. Cosa, questa, necessaria anche nel settore degli antibiotici, il cui sviluppo si rende necessario per arginare gli effetti devastanti dell’insorgenza delle multiresistenze. Insomma credo ci sia un grande spazio per una fattiva e intelligente collaborazione fra pubblico e privato, in cui ognuno degli attori possa svolgere la sua parte per mettersi al servizio della comunità.

Stefania Bortolotti

 

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