Rapportato alle città e paesi questi numeri variano anche a seconda dell’età media della popolazione e cioè il numero delle persone interessate da questa patologia aumenta nelle città con maggior numero di abitanti anziani.
Quali sono i soggetti a rischio
I pazienti con insufficienza venosa cronica secondaria a:
- pregresse tromboflebiti profonde
la tromboflebite profonda lascia nella maggior parte dei casi una situazione di ricanalizzazione della vena interessata dal processo trombotico, con perdita però della funzione di contenimento delle valvole e quindi di permanente reflusso (SPF sindrome post flebitica).
Questa situazione emodinamica se non trattata adeguatamente può condurre alla complicazione ulcerosa.
- insufficienza venosa varicosa da reflusso su:
*safena anteriore
*safena posteriore
*vene perforanti
Anche le cosiddette “vene varicose” che pure nella maggior parte dei casi evolvono senza dare sintomatologia eclatante, possono portare ad un grado di reflusso e di ipertensione venosa tali da causare lesioni cutanee preulcerose e ulcerose.
Quali sono i segni premonitori
- edema agli arti inferiori
La presenza del gonfiore all’estremità di un arto, più accentuata la sera o dopo un periodo di stazione eretta (abbastanza caratteristico il gonfiore che compare dopo una o due ore trascorse stirando), deve indurre a pensare ad una situazione di insufficienza venosa da definire correttamente con una visita flebologica ed esame doppler;
- presenza di discromie cutanee
L’insufficienza venosa cronica e l’ipertensione venosa che ne consegue, determinano la fuoriuscita di elementi corpuscolati dal letto circolatorio nell’epidermide ed il loro accumulo porta a quelle alterazioni del colore e della struttura della cute che diventa scura, poco elastica e sclerotica.
Come si curano
Le ulcere venose sono guarite non quando si chiudono, ma quando non si riaprono.
La cicatrizzazione quindi della lesione ulcerosa è un obiettivo importante ma non il solo obiettivo.
Per un corretto trattamento bisogna mirare ai seguenti obiettivi:
- detersione della superficie per la rimozione di eventuali detriti necrotici e residui della medicazione precedente;
- asepsi cioè impedire l’infezione batterica non con l’uso di antibiotici locali, quasi mai utili, anzi spesso nocivi, ma con una corretta medicazione con antisettici e, solo in casi selezionati di vera ulcera infetta, con antibiotici per via sistemica;
- processo riparativo: favorire una buona epitelizzazione con prodotti da applicare localmente e provvedimenti terapeutici generali;
- trattamento dell’ insufficienza venosa; molte ulcere non guariscono completamente fino a che non venga trattata correttamente la causa della stasi venosa. Molti presidi in commercio se pur validissimi, se usati singolarmente e non nel complesso possono risultare inutili.
Il cardine resta il quarto punto e cioè il trattamento dell’insufficienza venosa.
In presenza di ulcera venosa il metodo più efficace per una rapida guarigione rimane il bendaggio.
Bendaggio
Esistono vari tipi di bendaggio in relazione a:
Elasticità della benda
- anelastiche o rigide
- corto allungamento
- medio allungamento
- lungo allungamento
Bendaggio fisso
viene mantenuto giorno e notte per un periodo variabile di giorni;
Bendaggio mobile
la benda elastica, mantenuta in sede durante le ore di attività, viene rimossa nelle ore di riposo (di notte).
Gli orientamenti attuali sono per un bendaggio misto multistrato adattato di volta in volta alle diverse situazioni cliniche generali o locali incontrate.
Nella mia esperienza ottengo soddisfacenti risultati con:
- bendaggio all’ossido di zinco e/o ittiolo
- bendaggio elasto-adesivo fisso
- terapia medica di supporto
I tempi di guarigione
Esistono pazienti che mantengono in attività ulcere, magari ben deterse e non infette, per diversi mesi ed anni. Un’ulcera che non guarisce in sei mesi, se trattata correttamente, si dice “ucera difficile” ed in genere riconosce più cause oltre la stasi venose.
Nella mia esperienza in capo a due tre mesi di trattamento, l’ulcera giunge a guarigione.
Come espresso all’inizio, una volta che l’ulcera é guarita, bisogna mettere in atto provvedimenti terapeutici che impediscano che recidivi.
Come si previene la recidiva
Con il trattamento dell’insufficienza venosa e cioè con:
trattamenti conservativi
- adeguata calza elastica
trattamenti radicali
- scleroterapia
Nella maggior parte dei casi di insufficienza venosa varicosa non post flebitica profonda, la scleroterapia ben condotta risolve la stasi venosa.
Esistono cure naturali per le ulcere?
Molti prodotti di estrazione naturale intervengono nei processi di riparazione della lesione cutanea e nella cura del microcircolo e, recenti studi stanno vagliando nuovi prodotti naturali con risultati preliminari incoraggianti.
Resta inteso che il cardine della terapia delle ulcere di origine venosa rimane il trattamento dell’insufficienza venosa cronica.
Pietrino FORFORI -flebologo
pubblicazione del 1998