LA CADUTA DEI CAPELLI

Una volta appurato che l’intuizione era giusta, e questo è stato possibile e reso dimostrabile dagli studi sulla 5-alfa-reduttasi, si è passati ad una fase successiva della ricerca: in pratica si sono fatte delle valutazioni analitiche chimico-fisiche sui componenti di alcune piante officinali: una delle prime a cadere sotto l’obiettivo, anzi, la lente di ingrandimento della scienza con i suoi progressi nel campo dell’ analisi, è stata la SERENOA REPENS, una palmetta spontanea delle coste sabbiose sud-orientali del Nord-America, già utilizzata dagli aborigeni per curare anche problemi sessuali maschili e prostatici: questa pianta contiene una sostanza grassa in grado di stabilizzare il testosterone che, per effetto della 5-alfa-reduttasi, viene trasformato in diidro-testosterone. Appare chiaro, da quanto appena detto, che questa reazione di conversione del testosterone in un suo metabolita, quello che gioca un ruolo chiave nell’alopecia nelle sue varie forme, può essere rallentata e modificata da un inibitore della 5-alfa-reduttasi isolato, ultimamente, proprio in questa palmetta del Nord-America.
Per la verità è assurto agli onori della cronaca quale recente acquisizione, anch’esso perchè inibitore dello steroide 5-alfa-reduttasi, proprio in questo momento in cui il problema capelli si manifesta di più rispetto agli altri periodi dell’anno (i nostri nonni associavano la caduta al tempo delle castagne…), una molecola di sintesi, la FINASTERIDE al dosaggio di 1 mg, precedentemente commercializzata in compresse da 5 mg per il trattamento dell’ ipertrofia prostatica benigna. Ancora di sintesi è il MINOXIDIL, una sostanza chimica utilizzata, prima che per i capelli, per curare l’ipertensione.
Ritorniamo, dopo questa breve parentesi fatta solo per completezza di informazione, al discorso sui prodotti offertici da madre natura: esistono, infatti, molte altre piante officinali, oltre la succitata Serenoa, con delle specifiche e peculiari proprietà di sicuro interesse nella cura della calvizie. Solo per citarne alcune ricordiamo il Miglio ricco in lipidi, carboidrati, minerali e proteine, la pianta di Ginkgo Biloba, attivante la micro-circolazione cerebrale ed anche il distretto vascolare del cuoio capelluto e poi ancora l’Alga Chlorella, ricca in acidi nucleici, l’Ortica, la Coda Cavallina ed il Crescione ricchi in minerali e prodotti solforati.

L’INNOVAZIONE rispetto all’uso tradizionale dei succitati prodotti, che rappresenta, in effetti, lo scopo degli studi degli esperti e degli specialisti della Dermocosmesi Corrado, sta nel fatto che, alla luce delle moderne acquisizioni è possibile non solo veicolare i principi funzionali delle molecole attive e dei fitocomplessi direttamente nel sito adatto a svolgere in modo ottimale la loro funzione, ma anche utilizzare, quali eccipienti, sostanze in grado non solo di trasportare i suddetti principi attivi ma anche di sinergizzare, con proprietà affini e/o complementari, l’azione del rimedio principale.
- Per chiarire meglio il primo concetto preciso che, secondo me, il modo migliore di utilizzare un farmaco è quello di farlo arrivare dove effettivamente serve e deve agire con una distribuzione del prodotto tale da non farlo concentrare anche in altri organi e tessuti nei quali otterrebbe, per lo più, solo effetti collaterali non sempre graditi ed accettabili.
- Riguardo al nuovo modo di concepire gli eccipienti voglio spiegare che, a parte le tradizionali forme di somministrazione, esiste la possibilità di stabilire con precisione come veicolare una sostanza, naturale o di sintesi, a seconda non solo dell’organo o tessuto ma anche del tipo di azione richiesta (più o meno ritardata nel tempo e/o selettiva), sempre con lo scopo di ottimizzare somministrazione e dosaggi, intendendo, ora, i cosiddetti eccipienti, non più come sostanze solamente inerti, ma quali molecole in grado di avere una loro specifica funzione attiva in quella particolare formulazione.
Un esempio di quanto dico può essere rappresentato, per esempio, da una crema da giorno idratante che la maggior parte delle donne utilizza ogni mattina quale cosmetico: ebbene, un prodotto del genere
- può svolgere la sua funzione con uno o più meccanismi di azione,
- può agire in strati più o meno profondi della cute,
- può avere maggiore o minore dermoaffinità e/o sebofilicità,
- può e deve interagire, in modo non sempre identico, nei vari distretti cutanei interessati dall’applicazione (viso, occhi, collo etc.),
allora, perchè abbia tutte queste molteplici funzioni che ottimizzano il prodotto è necessario che non solo i costituenti funzionali siano adatti e nelle giuste concentrazioni ma anche che la miscela eccipiente sia strutturata con componenti utili a permettere la penetrazione dei principii attivi nella giusta quantità e per il giusto lasso temporale esattamente e selettivamente in ogni parte della cute nella quale è richiesta la funzione per la quale lo utilizziamo.
Stesso discorso vale per la formulazione di un latte, di una lozione, di un siero oppure di un tonico, in funzione del luogo di applicazione e quindi delle caratteristiche della cute (più o meno grassa e/o ricoperta di peli).
Spesso, ed in taluni casi diventa di notevole importanza, quale veicolo-adiuvante c’è anche la possibilità di usare, come facevano anche i nostri nonni nel caso dei vini medicati e dei mieli, anche alimenti quali lo yogurt, vari tipi di creme alimentari, i gelati, le marmellate, le tisane, le miscele fatte con vari olii e questo non solo per somministrazione orale ma anche topica, su cute e cuoio capelluto: in questo caso è importante integrare la costituzione del veicolo con adiuvanti in modo da trattare sia la miscela veicolante che il principio attivo, o la miscela funzionale, in modo tale da renderla stabile per il tempo necessario al suo utilizzo ed efficace proprio nel punto in cui è richiesta la sua funzione.

Francesco CORRADO
Francesco CICALESE
DERMOCOSMESI CORRADO
SARNO
Publicazione

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