Un pioniere, in Italia e all’estero, che ha stupito il mondo scientifico intero per la sua originalità e successo in questa campo (ad oggi 11mila parti con fecondazione assistita), e il prof Severino Antinori, che da sempre ha dei punti fermi ed irremovibili ce lo contraddistinguono: prima di qualsiasi tentativo di fecondazione assistita e necessaria che la coppia sia studiata, cercando di correggere eventuali disturbi maschili e femminili, prodigandosi ed adoperandosi soprattutto per un parto in modo naturale. Quando questa non è possibile, allora ben venga la fecondazione assistita, anche in età avanzata, a patto che esista un buon equilibrio psicotico della coppia e assenza di malattie da parte della futura madre. E il primato in questa campo spetta proprio al
prof Severino Antinori che mediante la fecondazione assistita ha fatto partorire una donna di 63 anni. Oggi però, in tema di fecondazione assistita, ha solo una preoccupazione: scegliere lo spermatozoo migliore, quello che ha più probabilità di fecondare. “Per fare questo, precisa il prof Severino Antinori, è necessario raggiungere una magnificazione di 6600X tramite un sistema composto dalle lenti dell’invertoscopio, da una telecamera digitale, da un sistema di lenti esterno applicato alla telecamera e dalla dimensione in pollici del monitor ad alta risoluzione”.
In buona sostanza, tramite questa complesso sistema di lenti e di ingrandimenti è possibile osservare, in tempo reale, la morfologia fine degli spermatozoi. Molte sono le patologie che affliggono il seme maschile. Insomma tutta questa attenzione per scegliere lo spermatozoo meglio conformato e con pia possibilità di fecondare, riducendo di molto i tentativi inutili di fecondazione assistita. “Tramite tale metodica infatti, continua il prof Antinori, si possono osservare malformazioni a carico delle diverse regioni; vacuolizzazioni, forme globulari, piriformi, gravemente piriformi della testa, acrosomi con diverse morfologie o che rivestono porzioni diverse della superficie della testa; colli malformati; code doppie, spezzate, inclinate di 90 gradi rispetto alla forma fisiologica (e quindi inabili alla trasmissione del movimento) o mancanti del tutto sono ora individuabili facilmente”.
Diventa dunque possibile selezionare lo spermatozoo in maniera diversa, ancora più rigorosa. Inoltre, ora diviene possibile individuare anche quegli spermatozoi dall’aspetto morfologicamente normale, ma che presentano delle anomalie dell’ultrastruttura interna. L’impiego di questa metodica diventa quindi ancora più selettiva rispetto alla ICSI classica, che ora viene chiamata IMSI.
“Utilizzare tale metodica nell’analisi del seme di pazienti che si sono già sottoposti a precedenti tentativi di fecondazione assistita, con esiti negativi, sottolinea il prof Severino Antinori, potrebbe dare una maggiore percentuale di gravidanza.
Ovviamente, tale analisi deve essere effettuata in concomitanza di altre analisi investigative su possibili cause congiunte di infertilità, a carico sia dell’uomo che della donna. E nell’uomo e importantissimo il ruolo dell’andrologo che dovrà essere in grado di individuare e curare eventuali malattie, dal varicocele alle infezioni delle vie seminali (prostatiti, epididimiti) a quelle sessualmente trasmesse.
Composizione dello spermatozoo
Lo spermatozoo, infatti, è un complesso vettore portatore, nella regione cefalica, dell’informazione genetica. Le dimensioni della testa, del collo e della coda sono state ben definite da eminenti specialisti tutti concordi nell’affermare che variazioni troppo ampie dalle dimensioni fisiologiche influiscono su diverse caratteristiche dello spermatozoo stesso, come ad esempio la velocità (fornita dal movimento del flagello), la direzione del movimento o la capacità di entrare in contatto con il gamete femminile (l’oocita).
Importante però è prestare molta attenzione alla vitrificazione cioè a quel processo che permette di congelare gli oociti impiegando pochissimo tempo e sottoponendo gli stessi al minor stress possibile. La vitrificazione di ovociti ed embrioni derivanti da varie specie animali è largamente impiegata; le tradizionali metodiche di congelamento, “lento” e “rapido”, hanno fornito e forniscono tuttora ottimi risultati, ma oggi l’attenzione è decisamente spostata verso questa
tecnica, di recente introduzione in Italia, ma già in uso in altri paesi. I vari processi che servono per crioconservare gli oociti, precisa la dottoressa Monica Antinori, richiedono l’impiego di soluzioni contenenti diversi composti, tra i più importanti dei quali annoveriamo i crioprotettori (ossia sostanze che proteggono l’oocita da eventuali danni derivanti da stress termico) e il sucrosio (particolare tipo di zucchero)”. AI contrario delle “vecchie” metodiche, che richiedevano delle specifiche macchine per permettere al materiale biologico di raggiungere temperature come -196°C, con notevole dispendio di tempo (circa tre ore), questa nuova tecnica permette
il raggiungimento di bassissime temperature in maniera pressochè immediata. “II materiale biologico, opportunamente trattato, dice il prof Monica Antinori, viene infatti immerso direttamente in azoto liquido”. “Risultano notevolmente migliori, continua il prof Severino Antinori, anche i tassi di soprawivenza degli oociti al momento dello scongelamento e vengono eliminate così problematiche intrinsecamente legate alle “vecchie” metodiche, (ad es. la formazione di cristalli di ghiaccio all’interno dell’oocita, dannosi per le strutture cellulari).
Gli oociti vengono posti in soluzioni apposite e preparati per il trattamento, dopodichè sono prelevati e depositati su speciali “provette” che verranno immerse in azoto liquido. II materiale biologico può essere conservato per un lungo periodo di tempo senza risentire in modo significativo dello stress termico.
La tecnica della vitrificazione, poichè non prevede l’uso di macchinari specifici, richiede una elevata abilità manuale da parte dello staff addetto all’esecuzione di tale metodica.
Autore prof.Aldo Franco De Rose
Specialista Andrologo e Urologo Genova
aldofdr@/ibero.it