La meningite si definisce come l’infiammazione delle leptomeningi, ovvero il sistema di membrane che, all’interno del cranio e del canale midollare, riveste e protegge l’encefalo ed il midollo spinale.
Nonostante l’introduzione di numerosi vaccini contro i principali patogeni responsabili di tale malattia e di efficaci terapie antibiotiche, la meningite batterica continua ad essere causa di elevata morbilità e mortalità in tutto il mondo. La sua incidenza precisa non è nota, ma ancora oggi la mortalità delle meningiti batteriche si aggira attorno a 1.200.000 morti per anno, con predilezione per i pazienti in età pediatrica, la cui mortalità si aggira attorno al 20-40%, con un rischio di sviluppare complicanze a lungo termine del 20%.
I principali patogeni causa di meningite batterica variano in base alle diverse fasce d’età, così come segue:
<1 mese: Streptococcus agalctiae, Escherichia coli, Listeria monocytogenes
<2 anni: Streptococcus pneumoniae, Neisseria meningitidis;
3-10 anni: Streptococcus pneumoniae, Neisseria meningitidis;
10-18 anni: Neisseria meningitidis, Streptococcus pneumoniae;
18-50 anni: Neisseria meningitidis, Streptococcus pneumoniae;
>50: Neisseria meningitidis, Streptococcus pneumoniae.
L’introduzione delle vaccinazioni contro l’Haemophilus influenzae di tipo b e contro lo Streptococcus pneumoniae ha determinato una riduzione di meningiti batteriche in tutte le fasce d’età.
SEGNI e SINTOMI CLINICI
La meningite acuta può avere due modalità di presentazione differenti: il primo che si sviluppa progressivamente in uno o più giorni e che può essere preceduto da rialzo termico; il secondo, invece, che presenta un decorso fulminante, con manifestazioni di sepsi e di meningite che si sviluppano dopo poche ore.
Le manifestazioni cliniche della meningite sono variabili ed aspecifiche, senza un segno tipico. La presentazione dipende da diversi fattori, tra cui il patogeno responsabile, la risposta dell’ospite all’infezione e l’età del paziente. La classica triade febbre, rigidità nucale e alterazione dello stato di coscienza è presente solo nel 44% degli adulti affetti da meningite, ed ancor meno nei pazienti pediatrici. Nei neonati e nei lattanti la diagnosi è ancor più complessa a causa di una clinica estremamente sfumata e variabile. La presenza di instabilità termica (febbre e ipotermia), irritabilità con pianto inconsolabile, torpore e pianto lamentoso, difficoltà nell’alimentazione, vomito, pallore in un bambino con meno di 2 anni di età deve far sospettare meningite. Solo il 30% dei lattanti presenta una fontanella bombata. Nei bambini più grandi il sintomo più frequente è la febbre, associata spesso a rigidità nucale, nausea e vomito, irritabilità, fotofobia, convulsioni, confusione e letargia.
I segni di irritazione meningea, che nella maggior parte dei casi sono evidenti al momento del ricovero di pazienti con meningite, non sono costantemente presenti. La rigidità nucale può infatti essere riscontrata tardivamente, soprattutto nei bambini. Tale manifestazione si presenta con l’incapacità di flettere il mento sul petto, con la limitazione nel movimento di flessione passiva del collo e con la positività dei segni di Kernig e Brudzinski.
Segno di Kernig: si evoca con il paziente supino con anca e ginocchio flessi a 90°, estendendo il ginocchio. Il segno è positivo se l’estensione del ginocchio è inferiore a 135°e/o se c’è la flessione del ginocchio controlaterale;
Segno di Brudzinski: si evoca con il paziente in posizione supina, flettendo passivamene il collo sul torace. Il segno è positivo se durante il movimento del collo il paziente flette gli arti inferiori;
Tra i segni neurologici è importante valutare:
Alterato livello di coscienza è direttamente correlato con la prognosi del paziente: se obnubilato, in stato semicomatoso o comatoso al momento dell’ingresso in reparto il paziente avrà un outcome peggiore rispetto a chi riferisce solo sonnolenza o letargia
Aumento della pressione intracranica (PIC): può manifestarsi con
diastasi delle suture craniche, fontanella bombata ed aumento della circonferenza cranica nei lattanti;
cefalea nei bambini più grandi;
paralisi dei nervi oculomotori;
papilledema che impiega diversi giorni prima di manifestarsi e che se presente dovrebbe indurre a valutare la presenza di empiema subdurale (versamento del rivestimento del cervello), ascesso cerebrale ed occlusione del seno venoso;
Convulsioni: possono presentarsi
all’esordio o entro le prime 48 h di ricovero: riscontrate nel 20-30% dei pazienti e tipicamente generalizzate;
oltre le 48 h di ricovero: spesso focali e possono indicare danno cerebrale;
Particolare attenzione va posta a eventuali manifestazioni cutanee. Porpora e petecchie possono infatti presentarsi con qualunque patogeno, ma sono più comunemente associate ad infezione da Neisseria meningitidis. In questo caso le lesioni sono più evidenti nelle regioni inguinale, ascellare ed alle estremità e possono essere precedute da un esantema maculo papulare.
TERAPIA
L’impostazione di una terapia antibiotica, nel sospetto di una meningite batterica, deve avvenire con estrema rapidità. In caso di agente patogeno non noto, la terapia antimicrobica deve essere intrapresa empiricamente seguendo l’epidemiologia della fascia d’età del paziente. Successivamente, in base ad eventuali positività agli esami colturali e alle condizioni cliniche del paziente, bisogna valutare eventuali modifiche terapeutiche.
Per quanto riguarda invece la terapia corticosteroidea sistemica, associata alla terapia antibiotica, non è raccomandata al di sotto dei 3 mesi di vita. Diversi studi hanno però evidenziato una riduzione della mortalità nei casi di meningite da Streptococcus pneumoniae, ma anche una minor incidenza nello sviluppo di sequele a breve termine e sordità nei paesi più sviluppati.
La terapia antibiotica profilattica è indicata in soggetti che sono entrati in stretto contatto con pazienti affetti da Neisseria meningitidis e/o Haemophilus Influentiae e dovrebbe essere somministrato il più presto possibile successivamente all’esposizione. Condizioni in cui è indicato effettuare chemiprofilassi sono le seguenti:
membri della famiglia, compagni di stanza, contatti intimi, contatti presso un centro di assistenza all’infanzia, giovani adulti esposti in dormitori, reclute militari esposti in centri di formazione;
viaggiatori che hanno avuto contatto diretto con le secrezioni respiratorie di un paziente indice o che erano seduti accanto a un paziente indice su un volo prolungato (durata del contatto ≥8 ore);
individui che sono stati esposti a secrezioni orali (ad esempio, bacio intimo, bocca a bocca, intubazione endotracheale o la gestione tubo endotracheale);
In caso di sospetta eziologia virale, nel sospetto di eziologia erpetica, vi è l’indicazione alla terapia con aciclovir endovena.
PREVENZIONE
Per quanto riguarda l’età pediatrica, in base al nuovo piano nazionale prevenzione vaccinale 2017-2019, i vaccini consigliati contro la meningite batterica in età pediatrica sono:
Vaccino contro Haemophilus influenzae tipo b : è solitamente effettuata, gratuitamente, insieme a quella antitetanica, antidifterica, antipertosse, antipolio e anti epatite B, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino (vaccino esavalente). Non sono necessari ulteriori richiami.
Vaccino contro Streptococcus pneumoniae (pneumococco): Simultaneamente alla vaccinazione con esavalente, ma in sede anatomica diversa, è raccomandata la somministrazione della prima dose del vaccino pneumococcico coniugato a 13 sierotipi (PCV13). Il vaccino polisaccaridico 23 valente, autorizzato a partire dall’età di 2 anni, attualmente integra la vaccinazione con PCV13 nei soggetti a rischio.
Vaccino coniugato contro meningococco C: a partire dal terzo mese di vita può essere somministrato il vaccino antimeningococco C. Il numero di dosi da somministrare è diverso a seconda dell’età del bambino in cui si inizia il ciclo vaccinale.
Vaccino coniugato tetravalente (A, C, W135, Y): contenente polisaccaridi capsulari di N. meningitidis coniugati a proteine altamente immunogene. Conferisce protezione nei confronti della meningite causata da 4 diversi sierogruppi di meningococco; viene consigliato nei bambini a partire dal primo anno di vita compiuto. In adolescenza è raccomandata una dose di richiamo;
Vaccino coniugato contro meningococco B: prevede schedule vaccinali differenti per numero di dosi, a seconda dell’età di inizio della vaccinazione. Per i bambini dai due ai cinque mesi è indicata una schedula a tre dosi più una dose di richiamo. Per i bambini dai 6 mesi ai 23 mesi l’immunizzazione primaria prevede due dosi con una dose di richiamo, mentre nei bambini dai 2 anni e negli adulti la schedula è anche di due dosi, ma non è stata stabilita la necessità di una dose di richiamo.
Alberto Villani, Presidente Società Italiana di Pediatria, Responsabile UOC Pediatria Generale e Malattie Infettive, Dipartimento Pediatrico Universitario, Ospedale Bambino Gesù, Roma
Elena Bozzola, UOC Pediatria Generale e Malattie Infettive, Dipartimento Pediatrico Universitario, Ospedale Bambino Gesù, Roma