articoli

LA SALUTE MATERNO-INFANTILE

La gravidanza è la principale causa di morte per le donne in età fertile nei Paesi in via di Sviluppo, nei quali si concentra il 99% dei decessi, spesso per problemi che in altre parti del mondo sarebbero facilmente curabili, quali emorragie, parti podalici e convulsioni. Ogni anno circa 16 milioni di adolescenti tra i 15 e i 19 anni partoriscono e le complicazioni al parto sono la prima causa di morte tra queste giovani ragazze nei Paesi in via di Sviluppo. 

Nonostante la salute durante la gravidanza e il parto siano il quinto Obiettivo del Millennio che nel 2000 189 Capi di Stato si sono impegnati a ridurre significativamente entro il 2015, ancora troppo poco e stato fatto: l’analfabetismo e i tabù locali rendono spesso difficile – se non impossibile – per una donna decidere quando diventare madre, evitare gravidanze troppo precoci o ravvicinate, rivolgersi con fiducia all’assistenza sanitaria – comunque spesso inadeguata – o raggiungere gli ospedali al momento del parto per mancanza di mezzi o infrastrutture.
Per arginare il problema è necessario assicurare controlli pre e post-natali per mamme e neonati diffondere un’educazione igienico-sanitaria, promuovere una cultura di prevenzione dei rischi legati a gravidanze troppo precoci e parti ravvicinati e garantire alle donne – e alle famiglie – di poter decidere della propria vita riproduttiva. Perchè nessuna donna debba ancora dare la vita rischiando la propria.
Marta Vida
Fondazione Pangea Onlus

GRANDI RISULTATI CO PICCOLI SFORZI
Fondazione pangea lavora da anni in paesi quali l’Argentina e l’India, in cui si registrano i tassi più alti di mortalità materno-infantile al mondo.
Con uno dei seguenti Regali Solidali, si può aiutare una mamma a partorire serenamente e a prevenire compicazioni a lei e al suo bambino.
20 euro per un CORSO IGIENE-SANITA’ E SALUTE RIPRODUTTIVA
50 euro per VISITE POST PARTO PER MAMMA E BEBE’
80 euro per CONTROLLI PRENATALI CON ECOGRAFIA
82 centesimi al giorno SOSTEGNO A DISTANZA DI UNA MAMMA per un anno
Fondazione Pangea Onlus tel 02 7332020
www.pangeaonlus.org/sostieniunamamma

PROBLEMATICA DELLA SALUTE MATERNO-INFANTILE
II problema:
536.000 donne muoiono ogni anno per complicazioni durante la gravidanza e il parto, il 99% delle quali nei Paesi in via di sviluppo.
Le cause principali
L’impossibilità da parte della donna di gestire la propria sfera sessuale e la propria vita riproduttiva, a causa di culture e tradizioni che la escludono dal sapere e dalla possibilità di decidere, è una delle cause principali della mortalità materna.
Oltre 200 milioni di donne nel mondo non fanno uso di sistemi di contraccezione adeguati, o perchè non ne conoscono l’esistenza, o perchè non ne hanno accesso, o perchè non hanno la libertà di poter scegliere di utilizzarli. Ciò viene favorito dall’analfabetismo, dalla mancanza di conoscenza dei propri diritti e dall’ignoranza delle nozioni di base relative alla propria salute, all’igiene e la salute riproduttiva.
L’analfabetismo e i tabù locali non favoriscono le buone pratiche del sottoporsi a visite durante la gravidanza o del recarsi presso strutture ospedaliere per il parto.
Inoltre le tradizioni locali, come l’obbligo a matrimoni precoci o le violenze subite, determinano spesso gravidanze in età troppo giovane o troppo ravvicinate tra loro, rendendo più difficile e rischioso partorire.
Ogni anno circa 16 milioni di adolescenti tra i 15 e i 19 anni partoriscono.
Le complicazioni al parto sono la prima causa di morte tra queste giovani ragazze nei Paesi in via di Sviluppo.
Circa il 50% delle donne al mondo partorisce da sola o assistita da persone non esperte.
Nei Paesi in via di sviluppo c’è una grave carenza di personale sanitario specializzato, specialmente di ostetriche, e di strutture sanitarie e attrezzature adeguate per dare la corretta assistenza durante la
gravidanza, nel delicato momento del parto e nel periodo post parto. Peggiorata dall’inacessibilità a fonti di acqua e/o di acqua potabile, dalla mancanza di igiene personale e dell’ambiente circostante.
Le soluzioni
Garantire l’accesso a un’assistenza sanitaria di qualità durante la gravidanza e il parto:
• Cure prenatali.
• Cure post parte per mamma e neonato.
• Presenza di personale preparato durante il parto e di ostetriche in caso di emergenza.
Accesso alla pianificazione familiare
• Consulenza per aiutare le coppie a compiere scelte consapevoli in tema di pianificazione familiare.
• Servizi di prevenzione e ritardo della gravidanza.
Accesso a metodi contraccettivi
• Possibilità di abortire in maniera sicura, quando l’aborto e legale. (Ogni anno circa 20 milioni di aborti avvengono in situazioni che mettono a rischio la salute delle donne).
• Aumento dell’istruzione tra le femmine: se in possesso di nozioni sulla salute riproduttiva, la sessualità, e la prevenzione della trasmissione HIV/AIDS le donne sono in grado di prendere decisioni consapevoli in merito.

FONDAZIONE PANGEA ONLUS
La Fondazione Pangea Onlus è un’organizzazione non profit che dal 2002 lavora per favorire condizioni di sviluppo economico e sociale delle Donne e delle laro famiglie attraverso strumenti quali: l’istruzione, l’educazione ai diritti umani, la formazione professionale, l’educazione igienico-sanitaria e alla salute riproduttiva e la micro finanza, per la creazione di attività generatrici di reddito.

Pangea opera in collaborazione con associazioni e gruppi locali di donne che condividono la volontà di un’azione efficace che renda le donne protagoniste del loro stesso percorso di riscatto economico e sociale e che favorisca la loro partecipazione attiva allo sviluppo della comunità di appartenenza e dell’intero Paese.

Perchè:

Una Donna è una moltiplicatrice di benessere nella società in cui vive,
è il nodo di una rete sociale e di solidarietà.
Troppo spesso, però, essere Donna
significa essere vittima di situazioni politiche instabili, di precetti religiosi e di pregiudizi sociali.
Troppo spesso, essere Donna significa essere privata dei propri diritti.
Per questo noi della Fondazione Pangea Onlus vogliamo essere solidali con le Donne,
per individuare e denunciare ogni tipo di violazione dei loro Diritti in tutti quei Paesi che
presentano situazioni radicate di disagio e povertà.
Ma Pangea non è solo DENUNCIA. E soprattutto AZIONE.
Perchè e importante aiutare ogni Donna
a costruire una vita ricca di certezze e di speranze per se stessa e per la comunità in cui vive.
Perchè una Donna può diventare una moltiplicatrice di Pace.

Attualmente Pangea è impegnata in Afghanistan, India, Nepal, Repubblica Democratica del Congo, Sudafrica e da marzo 2008 in Italia con un progetto che mira a sostenere il percorso di uscita dalla violenza delle donne che si rivolgono a cinque centri antiviolenza.

MENAYE DONKOR INDOSSA IL NODO PANGEA
Per contribuire al lavoro di Pangea viene proposto il NODO, simbolo del rifiuto e della sdegno per la violenza molte donne hanno subito durante la propria vita, sotto forma di ciondolo o di anello. II Nodo, richiedibile a Pangea (www.pangeaonlus.org) a fronte di una donazione minima di 12 Euro (10 euro +2 di spese di spedizione), diventa così segno di una solidarietà concreta alla risoluzione del problema della violenza di genere . Anche Menaye Donkor, modella ed ex Miss Universo Ghana, da sempre molto sensibile ai diritti delle donne, sostiene Fondazione Pangea nel creare strumenti di empowerment femminile, indossando il Nodo Pangea. Menaye Donkor, nasce a Toronto il 20 marzo del 1981.
Nel 2004 viene eletta Miss Universo Ghana e si laurea a pieni voti in Marketing presso la York University di Toronto.
Nel 2005 fonda un’associazione “Menaye Charity Org”, che aiuta i bambini orfani e i piccoli malati di Aids e successivamente una scuola nella sua città di origine, Agona Asafo.
Menaye desidera continuare a occuparsi di progetti di solidarietà in Ghana e sogna di dar vita a una società che si occupi di formare e sostenere giovani imprenditrici.
Da circa tre anni è legata al centro­campista dell’Inter, Sulley Muntari, con cui vive a Milano.

Pubblicazione giugno 2010

IMPOTENZA E GASTROENTEROLOGIA

Il paziente con problemi di impotenza si rivolge quindi più spesso all’urologo-andrologo o agli specialisti in sessuologia clinica che, attraverso una accurata indagine anamnestica, una visita completa, e gli opportuni accertamenti, ricercano i segni suggestivi di patologie dell’apparato genitourinario, della sfera psico-sessuale ma anche di altri apparati distanti allo scopo di impostare il programma terapeutico più appropriato. 

Possono emergere così alterazioni o segni di una malattia sistemica (diabete mellito, ipertensione arteriosa, malattie vascolari, alterazioni endocrinologiche complesse) o di organi ed apparati apparentemente non strettamente collegati con la sfera sessuale quali l’ apparato digerente ed il fegato, fino ad allora ignoti al paziente e di cui si rende necessario stabilire la precisa responsabilità nel determinare il disturbo oggetto delle indagini.
E per quanto concerne i disturbi riferibili alla patologia dell’ apparato digerente, del fegato e del pancreas, tipicamente di competenza dello specialista gastroenterologo, va tenuto presente che questa è molto frequente e figura, nelle statistiche, tra le principali cause di morte e di inabilità potendo costituire perciò, nel paziente affetto da impotenza, un reperto solo “occasionale”.
Infatti i dati epidemiologici indicano che il 7% della popolazione “sana” accusa rigurgiti acidi (sintomo tipico della malattia da reflusso gastroesofageo) tutti i giorni, ed il l5 % almeno una volta al mese; dal48 al 79% delle donne in gravidanza presenta questo disturbo. Circa il 25-30% della popolazione soffre di “cattiva digestione” (dispepsia) per periodi prolungati nell’arco della propria vita ed il 10% dell’umanità sofrirà durante la propria esistenza di ulcera. Fino al 50% ed oltre dei soggetti che vivono nei paesi industrializzati è portatore dell’Helicobacter Pilori, che viene attualmente considerato uno dei principali fattori di rischio per la gastrite cronica, l’ulcera duodenale e forse per le neoplasie dello stomaco. Almeno il 2% soffre di stitichezza cronica severa ed il 14% delle donne soffre di “colite spastica”.
L’elenco potrebbe continuare, con dati che lascerebbero sicuramente stupiti molti Poiché la frequenza della patologia gastroenterologica è così elevata, l’associazione con patologie o fenomeni a prima vista non collegati, come l’ impotenza maschile, è possibile e può essere del tutto casuale, ma comunque “degna” di attenzione e di approfondimenti. D’ altra parte malattie internistiche che non interessano primitivamente l’ apparato gastro-enterico, o neurologiche in grado di provocare secondariamente impotenza maschile (il diabete, le lesioni dell’ encefalo e del midollo spinale), possono comprendere, tra i loro sintomi, disturbi riferibili al tubO digerente (nausea, vomito, disturbi dell’ alvo e dei meccanismi dell’ evacuazione, ecc) di cui si rende necessario un corretto inquadramento.
Inoltre è noto il ruolo svolto dallo stress e dai fattori psicologici nella patologia del tubo digerente: gli stessi elementi possono costituire lo sfondo e la causa comune dei disturbi digestivi e dell’impotenza.
Spesso, infine, poiché la patologia dell’apparato digerente ha un andamento cronico, con periodi di remissione e di riacutizzazione, oppure un andamento progressivo ed invalidante, non è infrequente che, per il deterioramento delle condizioni generali, o per l’innesco di serie problematiche neuropsichiatriche (ansia, depressione ecc) il paziente gastroenterologico subisca interferenze di tipo aspecifico con funzioni diverse da quelle digestive, comprese quelle della sfera sessuale e riproduttiva, che, nel maschio, possono comprendere la perdita di libido o l’impotenza.
Fin qui si è detto delle associazioni casuali tra la patologia dell’apparato digerente e la sfera sessuale. Ma è anche possibile che il disturbo sessuale o riproduttivo sia effettivamente secondario ad una malattia dell’apparato digerente.
Ciò si può verificare per interferenze con i processi di digestione e assorbimento dei precursori delle sostanze ormonali deputate al mantenimento delle funzioni sessuali, peralterazioni del loro metabolismo nel fegato, o per la difettosa sintesi epatica delle proteine vettrici degli ormoni sessuali nel circolo ematico, o per effetti secondari di terapie farmacologiche o chirurgiche di malattie gastroenteriche, o per lesioni che anatomicamente si estendono dall’ apparato digerente agli organi genitali attigui.
La consulenza gastroenterologica risulta quindi, a volte, indispensabile per la corretta gestione di problematiche sia della sfera riproduttiva femminile (disturbi gastroenterici collegati con il ciclo mestruale, epatopatie coincidenti o esclusive della gravidanza. diagnosi e trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali in gravidanza. infertilità nel corso di patologie croniche epatiche e gastrointestinali) che di quella maschile (impotenza e infertilità nel corso di epatopatie croniche e di malattie del tubO digerente).
E’ noto da molto tempo che i soggetti affetti da grave insufficienza epatica secondaria alla cirrosi alcolica e all’ emocromatosi, ed i soggetti dediti all’abuso di alcool pur in assenza di significative lesioni epatiche, presentano un complesso di alterazioni ormonali dell’ asse ipotalamo- ipfisi- gonadi che provocano, nei maschi, ginecomastia (aumento di volume delle ghiandole mammarie), ipotrofia testicolare, alterazioni della spermiogenesi, riduzione della libido e impotenza. Tali alterazioni possono essere presenti fino nel 70-80% dei pazienti con epatopatia cronica alcolica.
I segni clinici che possono far sospettare la presenza di una patologia epatica correlata all’ abuso di alcool sono il colorito itterico (giallo) della cute, delle mucose, degli occhi e delle urine, il prurito generalizzato con le conseguenti lesioni da grattamento, l’ eritema palmare (arrossamento del palma delle mani), la presenza di ectasie capillari cutanee prevalenti al volto ed al tronco (spider naevi), la tendenza al facile sanguinamento gengivale e cutaneo anche spontaneo (ematomi ed ecchimosi spontanee o per traumi di lievi entità con manifestazioni che vanno sotto il nome di porpora), le alterazioni degli annessi cutanei (unghie, peli), la riduzione del pannicolo adiposo e delle masse muscolari, l’ aumento di volume e di consistenza del fegato e della milza, il versamento di liquido nella cavità peritoneale (ascite) e la ritenzione idrica delle estremità.
In presenza di questi segni alcuni tests principali di laboratorio possono confermare il sospetto di epatopatia e precisarne la causa (determinazione del volume eritrocitario, conta delle piastrine, transaminasi sieriche, gamma GT – tipicamente alterate anche negli stadi iniziali dell’ epatopatia alcoolica -fosfatasi alcalina, bilirubina totale e frazionata, elettroforesi delle proteine seriche, test della coagulazione, determinazione del ferro, della transferrina satura e della ferritina, marcatori virali delle epatiti B e C, dosaggio di alfa-1-antitripsina, cupremia, ceruloplasmina e degli autoanticorpi-antinucleo, -antimitocondrio, -antimuscolo liscio antiantigene comune fegatorene – dosaggio di alfa feto proteina).
L’ ecotomografia addominale, l’ eco-doppler del fegato, ed eventualmente la biopsia epatica possono confermare ulteriormente la diagnosi e fornire preziose informazioni anche prognostiche. Confermata la diagnosi esistono possibilità terapeutiche la cui discussione esula gli scopi di questa trattazione, in grado di migliorare la prognosi e la qualità di vita del paziente.
I pazienti affetti da morbo celiaco o da altre sindromi di malassorbimento (patologie di natura complessa con alterazioni dell’ epitelio assorbente intestinale) possono manifestare disturbi della sfera riproduttiva (amenorrea e infertilità nella femmina, impotenza e infertilità nel maschio), sia per gli effetti della grave denutrizione, sia per probabili alterazioni, secondarie alla malattia stessa, dell’asse ormonale ipotalamo-ipofisi-gonadi. Il morbo di Crohn (malattia infiammatoria cronica intestinale che può colpire segmenti del tenue o del colon o di entrambi e che provoca diarrea, occlusioni intestinali, sanguinamenti dal retto, febbre, dolori addominali, calo di peso, e manifestazioni extra intestinali), può complicarsi con lesioni perianali e pelviche che possono provocare disturbi della sfera genitale sia nella femmina che nel maschio (impotenza per lesione delle strutture nervose preposte all’erezione).
Anche le amputazioni chirurgiche del retto, ed in generale gli interventi della pelvi possono interessare le strutture nervose deputate alle funzioni sessuali e possono comportare problemi psicologici (dovuti al confezionamento di ano artificiale) al compimento dell’ atto sessuale. Talvolta anche alcuni farmaci utilizzati nel trattamento di affezioni dell’apparato digerente e del fegato possono provocare, nel maschio, impotenza o riduzione della libido. Disturbi di questo tipo sono stati meriti in soggetti che assumevano farmaci antiulcera (anti-H2 secretori), antidispeptici (domperidone, metodopramide, levosulpiride), diuretici (spironolattone), interferone (in conseguenza degli effetti depressivi del tono dell’umore).
Reciprocamente, i farmaci eventualmente utilizzati per il trattamento di forme organiche (terapie ormonali a base di androgeni) o funzionali (neurolettici ed antidepressivi) di impotenza maschile possono provocare significativi effetti secondari a carico del fegato, rendendo necessario un monitoraggio laboratoristico (test di funzionalità epatica) e strumentale (ecotomografia dell’addome superiore) durante il loro impiego. Si può concludere affermando che, nel corso delle indagini e degli accertamenti cui viene sottoposto il paziente con problemi di impotenza, è opportuno ricercare anche i segni di una possibile associazione con malattie gastroenterologiche, non sottovalutando la possibilità che il paziente possa giovarsi, per la soluzione del suo problema di impotenza di una corretta gestione terapeutica della concomitante affezione gastroenterica od epatica.
E’ da tener presente infine, che la prevenzione delle complicanze delle malattie gastroenterologiche passate in rassegna, possa ridurre il rischio in questi soggetti di soffrire di disturbi come l’impotenza.

Ettore Vallarino -gastroenterologo
pubblicazione del 1996

LA STIPSI, UN PROBLEMA SEMPRE PIU’ COMUNE

La definizione stessa di stipsi é difficile, in quanto l’evacuazione é un atto fisiologico complesso, con standard diversi a seconda delle zone geografiche e delle abitudini dietetiche, influenzata dall’ambiente familiare e sociale. Inoltre spesso non é facile, per il paziente, valutare il suo funzionamento intestinale, né, per il medico, interpretarlo correttamente. La defecazione va infatti inquadrata in base alla frequenza, completezza, difficoltà e ricorso a lassativi; vanno inoltre considerati forma, peso e consistenza delle feci. In generale, in soggetti sani, nel mondo occidentale, si ritiene che la frequenza media sta compresa tra 3 evacuazioni/die e 3 evacuazioni/settimana. La stipsi é un fenomeno universale, ampiamente variabile per aree geografiche, dieta, fattori socio-economici, età, sesso, farmaci. E’ un problema molto diffuso, che interessa dal 2 al 20% della popolazione generale. Spesso questi soggetti non interpellano il medico e ricorrono preferibilmente ad automedicazioni con un consumo elevatissimo di lassativi, con costi e rischi talora elevati. Il colon, deputato principalmente all’assorbimento di acqua e sali ed alla propulsione del contenuto intestinale, ha una propria attività motoria, controllata in via nervosa, neuroendocrina e ormonale, estremamente variabile (pasti, sonno, emozioni, età, attività fisica). Il retto é invece deputato al deposito delle feci e alla loro espulsione con l’atto della defecazione, in cui intervengono recettori e riflessi nervosi, sistemi sfinterici e muscolari. La stipsi pertanto può dipendere da un rallentato transito del colon, da un alterato meccanismo evacuatorio anorettale o dalla combinazione di entrambi i fattori. L’inquadramento clinico della stipsi presuppone, da parte del medico, un’attenta anamnesi ed una visita accurata, eventuali esami strumentali, per escludere patologie organiche (ecografia, clisma doppio contrasto, colonscopia) vanno riservati a soggetti con sintomi di allarme (perdita di peso, proctoraggie ecc…). In assenza di sintomi di allarme é inizialmente giustificato un periodo di prova con apporto di acqua e fibre in quantità adeguata, correzione di stili di vita non corretti, rassicurazione. In caso di fallimento si consigliano indagini funzionali (tempo di transito del colon, defecografia, manometria ano-rettale…), anche per orientare meglio la terapia che oltre alle suddette norme generali, prevede l’uso di lassativi “fisiologici” come fibre artificiali, lattulosio, procinetici, soluzioni idroelettrolitiche bilanciate. Lassativi più energici e clisteri vanno riservati a situazioni particolari e comunque usati con moderazione. I programmi terapeutici vanno in ogni caso personalizzati e monitorati periodicamente dal curante. Esistono infine tecniche e terapie chirurgiche da utilizzare esclusivamente in casi selezionati.
Paolo MICHETTI Dirigente 2° livello
U.O. Gastroenterologia
Servizio Endoscopia Digestiva E.O
Ospedale Galliera

ALTHEA

Fiori: rosei 

Foglie: digitate ricche di mucillagine
Droga: radici, foglie, fiori
Raccolta: le radici si raccolgono in settembre-ottobre e si utilizzano solo le radici centrali eliminando quelle secondarie.
Principi attivi: mucillagine, asparagina.
Proprietà: emolliente, bechico, disinfiammante.

Uso interno:
Infuso: foglie e fiori (un cucchiaio in una tazza da the, spegnere al primo bollore e lasciare riposare per 10 minuti) per tossi, bronchiti, cistiti, irritazioni gastriche.

Uso esterno:
Decotto: 20 g di radice in 200 cc di acqua bollente (bollire 10 minuti) per gargarismi, lavande ed irrigazioni vaginali ascessi.
Radice: tale e quale viene data ai bambini da masticare per facilitare la dentizione.

IL MIELE: ALIMENTO E MEDICAMENTO

Il miele ha sugli altri alimenti il vantaggio di offrire tutta una varietà di sapori e di essere fra tutti il più puro: infatti ha una tale concentrazione di sostanze zuccherine che i batteri non vi possono vivere più di un’ora o due.

Si narra, ad esempio, che in una tomba egizia fu trovato miele di 3000 anni; il tempo lo aveva reso più scuro e più denso, ma era ancora puro e commestibile. Analizzato chimicamente il miele risulta composto di:
-vitamine
-sali minerali
-enzimi
-glucosio 31,28%
-fruttosio 38,29%
-acqua 17,20%
-polisaccaridi 10,12%
-sostanze vitali 3,21%
Il miele viene posto in commercio con classificazioni merceologiche derivate dal luogo di origine di per sè già sufficienti a distinguere i tipi pregiati da quelli di minore valore; infatti, i caratteri organolettici che sono piuttosto costanti in relazione all’origine del prodotto, possono essere facilmente controllati. La frode commerciale può naturalmente adulterare anche questo prodotto di per se stesso incontaminato e genuino, ma non vi è frode che non venga subito denunciata dal miele stesso: se diluito con acqua il miele fermenta (in caso si può correre ai ripari portandolo ad ebollizione a bagnomaria ed asportando via via la schiuma accumulata); se falsificato con sostanze aggiuntive, quando viene riscaldato, si fonde depositando scorie. La sua colorazione è variabile così come il sapore e l’aroma. Tali caratteri derivano dalle differenti fioriture stagionalmente bottinate; si hanno così mieli di castagno (di colore bruno scuro), di acacia (limpido e chiaro), di millefiori (ambrato), di timo (dorato), di brughiera (scuro). Vi è inoltre un tipo di miele dal gusto meno gradito al palato, usato in grande quantità dai fornai e dai pasticceri perché una volta cotto, perde il sapore sgradevole senza diminuire il suo valore nutritivo, mentre contribuisce a mantenere morbida la pasta cotta nel forno. Altri tipi scadenti di mieli vengono usati nelle manifatture di tabacchi per profumare, inumidire, e conciare il tabacco. Anche nella farmacopea italiana il miele ha trovato impiego ufficiale sia per la preparazione di sciroppi, sia per quella di milliti, ossia le soluzioni di miele che servono ad inglobare sostanze medicamentose. Anche per i più scettici i benefici sono innegabili: l’azione decongestionante e fluidificante delle secrezioni mucose sulle prime vie aeree; quella energetica, che si esplica sia a livello muscolare che cerebrale per il suo alto contenuto di fruttosio e fosfato; l’attività disintossicante a livello epatico unita alla facile digeribilità anche per individui in precaria condizione di salute, ne fanno un alimento con caratteristiche del tutto peculiari.

Scritto nel Marzo 1982

EUCALIPTO

Il fiore é singolare: il calice é allargato a formare una coppa chiusa da coperchietto che si stacca al momento della fioritura; i petali mancano mentre gli stami sono assai numerosi. Il frutto é una capsula con semi numerosi e molto piccoli. 

I principi attivi sono contenuti nelle foglie che a tale scopo si essicano all’ombra e si conservano in recipienti di vetro o porcellana e sono: olio essenziale (cineolo, pinene, canfene, globulolo, eucazulene).
L’eucalipto viene utilizzato da lungo tempo in preparazioni atte a risolvere infiammazionidell’apparato respiratorio, urogenitale ed intestinale.
Per uso interno si fa infuso con 2 g in 100 ml di acqua.
Per uso esterno 6 g in 100 cc d’acqua hanno il potere di disinfettare la pelle e di lenire le ustioni.
Un ottimo effetto deodorante si ottiene mettendo nell’acqua calda del bagno una manciata di foglie di eucalipto.

ACHILLEA

Fiori: alcuni provvisti di ligula bianca (circa 10) formano corona attorno ad altri fiorellini senza ligula originando il capolino: più capolini si riuniscono in infiorescenza (corimbo) di colore biancastro o leggermente rosa che origina all’apice del fusto. 

Principi Attivi: olio essenziale, sostanze amare utilizzate soprattutto nell’industria dei liquori.
Proprietà: stimola la secrezione dei succhi gastrici, favorendo la digestione. Talora è utilizzato come correttore del gusto di tisane. Ha inoltre proprietà antiacide, antiemorragiche, astringenti, cicatrizzanti.
Droga: foglie e sommità fiorite che si raccolgono da giugno (le foglie) per tutto il tempo della fioritura (le sommità in luglio e agosto) e vengono essiccate in luogo fresco ed arieggiato. Per la conservazione è bene usare barattoli di vetro.
Uso Interno:
Aperitivo digestivo.
Infuso: 1 cucchiaio in mezza tazza d’acqua. Si assuma due volte al giorno prima dei pasti.
Tintura: 20gtt. dopo i pasti.
Tintura vinosa: 2 cucchiaini in 100g. di vino bianco, si lascia macerare per 10 giorni. Se ne assume un bicchierino prima o dopo i pasti.

Uso Esterno:
Macerato a caldo in un litro d’acqua bollente vengono posti 20g. di foglie. Appena divenuto tiepido si filtra ed il liquido viene utilizzato per impacchi o lavaggi antiemorroidari.
Cataplasma: foglie e fiori freschi pestati in mortaio possono essere posti sul seno in caso di ragadi.

BARDANA

Foglie: margine interno ondulato, lamina triangolare, faccia inferiore di colore bianco cenere

Fiori: di color porpora riuniti in capolini a loro volta raccolti in infiorescenze formate da corimbi all’apice dei rami.
Frutti: acheni bruni con macchie nere recanti un pappo a setola corta.
Principi attivi: olio essenzile, mucillagini, fitosteroli, ac. clorogenico.
Proprietà: diuretica,depurativa, epatocinetica, antiacne, antisettica.
Raccolta: rizoma e radici nell’autunno del primo anno di vegetazione o nella primavera del secondo; vengono poi essiccati al sole e conservati in recipienti di vetro. Le foglie si raccolgono in maggio-luglio (prima della fioritura), si essiccano all’ombra e si conservano in sacchetti di tela o carta.

Uso interno:
Infuso: 1 cucchiaio di erba in 150 g di acqua. Se ne assumono due tazze al giorno.
Tintura vinosa: 4 g di radice in 100 g di vino bianco a macerare per 5 giorni. si assuma a bicchierini.

Uso esterno:
Decotto: 2 cucchiai in 250 g di acqua si bolla per 10 minuti; si usa tiepido per lavaggi.
Succo: da foglie fresche per frizioni giornaliere per capelli grassi.

BIANCOSPINO

Ambiente: boschi della penisola e in Sicila fino a 1600 m.

Pianta: arbusto alto 2-4 m con corteccia giallo-grigiastra chiara e liscia da giovane, bruna e screpolata quando inizia l’ invecchiamento. Può raggiungere anche i 500 anni, ha legno molto duro e spine molto lunghe.
Proprietà: antispasmodico astringente, diuretico, sedativo, ipotensivo, vasodilatatore.
Principi attivi: pigmenti flavonici, derivati terpenici, istamina, tannino, Vitamica C.
Storia: gli uomini prestorici si cibavano dei frutti del biancospino e ne hanno lasciato traccia negli insediamenti lacustri.
Insonnia: Infuso di 1 g di biancospino in 100 g di acqua. Si possono assumere 1-2 tazze al giorno prima di coricarsi.
Diarrea e Ritenzione urinaria: Decotto di 2 g di biancospino in 100 g di acqua. Se ne asuumono due tazze al giorno.
Colluttorio: Decotto di biancospino utilizzato sotto forma di sciacqui o gargarismi.
Tintura Antispasmodica: 10 g biancospino tintura , 10 g passiflora tintura; 30 gg 3 volte al giorno.
Tintura Antispasmodica forte: 15 g biancospino tintura, 10 g passiflora tintura, 10 g valeriana tintura;30 gtt 2 volte al giorno.
Vino sedativo: porre 100 g di vischio e 50 g di biancospino in un litro di vino bianco a macerare per una settimana. Assumere un bicchierino prima dei pasti.

EUFRASIA

fiori sono riuniti in una infliorescenza a racemo e sono inseriti all’ascella di brattee della stessa forma delle foglie. Essi sono bianchi o violetto chiaro con la fauce soffusa di rosa e macchiata di giallo. 

Il frutto é una piccola capsula allungata contenente molti semi.
Cresce nella zona mediterranea e nella zona alpina di tutta Italia.
principi attivi sono tannini e aucuboside
Antiche credenze attribuiscono all’Eufrasia proprietà benefiche atte a rafforzare l’acutezza della vista e a correggere la miopia.
Noi la riteniamo un ottimo decongestionante palpebrale, utile a lenire le congiuntiviti infettive ed attenuare le irritazioni dovute alla troppa esposizione a luce intensa e a lampade.
Ha anche efficacia come decongestionante mediante aerosol per la cura dei raffreddori.
Per uso interno (infuso di 2 g in 100 cc d’acqua) stimola l’appettito ed i processi digestivi.