admin

ALIMENTAZIONE & CANCRO INFRORMAZIONI UTILI

Venerdì 30 Luglio 2010 14:52
Elementi traccia. Sono gli oligoelementi presenti in minime quantità nel nostro organismo: zinco, rame, selenio. Agiscono come cofattori. Sono indispensabili ai cosiddetti enzimi spazzino (scavengers). II termine scientifico corretto di questi enzimi è superossidodismutasi: degradano, rendendoli innocui, i superossidi.
Acido ascorbico. La vitamina C esercita un’azione diretta contro le nitrosamine. Cancerogeni derivati dai nitrati alimentari e salivari.
Tocoferoli. Carotenoidi. La vitamina E e la vitamina A, fungono da stabilizzatori di membrana. Difendono la fluidità della membrana esterna cellulare ed i processi di duplicazione.
Dati epidemiologici. Si ritiene che il 35 % di tutte le cause di cancro sia connesso all’alimentazione.
I motivi principali sono tre:
abusi alimentari (grassi, alcol, eccesso calorico),
introduzione di cancerogeni,
carenza di fattori di protezione.
Carenze. La carenza di vitamina C, vitamina E, selenio, zinco, rame, riduce la capacità del nostro organismo di difendersi da tossici, radiazioni, invecchiamento cellulare, dall’insieme cioè di insulti cronici alla membrana
ed alle strutture cellulari che col tempo possono portare alla degenerazione tumorale.
Numerose indagini hanno dimostrato come la carenza di questi fattori sia collegata a maggiore incidenza di cancro. Uno studio spesso citato è quello che segnala come i fumatori che si nutrono con sufficienti apporti di vitamina A e di vitamina C vengano colpiti con minore frequenza dal cancro al polmone rispetto ai fumatori che non coprono i fabbisogni di queste vitamine.
Fibre. La carenza di fibre è in relazione ad una maggiore incidenza di tumori al colon retto. Il meccanismo sotteso è una permanenza più prolungata delle feci nell’intestino associata a ridotta diluizione degli eventuali cancerogeni e tossici introdotti.
Cancerogeni. I cancerogeni derivati da alcuni metodi di cottura (abbrustolimento, fritture ripetute) e dal fumo di sigaretta, gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), danno origine, nel corso della loro trasformazione ossidativa, a cancerogeni più potenti di quelli originari. Spesso in realtà sono procancerogeni che si trasformano in cancerogeni veri tramite il metabolismo ossidativo.
Le sostanze esterne (farmaci, inquinanti), a cui il nostro organismo viene a contatto, vengono trasformate tramite due vie principali, la via coniugativa che le degrada senza produzione di sostanze intermedie dannose, e la via ossidativa che al contrario dà origine a metaboliti intermedi reattivi (superossidi) spesso tossici o cancerogeni.
Gli oligoelementi selenio, zinco, rame, agiscono come cofattore degli enzimi che disattivano i radicali liberi.
Si tratta di enzimi spazzino (scavengers) che neutralizzano i prodotti, chiamati superossidi, del metabolismo ossidativo.
Abusi. II principale organo preposto al metabolismo coniugativo ed ossidativo e il fegato. Esistono situazioni in cui nel nostro organismo si verifica uno sbilanciamento a favore del metabolismo ossidativo. Si tratta di tutti quegli eventi in cui il fegato è sottoposto a sovraccarico: abuso di farmaci, abuso d’alcol, patologie (epatite, cirrosi). In questi casi le sostanze potenzialmente cancerogene (procancerogeni) vengono trasformate in cancerogeni in maggior quantità e gli stessi cancerogeni danno origine a metaboliti intermedi più dannosi della sostanza d’origine. Le associazioni pericolose al riguardo sono fumo di sigaretta/alcol ed estrogeni/alcol.
L’abuso d’alcol e connesso ai tumori del cavo orale, esofago, stomaco e fegato; l’eccesso di birra ai tumori del retto; l’eccesso di grassi al tumore della prostata e del seno; ‘abuso I di cibi affumicati ai tumori dello stomaco; il consumo di carni abbrustolite ai tumori del colon.
Aflatossina. Uno dei cancerogeni più potenti e l’aflatossina, si tratta di un tossico prodotto da alcuni miceti (muffe) che possono contaminare i cibi, in particolare granaglie, frutta secca, vegetali. Gli alimenti che sono stati intaccati da muffe sono da ritenere potenzialmente portatori di afla tossine.
La cattiva conservazione dei cibi (muffe ed iniziali macerazioni) può essere veicolo di due cancerogeni: aflatossine e nitrosamine. La diminuzione dell’incidenza del cancro della stomaco rispetto agli anni ’50 e legeta non solo all’avvento di nuove risorse farmacologiche, ma soprattutto alla migliore conservazione dei cibi.
Nitrati. Sono sostanze azotate presenti in natura od aggiunte come corservanti a numerosi cibi. Danno origine tramite metabolismo ossidativo alle nitrosamine, sostanze cancerogene che provocano il tumore dello stomaco. Gli alimenti affumicati, marinati, sottoposti a salagione, lasciati macerare in carpione e sottoaceto danno origine ad alti tassi di nitrosamine. Un apporto quotidiano di acido ascorbico neutralizza sul nascere le nitrosamine con reazione chimica diretta.

Prevenzione. Un’alimentazione varia e non ripetitiva è la prima difesa. Riduzione dell’apporto di grassi al 30% delle calorie giornaliere; introduzione di derivati dei cereali possibilmente integrali o in alternativa sufficienti quantità di verdura e legumi. Scegliere la frutta e gli ortaggi in modo che siano ricchi portatori di vitamina A (vegetali dai colori vivaci o molto scuri) e di vitamina C (agrumi, kiwi, banane, cavoli). Tra tutti i vegetali le crocifere (cavoli, verze, broccoli) hanno i maggiori effetti protettivi perchè contengono sostanze che stimolano da parte della mucosa intestinale la produzione di enzimi che disattivano numerosi cancerogeni derivati dagli IPA. Ridurre al minimo il consumo di alcol e di cibi affumicati, fritti, cotti ad alte temperature. Integrazioni vitaminiche. E bene adottarle col consiglio del medico. L’autoprescrizione può essere dannosa. Negli Stati Uniti, infatti, negli anni ’70, una volta passata la notizia sui media riguardo all’effetto protettivo dellla vitamina A nei confronti del cancro, c’e stata una vera e propria corsa all’autoprescrizionecon numerosi casi di intossicazioni ed alcuni decessi per epatite tossica.

Indice ORAC. Si tratta di una tabella che classifica la capacità posseduta dai vegetali di assorbire i radicali liberi. Frutta e verdura vengono classificati in tre grandi categorie a seconda del loro potere antiossidante. L’indice ORAC permette di unificare buona parte delle nozioni sui poteri protettivi alimentari nei confronti del cancro.

Per saperne di più:
A. Colli, Le calorie, dove, come, quante, Tecniche Nuove 2007

http://www.sinu.it/pubblicazioni.asp

www.dietapuerari.it

POTERE ANTIOSSIDANTE (lNDICE ORAC)
L’indice ORAC classlflca il potere antiossidante dei vegetall (oxigen radical absorbance capacity).
Ill livello consigliato d’assunzione è 5000 unità ORAC al giorno. A seconda del potere antiossidante i vegetali sono statl suddivisi tre gruppi .
100 – 400

  • Pomodori
  • Albicocche
  • Vino rosso
  • Spinaci crudi
  • Melone
  • Pera, banana
  • Pesca
  • Mela
  • Melazana
  • Uva bianca
  • Cipolla
  • Uvetta nera
  • Cavolfiore cotto
  • Fagiolini cotti
  • Kiwi
n. 1
n. 3
n. 1 calice
n. 1 piatto
n. 3 fette
n. 1
n. 1
n. 1
n. 1
n. 1
n. 1 grappolo
n. 1
n. 1 cucchiaio
n. 1 tazza
n. 1 tazza
n. 1
500 -1200

  • Peperone, uva nera
  • Avocado, patata arrosto
  • Susina
  • Arancia
  • Succo d’arancia
  • Polpelmo rosa
  • Succo di pompelmo

n. 1, grappolino
n. 1
n. 1
n. 1
n. 1 bicchiere
n. 1
n. 1 bicchiere

Oltre1300

  • Cavoli di Bruxelles cotti
  • Prugne secche
  • More
  • Barbabietola cotta
  • Spinaci, Cavolo verde cotti
  • Mirtilli
  • Succo uva nera

n. 1 tazza
n. 3
n. 1 tazza
n. 1 tazza
n. 1 tazza
n. 1 tazza
n. 1 bicchiere

DIFESE CONTRO IL CANCRO 1

Cavoli. Broccoli. Verze. Ricchi di sostanze (sulforano, indoli) stimolanti la produzione intestinale di enzimi (aril-idrocarbon-idrossilasi) che neutralizzano i cancerogeni alimentari più diffusi (idrocarburi policiclici aromatici).
Melograno. Potere antiossidante molto,elevato (antocianine, polifenoli). Ricco di vitamina C. Neutralizza le nitrosamine.
Bietola. Spinaci. Cavolo nero. Sono tutti molto ricchi di precursori della vitamina A e fibre. Hanno un alto potere antiossidante.
Prugne secche. Alto potere antiossidante. Sono ricche di fibre idrosolubi ed insolubili che modulano l’attivita intestinale riducendo i tempi di permanenza dei cancerogeni nel lume intestinale.
Curcuma. Epatoprotettore. Stabilizza la membrana cellulare. Stimola la produzione di enzimi che degradano i cancerogeni.
Barbabletole. Ricca di antocianine, rovesterolo, polifenoli. Buona fonte di vitamina C e fibre.
Formaggi stagionati. Ricchi di oligoetementi (zinco, rame, selenio) indispensabili agli enzimi spazzini (scavengers) che neutralizzano i cancerogeni.
Tè verde. Ricco di antocianine e rovesterolo. Antiossidanti stabilizzatori di membrana. Favorisce il ricambio idrico.

DIFESE CONTRO IL CANCRO 2

Zucca. Ricca di precursori della Vitamina A. Ottimo potere antiossidante. Alcuni componenti delle sue fibre (beta-glucani) sono in grado di stimolare le difese immunitarie.
Mirtilli, Succo dl mirtilli. Marmellata di mirtilli. Precursori della vitamina A. Ricchi di antocianine, polifenoli. Azione protettiva sulle cellule” nervose e retina.
Effetti favorevoli sulla memoria.
Sardine. Pesce azzurro ricco di vitamina A ed acidi grassi essenziali (omega-3). Azioni favorevoli sulle membrane cellulari e coagulazione. Sono meno soggette di altro pesce al mercurio.
Cannella. Modula l’attivita dei recettori insulinici con effetti favorevoli sul controllo della glicemia. Stimola l’attivita epatobiliare con effetti favorevoli sui livelli di colesterolo. Azione disintossicante.
Semi di zucca. Ricchi di licopene, sostanza con effetti protettivi nei confronti del cancro della prostata. Ricchi di fibre insolubili stimolanti l’attivita intestinale.
Frutti dl mare. Crostacei. Molluschi. Ricchi di oligoelementi (zinco, rame, selenio) indispensabili agli enzimi spazzini che neutralizzano i cancerogeni (scavengers, superossidodismutasi).
Patate. Alcuni tipi di patate sono addizionate di selenio. Oligoelemento necessario agli enzimi spazzini. II selenio ha una soglia di tossicità bassa, per questa motivo bisogna usare prudenza con le supplementazioni.
Vino rosso. Succhi di frutta naturali. Ricchi di rovesterolo, antocianine, polifenoli. ” Azione antiossidante associata a ricambio idrico.

Autori: Dr. Francesco PUERARI
Dietologo Nutrizionista
Via del Sale 24
26100 Cremona
Tel. 0372.36939
Pubblicazione febbraio 2010

INTOLLERANZE ALIMENTARI

Lunedì 16 Agosto 2010 10:43
 
REAZIONI ALLERGICHE PROPRIAMENTE DETTE
Immediate, compaiono nel giro di pochi minuti, raramente entro qualche ora. Implicano l’intervento delle Immunoglobuline E (Ig E) e dei mastociti. Generalmente sono dose indipendenti.
REAZIONI DA INTOLLERANZE ALIMENTARI (Allergie ritardate)
Reazioni lente, insorgono ore o giorni dopo l’assunzione della sostanza. Lo scatenamento della reazione richiede l’’assunzione ripetuta della sostanza per più giorni. Generalmente sono dosi dipendenti. Le teorie attuali propongono che le intolleranze siano mediate da una attivazione dei linfociti B con produzione di IgG e IgA da parte di frazioni proteiche del cibo con coinvolgimento della serie linfocitaria T e delle interleuchine. Differenza tra Allergie classiche e Allergie ritardate o Intolleranze alimentari. Le manifestazioni più frequenti dell’allergia sono:
eruzioni cutanee, edema delle labbra e della glottide con difficoltaà respiratoria, vomito, nausea, dolore addominale e, nei casi più gravi, shock anafilattico. Per la diagnosi esistono test su sangue come il PRIST, il RAST per i singoli alimenti e test cutanei come il PRICK TEST o i PATCH TEST. L’incidenza delle allergie alimentari tradizionali è cambiata (0,5-1%).
Le intolleranze alimentari rappresentano un argomento sconosciuto e spesso sottovalutato, eppure ne soffre circa il 30-40% della popolazione: bambini adulti, uomini e donne. La reazione che porta ai sintomi di un’ intolleranza è una reazione ritardata, insorge dopo ore o giorni dalla introduzione dell’alimento, talora anzi è necessario ripetere per più giorni l’introduzione dell’alimento per poter vedere comparire i sintomi, assomiglia molto di più ad una specie di avvelenamento lento. L’esperienza clinica dimostra che sono quasi sempre gli alimenti più comuni sulla nostra tavola quelli che determinano l’insorgenza o l’aggravamento di patologie infiammatorie e cronicizzanti correlate a1 fenomeno dell’intolleranza alimentare: latticini, lieviti, sostanze nervine come il caffè, pomodoro e famiglia. L’intolleranza alimentare è la conseguenza del passaggio attraverso la mucosa intestinale, troppo permeabile, di macromolecole di alimenti, non completamente digeriti, che a contatto con il sistema linfatico e sanguigno scatenano la risposta di anticorpi IgA, IgG che a loro volta producono una reazione infiammatoria generalizzata. Questa infiammazione coinvolge l’intero organismo e può portare a sintomi e ad alterazioni a carico di qualsiasi organo o tessuto.
Questo stato di immunoflogosi cronica spiega la variabilissima sintomatologia delle intolleranze alimentari, e sulla base della teoria del ricircolo dei linfociti dal sistema MALT al circolo sistemico, spiega gli effetti patologici anche a distanza dal lume intest­nale. Ecco che i test alimentari basati sull’ identificazione delle IgG potrebbero essere la conferma di questa ipotesi. II diffuso aumento delle intolleranze alimentari è dovuto a:
dilagare dello stile di vita moderno, sempre più scarso di nutrienti, più ricco di ingredienti raffinati, additivi e inquinanti.
Abuso di farmaci: molti farmaci incidono negativamente sulla barriera intestinale, in primis gli antibiotici In più gli antiulcera, i lassativi e gli antinfiammatori.
Stile alimentare erroneo. L’industrializzazione ha infatti arricchito le tavole di cibi raffinati, cibi pronti, confezionati, inscatolati; la varietà alimentare è solo apparente
Metalli pesanti: soprattutto NICHEL, CADMIO, PIOMBO
Sress: Lo stress ha una notevole influenza sulla funzionalità intestinale soprattutto se protratto nel tempo. Sintomi che possono essere correlati alle intolleranze alimentariSINTOMI GENERALI
Stanchezza, sonnolenza non giustificata, gonfiori alle mani ai piedi alle palpebre, ritenzione idrica, sudorazione
eccessiva, vampate di calore, obesità palpitazioni, extrasistole, infiammazioni urogenitali, disturbi della libido.
SISTEMA NERVOSO
Cefalea, emicrania, ansia, depressione, irritabilità, difficoltà di concentrazione, scarsa memoria.
CUTE
Cellulite, orticaria, psoriasi, dermatiti, eczemi, acne
APPARATO MUSCOLO SCHELETRICO Dolori articolari e muscolari, infiammazioni muscolo tendinee, crampi o spasmi, tremori.
APPARATO RESPIRATORIO
Asma, tosse insistente, rinofaringiti o sinusiti, bronchiti ricorrenti, difficoltà respiratorie.
DIGERENTE
Gonfiori addominali, nausea, difficoltà digestive non giustificate, coliti, gastriti, iperacidià gastrica, morbo di
chron, colite ulcerosa, diarrea, stitichezza, flatulenza, aerofagia, emorroidi. APPARATO GENITO URINARIO
Cistiti e vaginiti ricorrenti, prostatiti, enuresi, mestruazioni irregolari e dolorose.
SISTEMA CIRCOLATORIO Palpitazioni, tachicardia, aritmia, infiammazioni venose, anemia.
Come conseguenza diretta si ha inoltre un iperlavoro di pancreas, fegato e reni. Se non si ripristina l’integrità della mucosa si entra in un circolo vizioso che porta a peggiorare le condizioni di salute dell’intero organismo.La diagnosi delle intolleranze alimentari
Per la diagnosi esistono test su sangue come i Cito test o il test immunoenzimatico (ELISA test) e test omeopatici come il VEGA TEST TEST CITOTOSSICO. Questo test valuta l’eventuale danno che determinati alimenti possono produrre ai globuli bianchi. II paziente deve semplicemente sottoporsi ad un prelievo di sangue. E’ opportuno essere a digiuno dalla sera prima.
IGG ELISA TEST
La tecnica
II test è basato sulla metodica ELISA e consente l’identificazione ed il dosaggio di anticorpi di classe IgG (in tutte le sue sottoclassi) diretti contro diversi antigeni alimentari, eventualmente presenti nel siero del paziente.
Questi test sono volti ad individuare la/le intolleranze ai diversi alimenti (5, 40 o 93 allergeni), i cui estratti antigenici sono adesi separatamente, in ciascun pozzetto della micropiastra. II test è semi­quantitativo, ossia non solo viene rilevata la presenza dell’anticorpo, ma viene anche dosata la concentrazione dell’IgG tramite confronto con standards di riferimento. dell’lgG specifica. E’ necessaria che il paziente non stia seguendo una rigida dieta alimentare, non sia sottoposto ad una terapia farmacologia (con cortisonici, antistaminici, farmaci immunosoppressori o immunomodulatori) e/o omeopatia.

TEST CHINESIOLOGICI Test Dria
Test DRIA è un test non convenzionale per la ricerca delle intolleranze alimentari. Valuta, attraverso un’analisi computerizzata, le variazioni di forza muscolare che si verificano in un soggetto, quando avviene un contatto tra la mucosa orale e un alimento che viene somministrato in forma liquida a concentrazioni ben definite.

METODICHE BIOCIBERNETICHE Test VEGA
L’organismo vivente è caratterizzato da un quadro bio-elettronico che varia in relazioni all’intensità e all’effetto sull’omeostasi dei vari stimoli: stimoli squilibranti determinano una rapida variazione dello stato bio-elettronico.
II contatto con alimenti nei confronti dei quali l’organismo presente una abnorme reattività, come nelle intolleranze o nelle allergie alimentari, determina una repentina variazione bio-elettronica dell’organismo
Test EAV
II test EAV (elettroagopuntura secondo Voll) si basa sulla misurazione della variazione delle micro-correnti nel momento in cui l’organismo viene a contatto con alimenti da lui non tollerati.

LEGAME INTOLLERANZE E SOVRAPPESO
Interessante è lo studio iniziato nel 1995 sulla influenza che gli alimenti possono avere sul soprappeso e sull’obesità. Certamente il problema dell’incremento ponderale è strettamente legato alla quantità e qualità del cibo e al bilancio calorico. Se si riequilibrano i fattori cerebrali come la leptina, il neuropeptide Y e fattori legati alla PNEI, il risultato che si produce è un calo ponderale fisiologico senza dieta ipoclorica. L’efficacia di una dieta non si valuta dal peso perduto ma dalla riduzione della possibilità di un aumento della massa grassa:se non si valuta l’influenza dei neuromediatori, influssi ormonali e biotipologia del paziente obeso e quali stressori endogeni o esogeni producono l’incremento ponderale, la dieta è destinata al fallimento.
L’inadeguata risposta dei neuromediatori e delle ghiandole endocrine indurrà la cronicità dello stato di soprappeso e la frequente situazione di recidiva dopo diete ipocaloriche.

Cosa fare in presenza di intolleranza ad uno o più alimenti
La presenza di una o più intolleranze alimentari può ostacolare il processo di rieducazione alimentare e va corretta con un opportuno periodo di rotazione dei cibi responsabili del disagio al fine di ridurre lo stato infiammatorio generale dell’organismo. Va sottolineato innanzitutto che la dieta da attuare in caso di intolleranze non sarà mirata alla eliminazione totale e perenne del cibo incriminato dall’ alimentazione del paziente; al contrario lo scopo sarà duplice:
1 Recupero della tolleranza immunitaria del paziente verso quel cibo.
2 Rieducazione alimentare del paziente affinchè impari una opportuna dieta di rotazione adatta ai suoi gusti e ai suoi bisogni, in modo da non incorrere nel pericolo di sviluppare nuove intolleranze, pur senza rinunciare ai piaceri della tavola.
Lo scopo di una dieta che controlli le intolleranze alimentari e quello di annullare l’aspetto infiammatorio (utile anche per altri disturbi immunologici), eliminare il segnale di pericolo trasmesso all’organismo, inviandogli invece segnali di attivazione del metabolismo.Una dieta sulle intolleranze alimentari rappresenta quindi una potente dieta di segnale, che consente di perdere peso proprio nei posti in cui il grasso si è accumulato malamente e facilita la riattivazione del metabolismo, ricreando la giusta sensibilità all’insulina.
Si può partire con una dieta di eliminazione per un breve periodo (dagli 1 ai 4 mesi) a seconda della gravità del disturbo e della sintomatologia, seguita da una opportuna dieta di rotazione .Oppure si può direttamente partire con una dieta di rotazione: una dieta di rotazione e una dieta che segue un procedimento simile allo svezzamento del lattante.
Si va così a provocare la tolleranza orale. Se alti dosi di allergene creano paralisi del sistema e sovraccarico, le basse dosi creano una differente regolazione delle cellule che comandano la partenza della reazione.
La vaccinazione o iposensibilizzazione a basse dosi cerca di ricreare tolleranza immunologia con dosaggi molto più bassi di quelli utilizzati nella vaccinazione classica.
L’esame delle intolleranze deve tenere conto dei 5 grandi gruppi alimentari di riferimento per la popolazione europea:
- Frumento e cereali correlati (orzo, malto, farro, kamut, ecc.)
- Latte, prodotti lattiero caseari e di derivazione bovina (formaggi, yogurt, ecc.)
- Prodotti fermentati e ad alto contenuto di sale (correlati a lievito, sale, fermentazione, presenza di miceti o lieviti, dal pane al tè al vino all’aceto e anche al pane azzimo e ai prodotti da forno senza lievito aggiunto)
- Nichel, Grassi idrogenati vegetali e prodotti a questi correlati (dal cacao al pomodoro al kiwi ai prodotti in sacchetto dell’industria o ai grassi comunque cotti)
- Salicilati naturali (spesso responsabili di orticarie, poliposi, riniti, eczemi)
Un test quindi deve sondare il numero minima di sostanze che consentano di individuare i Grandi Gruppi.
Contemporaneamente alla rieducazione alimentare può essere utile:
- Ripristinare l’integrita della mucosa
- Ottimizzare il terreno intestinale
- Favorire il drenaggio delle tossine e migliorare la funzionalità degli organi preposti
Si può agire con fermenti lattici (Lattobacillus acidophilus e Bifidobacterium bifidum) e contemporaneamente con piante ad azione drenante e depurativa, Cardo mariano, carciofo, betulla.

Riassumendo
1. l’’intolleranza non è una schiavitù: è una situazione da controllare per un certo tempo, fino al raggiungimento di un nuovo, e migliore adattamento;
2. nessun cibo va eliminato definitivamente dalla propria alimentazione: la rieducazione avviene grazie a un’opportuna rotazione degli alimenti, che dia al sistema immunitario adeguati spazi di recupero;
3. nessun cibo è cattivo, in se: è l’assunzione continuativa di certe sostanze (spesso presenti a nostra insaputa in molti cibi diversi) a causare, talvolta, un sovraccarico.
II primo passo per favorire il recupero della tolleranza immunitaria dell’organismo risulta allora quello di concederci almeno un giorno di riposo settimanale. Un piccolo intervento salutare che chiunque può attuare, anche se non soffre di intolleranze alimentari. Si tratta in sostanza di astenersi per un giorno alla settimana da tutte queste sostanze, centrando cioè la dieta su cibi semplici, conditi solo con olio d’oliva crudo o salse preparate in casa (anche l’olio crudo, una volta scaldato, va soggetto a una trasformazione parziale, assimilabile all’idrogenazione).
Una persona che controlla le ipersensibilità alimentari di solito riduce l’apporto complessivo di cibo in modo spontaneo e migliora la sensibilità insulinica. Tali fenomeni contribuiscono a migliorare la condizione generale e portano a ridurre il peso se questa è in eccesso.
Non può esservi ripristino di benessere fisico che prescinda dal raggiungimento di un maggiore equilibrio psichico. E’ importante quindi imparare come i cibi possano condizionare i nostri atteggiamenti, il nostro umore, le nostre successive scelte alimentari.
Attraverso una rieducazione alimentare mirata è il NOSTRO ORGANISMO CHE DA SOLO TENDE A RIPORTARE TUTTI I SUI PARAMETRI VERSO I VALORI IDEALI.

Autore: S. BORNIA
Biologa Nutrizionista
Centro Linea Nutrizione
Piazza Dunant 4 palazzina 30
Stadio Piscine di Albaro (GE)
Pubblicazione dicembre 2009

FIORI DI BACH

Fiori di Bach

Martedì 21 Febbraio 2012 10:42
Di ogni patologia o disagio fisico e/o  mentale, è determinante capire la causa prima di sopprimere il sintomo. Quest’ultimo ci parla, ascoltandolo. La ragione, in moltissimi casi, è da ricercare nella mente.

Oggi tratterò dei pensieri torturanti. Fisicamente possono indurre cefalea, nausea, vomito eccetera mentre in altra sfera, distrazione e, conseguentemente, incidenti.

I fiori del dr. Bach, medico, se sono prescritti con competenza, possono migliorare il nostro stato d’animo e di salute.

E’ importantissimo ascoltare il paziente,  del suo animo, conoscere anche le sfumature per aiutarlo a portare il peso della vita.

I Fiori di Bach sono ottima terapia soprattutto per la sfera mentale.

Parlerò, oggi, dei pensieri torturanti. Durante il dialogo medico-paziente, emergeranno, verranno fuori dall’inconscio del malato, antichi ricordi, traumi, persino quelli della lontana infanzia. Parlandone, possiamo liberarcene. Il terapeuta parteciperà con amore ma stimolerà a guardare avanti. Il passato non deve condizionare irrimediabilmente il nostro presente né il futuro. “Domani è un altro giorno”.

Sovente , alla notte, siamo in preda all’insonnia perché, nel silenzio, nel buio, riaffiorano i pensieri torturanti. La nostra mente si ostina a rivivere il passato. Davanti a noi scorre una specie di film. Le immagini si fermano a lungo a determinati tempi, quelli duranti i quali abbiamo, nella realtà, sbagliato.

Ci rimproveriamo perché non abbiamo dato, a suo tempo, la risposta giusta o fatto una cosa giusta. Siamo preda, nella notte, dei famosi sensi di colpa che contribuiscono all’insorgenza di nevrosi, malinconia, sofferenza.  Il dr. Bach definisce l‘atteggiamento notturno del quale abbiamo parlato “la sindrome del disco rigato” perché il pensiero si ferma sempre a quel punto nel quale è presente il difetto. Un sonnifero, in questo contesto, non mette in luce la causa. Valutando caso per caso prescrivo, soltanto in questo tipo di insonnia e per interrompere il circolo ossessivo, il fiore di Bach denominato White Chestnut e offro l’appoggio della parla. La parola è nettare, cibo degli dei.

AIDS – ALCUNE IPOTESI

AIDS – ALCUNE IPOTESI

Lunedì 06 Marzo 2028 00:00
II prof. Zagury considera l’A.I.D.S. una malattia come un’altra, solo molto più potente e giudica estremamente positivo il fatto che il primo gruppo colpito, gli omosessuali, abbiano provocato polemiche e clamori, poiché questo ha impedito la diffusione vastissima e inavvertita attraverso le donazioni di sangue dei sieropositivi, e ha consentito di dare l’allarme prima che la situazione diventasse ancora più tragica di quello che già è, dati anche i lunghissimi tempi di incubazione.
Si sa infatti che il virus può dimorare 5 o 10 anni prima che le difese annullate facciano esplodere le infezioni proprie della malattia.
Proprio per questa lunga incubazione si considera inattendibile l’ipotesi che il virus sia opera di ingegneria genetica utilizzata a fini bellici, infatti non avrebbe nessuna funzione immediata.
Alla fine dell’85 si accese una polemica, con accuse reciproche tra Unione Sovietica e Stati Uniti.
Per i russi il virus proviene da un incidente, con fuga del virus stesso, nell’ ambito della ricerca spietata e cinica di armi batteriologiche da parte degli Stati Uniti. Alle ricerche, condotte utilizzando per gli esperimenti la feccia della società rinchiusa nelle carceri, è probabilmente sopravvissuto qualcuno che, liberato, ha diffuso il contagio. Gli Stati Uniti non si difendono che contrattaccando e indicando come sospetti i laboratori sovietici.
C’e anche chi crede – ed è un premio Nobel, Francis Crick, che ha scoperto le strutture del DNA ­che il virus nascerebbe da spore provenienti dallo spazio.
Luc Montagnier dell’Istituto Pasteur, ritiene che sia assurdo pensare alla costruzione in laboratorio del virus per due motivi: il primo è che il virus è molto simile a quelli della pecora e del cavallo quindi non c’e nulla di assolutamente nuovo; il secondo motivo è che per produrre un virus i cui effetti mondiali si osservano ora, occorreva già nel settanta avere conoscenze che solo nell’ottanta si sono fatte strada nella scienza.
Ogni pericolo che varca le frontiere -come Chernobyl- ci ripropone l’interrogativo sull’uso che l’uomo può fare delle sue conoscenze e la conseguente riflessione su come non si possa dimenticare l’elemento grezzo costituito dal pianeta e dal corpo in cui viviamo. La contraddizione enorme tra il potere della mente e la fragilità del corpo insieme alla imprevedibilità degli eventi naturali dovrebbe aumentare l’umiltà con cui accoglie il sapere intorno a tutto ciò che è elemento naturale. Invece sembra che la logica del dominio sia prioritaria. Dominare gli elementi, dominare le malattie.
E’ chiaro che l’uomo non accetta di morire, vorrebbe essere immortale, e per illudersi si nasconde l’evenienza della morte con un vitalismo vuoto. Ogni evento, e l’A.I.D.S. ne è un esempio, che lo mette di fronte alla sua possibile fine lo spaventa. Tra qualche anno probabilmente la libertà legale di scegliere la morte garantirà paradossalmente, ancora una volta e solo apparentemente, il dominio dell’uomo sulla natura.Antonina Nobile Fidanza (psicoterapeuta)
pubblicazione del febbraio 1988