admin

INTOLLERANZE ALIMENTARI

REAZIONI ALLERGICHE PROPRIAMENTE DETTE

Immediate, compaiono nel giro di pochi minuti, raramente entro qualche ora. Implicano l’intervento delle Immunoglobuline E (Ig E) e dei mastociti. Generalmente sono dose indipendenti.
REAZIONI DA INTOLLERANZE ALIMENTARI (Allergie ritardate)
Reazioni lente, insorgono ore o giorni dopo l’assunzione della sostanza. Lo scatenamento della reazione richiede l’’assunzione ripetuta della sostanza per più giorni. Generalmente sono dosi dipendenti. Le teorie attuali propongono che le intolleranze siano mediate da una attivazione dei linfociti B con produzione di IgG e IgA da parte di frazioni proteiche del cibo con coinvolgimento della serie linfocitaria T e delle interleuchine. Differenza tra Allergie classiche e Allergie ritardate o Intolleranze alimentari. Le manifestazioni più frequenti dell’allergia sono:
eruzioni cutanee, edema delle labbra e della glottide con difficoltaà respiratoria, vomito, nausea, dolore addominale e, nei casi più gravi, shock anafilattico. Per la diagnosi esistono test su sangue come il PRIST, il RAST per i singoli alimenti e test cutanei come il PRICK TEST o i PATCH TEST. L’incidenza delle allergie alimentari tradizionali è cambiata (0,5-1%).
Le intolleranze alimentari rappresentano un argomento sconosciuto e spesso sottovalutato, eppure ne soffre circa il 30-40% della popolazione: bambini adulti, uomini e donne. La reazione che porta ai sintomi di un’ intolleranza è una reazione ritardata, insorge dopo ore o giorni dalla introduzione dell’alimento, talora anzi è necessario ripetere per più giorni l’introduzione dell’alimento per poter vedere comparire i sintomi, assomiglia molto di più ad una specie di avvelenamento lento. L’esperienza clinica dimostra che sono quasi sempre gli alimenti più comuni sulla nostra tavola quelli che determinano l’insorgenza o l’aggravamento di patologie infiammatorie e cronicizzanti correlate a1 fenomeno dell’intolleranza alimentare: latticini, lieviti, sostanze nervine come il caffè, pomodoro e famiglia. L’intolleranza alimentare è la conseguenza del passaggio attraverso la mucosa intestinale, troppo permeabile, di macromolecole di alimenti, non completamente digeriti, che a contatto con il sistema linfatico e sanguigno scatenano la risposta di anticorpi IgA, IgG che a loro volta producono una reazione infiammatoria generalizzata. Questa infiammazione coinvolge l’intero organismo e può portare a sintomi e ad alterazioni a carico di qualsiasi organo o tessuto.
Questo stato di immunoflogosi cronica spiega la variabilissima sintomatologia delle intolleranze alimentari, e sulla base della teoria del ricircolo dei linfociti dal sistema MALT al circolo sistemico, spiega gli effetti patologici anche a distanza dal lume intest­nale. Ecco che i test alimentari basati sull’ identificazione delle IgG potrebbero essere la conferma di questa ipotesi. II diffuso aumento delle intolleranze alimentari è dovuto a:
dilagare dello stile di vita moderno, sempre più scarso di nutrienti, più ricco di ingredienti raffinati, additivi e inquinanti.
Abuso di farmaci: molti farmaci incidono negativamente sulla barriera intestinale, in primis gli antibiotici In più gli antiulcera, i lassativi e gli antinfiammatori.
Stile alimentare erroneo. L’industrializzazione ha infatti arricchito le tavole di cibi raffinati, cibi pronti, confezionati, inscatolati; la varietà alimentare è solo apparente
Metalli pesanti: soprattutto NICHEL, CADMIO, PIOMBO
Sress: Lo stress ha una notevole influenza sulla funzionalità intestinale soprattutto se protratto nel tempo. Sintomi che possono essere correlati alle intolleranze alimentariSINTOMI GENERALI
Stanchezza, sonnolenza non giustificata, gonfiori alle mani ai piedi alle palpebre, ritenzione idrica, sudorazione
eccessiva, vampate di calore, obesità palpitazioni, extrasistole, infiammazioni urogenitali, disturbi della libido.
SISTEMA NERVOSO
Cefalea, emicrania, ansia, depressione, irritabilità, difficoltà di concentrazione, scarsa memoria.
CUTE
Cellulite, orticaria, psoriasi, dermatiti, eczemi, acne
APPARATO MUSCOLO SCHELETRICO Dolori articolari e muscolari, infiammazioni muscolo tendinee, crampi o spasmi, tremori.
APPARATO RESPIRATORIO
Asma, tosse insistente, rinofaringiti o sinusiti, bronchiti ricorrenti, difficoltà respiratorie.
DIGERENTE
Gonfiori addominali, nausea, difficoltà digestive non giustificate, coliti, gastriti, iperacidià gastrica, morbo di
chron, colite ulcerosa, diarrea, stitichezza, flatulenza, aerofagia, emorroidi. APPARATO GENITO URINARIO
Cistiti e vaginiti ricorrenti, prostatiti, enuresi, mestruazioni irregolari e dolorose.
SISTEMA CIRCOLATORIO Palpitazioni, tachicardia, aritmia, infiammazioni venose, anemia.
Come conseguenza diretta si ha inoltre un iperlavoro di pancreas, fegato e reni. Se non si ripristina l’integrità della mucosa si entra in un circolo vizioso che porta a peggiorare le condizioni di salute dell’intero organismo.La diagnosi delle intolleranze alimentari
Per la diagnosi esistono test su sangue come i Cito test o il test immunoenzimatico (ELISA test) e test omeopatici come il VEGA TEST TEST CITOTOSSICO. Questo test valuta l’eventuale danno che determinati alimenti possono produrre ai globuli bianchi. II paziente deve semplicemente sottoporsi ad un prelievo di sangue. E’ opportuno essere a digiuno dalla sera prima.
IGG ELISA TEST
La tecnica
II test è basato sulla metodica ELISA e consente l’identificazione ed il dosaggio di anticorpi di classe IgG (in tutte le sue sottoclassi) diretti contro diversi antigeni alimentari, eventualmente presenti nel siero del paziente.
Questi test sono volti ad individuare la/le intolleranze ai diversi alimenti (5, 40 o 93 allergeni), i cui estratti antigenici sono adesi separatamente, in ciascun pozzetto della micropiastra. II test è semi­quantitativo, ossia non solo viene rilevata la presenza dell’anticorpo, ma viene anche dosata la concentrazione dell’IgG tramite confronto con standards di riferimento. dell’lgG specifica. E’ necessaria che il paziente non stia seguendo una rigida dieta alimentare, non sia sottoposto ad una terapia farmacologia (con cortisonici, antistaminici, farmaci immunosoppressori o immunomodulatori) e/o omeopatia.

TEST CHINESIOLOGICI Test Dria
Test DRIA è un test non convenzionale per la ricerca delle intolleranze alimentari. Valuta, attraverso un’analisi computerizzata, le variazioni di forza muscolare che si verificano in un soggetto, quando avviene un contatto tra la mucosa orale e un alimento che viene somministrato in forma liquida a concentrazioni ben definite.

METODICHE BIOCIBERNETICHE Test VEGA
L’organismo vivente è caratterizzato da un quadro bio-elettronico che varia in relazioni all’intensità e all’effetto sull’omeostasi dei vari stimoli: stimoli squilibranti determinano una rapida variazione dello stato bio-elettronico.
II contatto con alimenti nei confronti dei quali l’organismo presente una abnorme reattività, come nelle intolleranze o nelle allergie alimentari, determina una repentina variazione bio-elettronica dell’organismo
Test EAV
II test EAV (elettroagopuntura secondo Voll) si basa sulla misurazione della variazione delle micro-correnti nel momento in cui l’organismo viene a contatto con alimenti da lui non tollerati.

LEGAME INTOLLERANZE E SOVRAPPESO
Interessante è lo studio iniziato nel 1995 sulla influenza che gli alimenti possono avere sul soprappeso e sull’obesità. Certamente il problema dell’incremento ponderale è strettamente legato alla quantità e qualità del cibo e al bilancio calorico. Se si riequilibrano i fattori cerebrali come la leptina, il neuropeptide Y e fattori legati alla PNEI, il risultato che si produce è un calo ponderale fisiologico senza dieta ipoclorica. L’efficacia di una dieta non si valuta dal peso perduto ma dalla riduzione della possibilità di un aumento della massa grassa:se non si valuta l’influenza dei neuromediatori, influssi ormonali e biotipologia del paziente obeso e quali stressori endogeni o esogeni producono l’incremento ponderale, la dieta è destinata al fallimento.
L’inadeguata risposta dei neuromediatori e delle ghiandole endocrine indurrà la cronicità dello stato di soprappeso e la frequente situazione di recidiva dopo diete ipocaloriche.

Cosa fare in presenza di intolleranza ad uno o più alimenti
La presenza di una o più intolleranze alimentari può ostacolare il processo di rieducazione alimentare e va corretta con un opportuno periodo di rotazione dei cibi responsabili del disagio al fine di ridurre lo stato infiammatorio generale dell’organismo. Va sottolineato innanzitutto che la dieta da attuare in caso di intolleranze non sarà mirata alla eliminazione totale e perenne del cibo incriminato dall’ alimentazione del paziente; al contrario lo scopo sarà duplice:
1 Recupero della tolleranza immunitaria del paziente verso quel cibo.
2 Rieducazione alimentare del paziente affinchè impari una opportuna dieta di rotazione adatta ai suoi gusti e ai suoi bisogni, in modo da non incorrere nel pericolo di sviluppare nuove intolleranze, pur senza rinunciare ai piaceri della tavola.
Lo scopo di una dieta che controlli le intolleranze alimentari e quello di annullare l’aspetto infiammatorio (utile anche per altri disturbi immunologici), eliminare il segnale di pericolo trasmesso all’organismo, inviandogli invece segnali di attivazione del metabolismo.Una dieta sulle intolleranze alimentari rappresenta quindi una potente dieta di segnale, che consente di perdere peso proprio nei posti in cui il grasso si è accumulato malamente e facilita la riattivazione del metabolismo, ricreando la giusta sensibilità all’insulina.
Si può partire con una dieta di eliminazione per un breve periodo (dagli 1 ai 4 mesi) a seconda della gravità del disturbo e della sintomatologia, seguita da una opportuna dieta di rotazione .Oppure si può direttamente partire con una dieta di rotazione: una dieta di rotazione e una dieta che segue un procedimento simile allo svezzamento del lattante.
Si va così a provocare la tolleranza orale. Se alti dosi di allergene creano paralisi del sistema e sovraccarico, le basse dosi creano una differente regolazione delle cellule che comandano la partenza della reazione.
La vaccinazione o iposensibilizzazione a basse dosi cerca di ricreare tolleranza immunologia con dosaggi molto più bassi di quelli utilizzati nella vaccinazione classica.
L’esame delle intolleranze deve tenere conto dei 5 grandi gruppi alimentari di riferimento per la popolazione europea:
- Frumento e cereali correlati (orzo, malto, farro, kamut, ecc.)
- Latte, prodotti lattiero caseari e di derivazione bovina (formaggi, yogurt, ecc.)
- Prodotti fermentati e ad alto contenuto di sale (correlati a lievito, sale, fermentazione, presenza di miceti o lieviti, dal pane al tè al vino all’aceto e anche al pane azzimo e ai prodotti da forno senza lievito aggiunto)
- Nichel, Grassi idrogenati vegetali e prodotti a questi correlati (dal cacao al pomodoro al kiwi ai prodotti in sacchetto dell’industria o ai grassi comunque cotti)
- Salicilati naturali (spesso responsabili di orticarie, poliposi, riniti, eczemi)
Un test quindi deve sondare il numero minima di sostanze che consentano di individuare i Grandi Gruppi.
Contemporaneamente alla rieducazione alimentare può essere utile:
- Ripristinare l’integrita della mucosa
- Ottimizzare il terreno intestinale
- Favorire il drenaggio delle tossine e migliorare la funzionalità degli organi preposti
Si può agire con fermenti lattici (Lattobacillus acidophilus e Bifidobacterium bifidum) e contemporaneamente con piante ad azione drenante e depurativa, Cardo mariano, carciofo, betulla.

Riassumendo
1. l’’intolleranza non è una schiavitù: è una situazione da controllare per un certo tempo, fino al raggiungimento di un nuovo, e migliore adattamento;
2. nessun cibo va eliminato definitivamente dalla propria alimentazione: la rieducazione avviene grazie a un’opportuna rotazione degli alimenti, che dia al sistema immunitario adeguati spazi di recupero;
3. nessun cibo è cattivo, in se: è l’assunzione continuativa di certe sostanze (spesso presenti a nostra insaputa in molti cibi diversi) a causare, talvolta, un sovraccarico.
II primo passo per favorire il recupero della tolleranza immunitaria dell’organismo risulta allora quello di concederci almeno un giorno di riposo settimanale. Un piccolo intervento salutare che chiunque può attuare, anche se non soffre di intolleranze alimentari. Si tratta in sostanza di astenersi per un giorno alla settimana da tutte queste sostanze, centrando cioè la dieta su cibi semplici, conditi solo con olio d’oliva crudo o salse preparate in casa (anche l’olio crudo, una volta scaldato, va soggetto a una trasformazione parziale, assimilabile all’idrogenazione).
Una persona che controlla le ipersensibilità alimentari di solito riduce l’apporto complessivo di cibo in modo spontaneo e migliora la sensibilità insulinica. Tali fenomeni contribuiscono a migliorare la condizione generale e portano a ridurre il peso se questa è in eccesso.
Non può esservi ripristino di benessere fisico che prescinda dal raggiungimento di un maggiore equilibrio psichico. E’ importante quindi imparare come i cibi possano condizionare i nostri atteggiamenti, il nostro umore, le nostre successive scelte alimentari.
Attraverso una rieducazione alimentare mirata è il NOSTRO ORGANISMO CHE DA SOLO TENDE A RIPORTARE TUTTI I SUI PARAMETRI VERSO I VALORI IDEALI.

Autore: S. BORNIA
Biologa Nutrizionista
Centro Linea Nutrizione
Piazza Dunant 4 palazzina 30
Stadio Piscine di Albaro (GE)
Pubblicazione dicembre 2009

Andropausa e alimentazione

 

Il fumo danneggia l’endotelio, il tessuto che riveste la superficie interna di cuore, vasi, articolazioni.
Inoltre un eccesso di nicotina non aiuta certo la libido.
Non è da meno l’alcool.
E’ molto importante anche l’alimentazione. Non si deve eccedere nel consumo di carboidrati, per prevenire sovrappeso e diabete, seguire un’alimentazione bilanciata tra proteine e carboidrati, senza eliminare del tutto i grassi (a partire dai lipidi e dal colesterolo, infatti, viene sintetizzato testosterone, l’ormone responsabile dei principali caratteri sessuali del maschio); non bisogna assumere grosse quantità di sale, per prevenire l’ipertensione.
Mangiare tanta frutta, molta verdura e soprattutto molte vitamine.
Il testosterone è implicato anche nel funzionamento della tiroide e nella protezione delle cellule cerebrali.
Considerando che in andropausa si crea un ‘ipertrofia della prostata è bene aumentare il consumo di betacarotene e alfacarotene, come il licopene, contenuto nei pomodori, nelle fragole e nei frutti di bosco.
Ma soprattutto, è importante controllare il peso corporeo. L’obesità crea infatti gravi alterazioni del sistema circolatorio perché con l’aumento di peso si produce un ritorno difficoltoso del sangue dai piedi al cuore che causa un minor apporto di ossigeno al muscolo cardiaco e al cervello.

Giacomo FIORI
Specialista in Dietologia Milano
Pubblicazione del 2004

Alimenti ricchi di potassio e poveri di sodio

Di seguito il contenuto in Potassio e Sodio di alcuni alimenti

Albicocche 440 0,6
Banane 420 0,5
Carciofi 430 43
Carne di bue 360 51
Carne di coniglio 390 40
Carne di vitello 359 48
Cavolfiori 400 24
Ciliege 260 1
Fagiolini verdi 300 0,9
Funghi secchi 520 5
Lenticchie secche 1200 3
Mandorle secche 690 3
Pasta alimentare 174 12
Patate 410 0,8
Piselli freschi 380 0,9
Prugne secche 848 5
Uva 254 2
Zucca gialla 480 0,6

LA DIETA NELLA CALCOLOSI RENALE

La dieta nella calcolosi renale

Quando gli accertamenti diagnostici hanno rivelato la presenza di concrezioni cristalline nei reni e nelle vie urinarie, si può iniziare ad impostare uno schema dietetico. Riducendo dall’alimentazione tutti quei composti che solitamente sono presenti nei calcoli renali e che concorrono a formarli.
Ossia purine (dalla cui scissione metabolica si forma acido urico), fosfati (che però sono diffusissimi negli alimenti), calcio, ossalati.
 Ma più corretta sarà la dieta se potrà essere precisata la natura chimica dei calcoli.
Infatti un ruolo importante è giocato dal grado di acidità delle urine, che solitamente si indica con la sigla pH.
La precipitazione di sali in alcuni casi è favorita da un pH acido (ossia con valore inferiore a 7), come accade per l’acido urico; in altri casi richiede invece un ambiente alcalino (superiore a 7 gradi di pH) come si verifica per i fosfati.
Per poter influire sul pH urinario attraverso un adatto regime alimentare, è necessario quindi conoscere la natura dei calcoli.
Prenderemo in considerazione la dieta da seguire sia quando non è precisata la natura della litiasi, sia quando sono note le sostanze che l’ hanno prodotta.
Dieta nella calcolosi di natura non precisata
In questo caso sarà consigliabile rivolgersi ad alimenti poveri di purine e di acido ossalico, controllati per quanto riguarda il calcio e con una certa quota di proteine, per evitare un’eccessiva alcalinizzazione delle urine.
Alimenti permessi:
Latte e latticini in quantità moderate, pasta, riso, pane, carne di manzo, pollo, prosciutto magro, pesce magro, uova, patate, pomodori, mele, uva, acqua oligominerale in abbondanza tè leggero, caffè d’orzo.
Alimenti esclusi:
Agnello, vitello, coniglio, piccione, (e in genere carni di animali giovani), carni gelatinose e conservate, pesci grassi, salmone, crostacei, caviale, legumi (piselli, lenticchie, fagioli, etc.), funghi, asparagi, spinaci, bietole, sedano, melanzane, pere, prugne, ribes, fichi secchi, caffè, cioccolata, bevande alcoliche.
Dieta nella calcolosi ossalica
L’acido ossalico precipita soprattutto come ossalato di calcio. Dalla dieta dovranno essere esclusi gli alimenti ricchi di acido ossalico mentre quelli ricchi di calcio (che poi sono rappresentati particolarmente da latte e formaggi) saranno semplicemente ridotti.
Gli alimenti ricchi di acido ossalico (e quindi da cancellare) sono: sedano, spinaci, bietole, rabarbaro, cioccolato, pepe, infuso di té, piselli, rape, fagioli bianchi e verdi, fichi secchi, prugne secche, zucchero, miele e dolci devono essere consumati con moderazione perché possono aumentare l’ossaluria.
Per il loro contenuto di purine (basi azotate presenti negli acidi nucIeici) sono pure da escludere selvaggina, sardine, caviale, frattaglie.
Esempio di dieta da 1800 Calorie
protidi 12 %
lipidi 30 %
glicidi 58 %
Colazione
latte ml. 200; zucchero g. 20; pane g. 50, o grissini g. 35, oppure yogourt alla frutta, 25 g, fette biscottate g. 35.
Pranzo
riso o pasta g. 50; burro o olio g.10, bistecca di manzo g. 100 o pesce in bianco g. 150; olio g. 5, carote e zucchine o pomodori o lattuga g.150; olio g. 10 frutta da stagione g. 200; pane g. 40 e grissini g. 30.
Cena
pastina in brodo g. 40; prosciutto g. 40 e ricotta g. 100 e uova alla coque, insalata verde o altre varianti (come per il pranzo) g. 200; olio g. 10 frutta g. 200; pane g. 40.

 

Dieta nella calcolosi fosfatica
La precipitazione di fosfato di calcio è favorita da un ambiente alcalino delle urine; è quindi importante una dieta acidificante, con consumi di carne purché siano evitate le solite frattaglie, selvaggina, pesci grassi.
Latte e derivati dovranno essere ridotti e inoltre uova, legumi e frutta secca.
Consideriamo il solito esempio di dieta da 1800 Calorie:
protidi 16 %
lipidi 29 %
glucidi 55 %
colazione
tè con zucchero g 20; grissini o fette biscottate g. 25.
pranzo:
pasta o riso g 70; olio g 5
manzo, pollo, g 130 o pesce g 200; olio g 5 carote oppure lattuga, fagiolini, zucchine, pomodori g 100; olio g 10.
frutta da stagione g 200.
pane g 60 oppure grissini g 40
cena
riso g 40 con brodo; olio g 5; prosciutto cotto e crudo g 60; carote e le altre
varianti previste g 100; olio. g l0; mele g 200; pane g 60 oppure grissini g 40.

Dieta nella calcolosi urica
L’acido urico, prodotto ultimo del catabolismo delle purine, precipita preferibilmente in ambiente acido. Bisogna quindi cercare di correggere il pH urinario con una dieta alcalinizzante, ricca di frutta e verdura. E nello stesso tempo evitare gli alimenti ricchi di purine; acciughe, sardine, frattaglie, cervello, selvaggina, carne di maiale, agnello.
Esempio di dieta consigliabile da 1800 Calorie:
Protidi: 17 %
lipiti: 26 %
lucidi 57%
colazione
Latte ml 200 e yogurt ml 200 o té al latte;
zucchero g 20;
pane g 40 e grissini e fette biscottate g 30.
pranzo
Pasta o riso g 70; olio e burro g 10 anche con passato di pomodoro e altre verdure permesse.
Manzo lessato o arrosto g 100 oppure pesce alla griglia o in bianco g 150; olio g 10
Pomodori e fagiolini, zucchine, patate, insalata verde, carote g 100; olio g 10 mele o frutta di stagione g 200;
Pane g 40 e grissini g 30.
cena
Minestra di verdura con riso o pasta g 40; olio g 5;
crescenza g 70, o ricotta g 140, o uova al pomodoro e prosciutto cotto g 60;
fagiolini e altre verdure ammesse g 200; olio g 10.
Frutta g 40.

Alcune norme dietetiche generali
È consigliabile controllare scrupolosamente la quantità di urina emessa nell’arco delle 24 ore; non dovrebbe essere inferiore a 1300ml; per provocare aumento della diuresi il paziente deve assumere molta acqua oligominerale e cibi liquidi; è consigliabile bere anche nelle ore notturne per evitare una eccessiva concentrazione delle urine, raggiungibile in queste ore; è necessario evitare eccessi dietetici e consumo di cibi abbondantemente speziati; La dieta deve essere varia e proporzionata alle richieste energetiche dell’organismo; è importante fare attività fisica e combattere la sedentarietà.

LA DIETA NELL’IPERTENSIONE

LUNEDI’

Colazione: frutta di stagione
Spuntino: yoghurt intero
Pranzo: crudità-olio, passato di ceci con crostini di pane di segale semintegrale o toscano senza sale tostato
Merenda: (facoltativa): frutta di stagione
Cena: crudità-olio, mandorle, pane di segale semintegrale o pane toscano senza sale

Pranzo (preparazione)
Mescolare della cicoria con mezzo cetriolo affettato, 1 carotina grattugiata e una falda di peperone a listerelle; condire con un trito di basilico, maggiorana, origano e olio.
Far cuocere i ceci già ammollati in acqua con rosmarino e aglio. Passare al setaccio, riversare in pentola, aggiungere un cucchiaino di succo di pomodoro, un trito di aglio e prezzemolo e pepe. Controllare la densità e servire.

Cena (preparazione)
Affettare due cuoricini di carciofi, 1 piccolo cespo di insalata belga e tagliare qualche mandorla sbucciata a filetti. Riunire in una insalatiera le verdure preparate, 2 cucchiaiate di chicchi di granoturco tenero fresco (oppure germi di soia), le mandorle, 1 cipollina norella tagliata finemente e condire con 1 cucchiaio di olio e pepe.

MERCOLEDI’
Colazione: frutta di stagione
Spuntino: biscotti secchi integrali senza uova
Pranzo: crudità-olio, crema di fagioli freschi o surgelati con crostini di pane di segale semintegrale o toscano senza sale tostato
Merenda: (facoltativa): frutta di stagione
Cena: crudita-olio, mozzarella, pane (vedi sopra)

Pranzo (Preparazione)
Condire un piccolo cespo di insalata belga a listerelle e delle carotine, con olio, foglioline di acetosa e pepe. Preparare la minestra: cuocere un etto circa di fagioli freschi sgranati in un miscuglio di latte magro e acqua con un battuto di cipolla, aglio, carota e prezzemolo. Passare al setaccio, riversare in pentola, riscaldare e completare con un cucchiaino di succo di pomodoro e pepe.

Cena (Preparazione)
Tagliare due pomodori a fette piuttosto spesse, eliminare i semi e lasciarli sgocciolare su una griglia. Tagliare una mozzarella a fette delle stesse dimensioni e spessore dei pomodori e sistemare tra due fette di pomodori una di mozzarella. Sistemare i sandwiches su un piatto, spolverizzarli con un trito di origano o basilico e aglio; condire con olio e, tra un pomodoro e l’altro sistemare fettine di carote crude.

VENERDI’
Colazione: frutta di stagione
Spuntino: yoghurt intero
Pranzo: crudità-olio petto di pollo pane di segale semintegrale o pane tostato senza sale
Merenda: (facoltativo) frutta di stagione
Cena: crudità-olio orzo con ricotta

Pranzo (preparazione)
Riunire in una terrinetta una falda di peperone rosso a filettini, 2 cipolline novelle a rondelli e foglioline di cicoria matta (o radicchio di campagna) e condire con olio, poco sale e qualche goccia di aceto.
Marinare il petto di pollo in un trito di erbe aromatiche (salvia, rosmarino, aglio e alloro) e succo di limone per un’oretta, cuocerlo su una griglia molto calda e pepare a fine cottura.

Cena (Preparazione)
Preparare un’insalata di carote grattugiate e fettine crude di zucchine tagliate sottilissime e condite con olio.
Schiacciare la ricotta; peparla, insaporirla con un trito finissimo di rucola ed erba cipollina e condirla con olio. Cuocere dell’orzo perlato in acqua fredda aromatizzata con un trito di cipolla e prezzemolo per circa 45 minuti (in modo da consumare il liquido). Unire 1 cucchiaino di olio.

DOMENICA
Colazione: frutta di stagione
Spuntino: yoghurt intero
Pranzo: crudità-olio, passato di fave con crostini di pane tostato
Merenda: (facoltativa): frutta di stagione
Cena: crudità-olio, orzo con verdure, 1 uovo con verdure cotte

Pranzo (Preparazione)
Riunire alcune punte di asparagi freschi tenerissimi, 2 cappelle di funghi champignon a fette, 1 cuore di carciofo affettato e 1 pomodoro a rondelli; spruzzare con un po’ di succo di limone e condire con un cucchiaio di olio. Lessare delle fave; far appassire un trito di cipolla, prezzemolo, aglio e basilico in poco olio, unirvi le fave passate al setaccio e qualche filetto di polpa di pomodoro schiacciato.

Cena (Preparazione)
Per la minestra cuocere l’orzo in abbondante acqua aromatizzata con un trito di verdure aromatiche e un pomodoro a pezzi.
Gustare una insalata di radicchio di campo (o cicoria matta) mescolata con spicchi di pomodoro. Cucinare l’uovo all’occhio di bue senza aggiunta di grassi (a vapore). Servirlo con carote, fagiolini e patate lessati e conditi con poco olio.

DIETA DURANTE LA COMPETIZIONE

Esempio di razione dietetica nel giorno della gara (pasto pre-competitivo)

Kcal 1.600. Protidi g 57; lipidi g 57; glicidi g 224

Colazione 
tè o caffè leggeri
2 fette biscottate con g 10 di burro e g 50 di marmellata o miele

Ore 11
passato di verdura con g 30 di pastina, o riso oppure g. 100-120 di fiocchi d’avena o farina di cereali
g 150 di carne tritata con 1 tuorlo d’uovo, cotta ai ferri o al vapore o in padella con minimo di grassi
g 100 di insalata con g 10 di olio e limone
g 100 di pane
g 120 di frutta fresca o cotta zuccherata
caffé d’orzo zuccherato
tutto il pasto deve essere abbondantemente salato

Razione d’attesa
ml 750 di succo di frutta fresca con g 20 di miele o levulosio** da bere ogni 1/2-1 ora nel periodo (3-3,30’ ore) che va dall’ultimo pasto a1/2 ora prima della gara
* Tè o caffè dovranno essere leggeri per non provocare nell’atleta psichicamente instabile ansia, palpitazioni, tremori.
** Il levulosio consente meglio degli altri zuccheri un rapido accumulo di riserve di glucosio (il miele ne contiene il 50%)

LA DIETA DURANTE L’ALLENAMENTO

Non saranno consumati più di 1 o 2 bicchieri di bevande durante i pasti per non diluire i succhi gastrici e rallentare così la digestione.E’ meglio bere tra un pasto e l’altro per soddisfare un apporto idrico giornaliero di circa 1500 cc.

Sconsigliabili i cibi poco digeribili: frutta secca, pesce salato, verdura cruda, ricca di cellulosa e legumi interi.

Esempio di razione dietetica e sua distribuzione durante l’allenamento
Kcal 3.430. Protidi g 121; lipidi g 100; glicidi g 500.

Colazione
cereali (cornflakes, semolino, fiocchi d’avena)
latte intero (ml 500) zuccherato (2-3 zollette)
2 fette biscottate (o pane tostato) con burro e marmellata o miele
1 frutto ben maturo (pera, mela, pesca, pompelmo) o succo di frutta
1 fetta di prosciutto magro o di carne o un uovo, se graditi.

Pranzo 
g 100 di passato di legumi o g 100 di pasta o riso asciutti conditi con poco pomodoro fresco ed olio crudo
g 200 di carne o pesce alla griglia o arrosto o a vapore conditi con olio crudo (o due uova)
g 50 di formaggio
g 100 di verdura cruda o cotta
g 100 di frutta matura
g 100 di pane

Merenda
tè o latte zuccherato
2-3 fette biscottate con burro e marmellata

Cena
g 50 di passato di verdura con tapioca o pastina o 2 uova
g 30 di formaggio
g 100 di frutta matura cruda o cotta
g 100 di pane

In coincidenza con la richiesta del massimo sforzo agonistico (gara) il pasto serale del giorno precedente
deve essere leggero con esclusione di pasta o riso.
Si daranno:
- 100 g di fiocchi d’avena in brodo vegetale
- 150 g di carne arrosto
- nessuna verdura per non ingombrare l’intestino
- 1 bicchiere di latte
- frutta o dolci (torta)
- niente vino o liquori.
Alle ore 22 un bicchiere di latte tiepido con molto zucchero oppure una tazza di camomilla anch’essa ben zuccherata, specialmente se l’atleta è di temperamento nervoso.

IL MELASMA

Cloasma è il sinonimo con cui si definisce la condizione quando si manifesta durante la gravidanza. Tuttavia tale termine è improprio: infatti cloasma deriva dal greco cloazein che significa “essere verde”, mentre “melas”, sempre di origine greca, significa “nero”. Dal momento che la pigmentazione non è mai verde, è più corretta la dizione di melasma.

Il melasma si osserva nel 90% dei casi nelle donne in età riproduttiva, che assumono la pillola anticoncezionale o in corso di gravidanza (da cui il termine di maschera gravidica).
Sono però riportati casi in corso di disfunzione ovarica o tiroidea o a seguito di assunzione di farmaco forosensibilizzante (fenitoina).
La pigmentazione, di colore marrone scuro, può localizzarsi a due livelli: confinata allo strato superficiale della cute, l’ epidermide, oppure nello strato più profondo, il derma. La lampada di Wood (lampada che emette ultravioletti nella frequenza 340-400 nm, utilizzata in ambiente scuro) può permettere di visualizzarne la distribuzione: infatti il pigmento epidermico si accentua quando è esaminato con tale luce, diversamente da quello dermico.
Non sempre però è così agevole la differenziazione in quanto la pigmentazione può essere presente, in maggiore o minore grado, in entrambi gli strati cutanei.
Per l’ etiopatogenesi, la predisposizione genetica (nel 30% dei casi vi è familiarità per il melasma, i soggetti affetti hanno cute marrone chiaro) e l’influenza ormonale (la comparsa del melasma in gravidanza o in soggetti che assumono i contraccettivi orali ne sono testimonianza) sono sicuramente due importanti fattori.
Ma il ruolo fondamentale nello sviluppo di questa pigmentazione è l’ esposizione al sole. Tutte le lunghezze d’ onda delle radiazioni solari compreso lo spettro visibile sono in grado di indurre il melasma. Inoltre le radiazioni ultraviolette, causando la perossidazione dei lipidi nelle membrane cellulari, generano la formazione di radicali liberi che possono stimolare i melanociti a produrre melanina in eccesso.
La cura del melasma può riservare difficoltà legate in gran parte al livello a cui si colloca il pigmento: sarà infatti relativamente più agevole e rapida se la pigmentazione è epidermica. Il pigmento dermico invece, mancando una efficace terapia per rimuoverlo, impone tempi lunghi (mesi o anni). Tuttavia ciò non deve scoraggiare. Infatti la fonte del pigmento dermico è l’ epidermide: pertanto se si riesce a inibire la melanogenesi epidermica per un periodo sufficientemente lungo, il pigmento dermico non sarà sostituito e quindi, pur lentamente, si risolverà.
Fondamentale, qualunque sia il livello della pigmentazione, è evitare il sole, nel limite del praticabile, e usare protettori solari ad ampio spettro (SPF 15 o più) ogni mattino, tutti i giorni dell’ anno, indipendentemente se vi sia o meno il sole. Un giorno di esposizione al sole senza fotoprotezione può pregiudicare mesi di trattamento, specie in soggetti con tendenza alla forma dermica.
Utile anche l’uso di copricapo.
Alla fotoprotezione si affiancherà l’ uso di prodotti topici sbiancanti, oltre ad eventuali peeling superficiali nell’ intento di accelerarne la risoluzione attraverso una tenue esfoliazione.
Il successo della terapia richiede comunque grande disciplina e molta pazienza. Il melasma si sviluppa gradualmente ed anche la risoluzione è graduale: possono volerci mesi.

RIASSUMENDO

Che cos’è?
E’ una condizione cutanea caratterizzata dallo sviluppo sul viso di macchie marroni

In quali zone del viso?
Principalmente sul viso, sulla fronte, sul labbro superiore.

Come si presenta?
Si tratta di macchie di colore marrone uniforme, di forma irregolare, con margini netti che si accentuano in maniera marcata durante l’estate.

Può dare dei sintomi?
No.

Quali sono le cause?
Tre sono i fattori causali fondamentali: predisposizione genetica, attività ormonale e soprattutto esposizione al sole.

Chi ne è colpito?
Nella maggioranza dei casi le donne che stanno assumendo la pillola anticoncezionale o in stato di gravidanza: infatti il melasma viene anche definito “maschera della gravidanza”.

Come viene diagnosticato?
La diagnosi si basa sull’osservazione clinica.

Il cloasma è la stessa cosa?
Si. E’ il termine che spesso si usa per le pigmentazioni che si presentano sui viso delle donne gravide.

Ci sono rischi per chi vive a contatto con chi è affetto da melasma?
No, perchè non è contagioso.

Si può curare?
La cura del melasma non sempre è agevole. Fondamentale è l’uso di un protettore solare con SPF pari o superiore a 15, evitare l’esposizione solare e utilizzare schiarenti cutanei. Mai “il fai da te”, ma sentire il parere di uno specialista dermatologo.

Occorre tanto tempo per avere dei risultati?
La risoluzione è graduate: nell’ordine di mesi (talvolta tanti).

Si può prevenire?
Si può ridurre il rischio non assumendo la pillola ed evitando il sole oltre a proteggere la cute con un prodotto efficace. Ciò vale soprattutto per quelle donne nella cui famiglia vi sono già stati casi di melasma.

Il melasma può dare effetti a lungo termine?
No, è un problema puramente estetico

Luciano Schiazza -dermatologo
pubblicazione del 2003

LA PITYRIASIS VERSICOLOR

E’ l’ aspetto antiestetico che avvicina il paziente al dermatologo. Infatti non sono presenti sintomi soggettivi nè effetti sullo stato generale: la salute del soggetto è buona. La cute, talora sgradevole alla vista, contrasta quindi con la benignità della malattia che ha un nome curioso: Pityriasis versicolor (P.v.).

La Pityriasis versicolor deve il suo nome (versicolor) alla presenza di macchie multicolori: infatti accanto alla varietà acromizzante (chiazze biancastre) che raccoglie circa la metà dei casi ed è particolarmente evidente nei soggetti a cute scura e dopo l’esposizione al sole (il fungo esercita una azione inibitoria sulla pigmentazione), si possono osservare la varietà bruna (chiazze color bruno-camoscio, caffelatte) e la varietà eritematosa (chiazze rosate). Tali quadri clinici sono presenti nella maggioranza dei casi singolarmente; talora, molto più raramente, coesistono nello stesso paziente (soggetti a cute chiara non esposta al sole), dando origine alla varietà variopinta.
Accanto al colore, le macule di Pityriasis versicolor in fase attiva e non trattate, sono caratterizzate dalla presenza sulla superficie di minute squame che assomigliano a crusca (da cui il nome Pityriasis, dal greco pituron=crusca) che possono essere facilmente rimosse senza emorragia con un colpo d’unghia od una curette smussa (cosiddetto “segno del colpo d’unghia””scratch sign” per gli anglosassoni, “signe du coup d’ongle” per i francesi oppure “segno del truciolo” – “chip sign”, “signe du coupeau”-).
Le dimensioni delle macchie possono variare da pochissimi millimetri (1-2) a qualche centimetro (con forme ovalari o rotondeggianti), il numero degli elementi da pochi a decine e decine, l’ estensione da localizzata ad un segmento cutaneo a generalizzata su di una grande area cutanea.
Le sedi più comunemente interessate sono la parte superiore del tronco e del dorso e il collo. Meno frequentemente il viso (lungo l’attaccatura dei capelli), gli arti superiori ed inferiori, le pieghe cutanee (cavi ascellari, inguine, piega del gomito, cavo popliteo, solchi sottomammari), il pube, il pene, il seno.
L’agente causale della malattia (denominato Malassezia furfur, Pityrosporum orbicolare, Pityrosporum ovale) è un lievito lipofilo e lipido-dipendente (ossia necessita di grassi per vivere), saprofita della cute (ossia vive a spese della cute senza danneggiarla) ed in particolare del follicolo pilifero; è presente in un’altissima percentuale della popolazione sana. Poichè relativamente modesta è la percentuale di persone affette da Pityriasis versicolor rispetto ai portatori asintomatici (ossia senza manifestazioni cliniche della malattia) occorre che vi siano fattori favorenti che inducano il passaggio del lievito da saprofita a parassita patogeno (in questo caso vive a spese della cute danneggiandola).
Innanzitutto è da porsi l’assunto di una predisposizione genetica. Infatti in contrasto con la scarsa o nulla contagiosità del lievito (come è dimostrato dalle numerosissime coppie in cui la moglie od il marito ha la Pityriasis versicolor mentre l’ altro coniuge ne è esente), non è raro osservare nuclei familiari della medesima discendenza ammalati.
Su questo carattere individuale fondamentale se ne inseriscono altri, chiaramente favorenti:

1) i lipidi (grassi) cutanei (come detto in precedenza il lievito si nutre di grassi), sia di produzione delle ghiandole sebacee sia derivanti dalla decomposizione delle cellule della cute;
2) la secrezione sudorale influenza la crescita poichè, come ogni altro fungo, il Pityrosporum ha bisogno di umidità per crescere;
3) il clima caldo-umido.

Da quest’ insieme di fattori si comprende come:

A) le zone colpite dalla malattia siano quelle in cui sono presenti le ghiandole sebacee, ossia tutto il corpo tranne le piante dei piedi e il palmo delle mani (vedi punto 1 dei fattori favorenti);
B) siano affetti maggiormente soggetti con abbondante sudorazione, oppure persone che frequentino luoghi in cui essa sia stimolata (saune, palestre, ecc.) oppure indossino indumenti sintetici che mantengono umida la pelle (vedi punto 2);
C) nel nostro paese sia tipica la periodicità estiva (vedi punto 3): il clima caldoumido estivo infatti stimola la sudorazione e l’esposizione ai raggi ultravioletti la produzione di melanina, responsabile dell’abbronzatura e quindi di quel contrasto cromatico che è alla base dell’inestetismo della malattia.

Nella diagnosi dell’affezione bisogna tenere conto che non tutte le macchie bianche della cute sono Pityriasis versicolor. Capita spesso infatti che si presentino a visita persone erroneamente convinte di avere tale malattia. Ricordiamo ad esempio come la vitiligine, laPityrisiasi alba (tipica del volto dei bambini), le acromie lenticolari idiopatiche (presenti sulle gambe di persone in età matura, specie se con precedenti di prolungate esposizioni solari), le discromie che talora seguono l’abbronzatura simulino talora la Pityriasis versicolor La certezza della diagnosi si basa sull’ esperienza dello specialista dermatologo che può intuirla attraverso alcune caratteristiche della malattia oppure, in caso di dubbio, mediante un esame microscopico diretto delle squame cornee prelevate da una chiazza tramite delicato curretage o esaminando la cute del paziente, in ambiente buio, con la lampada di Wood (lampada a raggi ultravioletti di una determinata lunghezza d’onda): le lesioni di Pityriasis versicolor emettono una inconfondibile e tipica fluorescenza giallo-verdastra, permettendo altresì di scoprire macchie peraltro invisibili a occhio nudo.

La terapia della Pityriasis versicolor si basa sull’uso di farmaci da applicare sulla cute o da assumere per via orale, avendo presente che un ciclo di cura non ha efficacia perenne, data la tendenza a ripetersi della malattia, e che le cure e gli accertamenti dovrebbero essere preferibilmente opera dello specialista dermatologo.

Luciano Schiazza -dermatologo
pubblicazione del 2003

LA MALATTIA MANI PIEDI BOCCA

La trasmissione della malattia avviene per contatto diretto con secrezioni nasali, orali o materiale fecale di persona infetta, la cui contagiosità è massima nella prima settimana di malattia.

Nei nostri climi tende a manifestarsi nella stagione temperata, specialmente tarda estate-inizio autunno.
I più colpiti sono i bambini sotto i 10 anni di età, anche se chiunque potenzialmente può essere infettato.
Il periodo di incubazione (che intercorre tra il contagio e la comparsa dei sintomi) è in media di 3-6 giorni.
I primi segni della MMPB sono generici quali febbre (in media 38.3°C), scarso appetito, sensazione di malessere, dolori addominali. Dopo 1-2 giorni dall’inizio della febbre compare l’enantema che si localizza sulla lingua (44% dei casi), sulle gengive, sulla parte interna delle guance, sul palato. Si tratta di macule rosse che evolvono in vescicole su base rossa. Raramente però è possibile vederle poichè esse facilmente si rompono lasciando rosioni dolorose al punto di causare spesso difficoltà ad alimentarsi.
L’eruzione nella cavità orale precede la comparsa delle lesioni cutanee che tipicamente si localizzano alle mani (regione palmare), ai piedi (regione plantare) ed alle natiche. Anche qui compaiono dapprima maculopapule rosse di 2-10 mm. che al centro si trasformano in vescicole grigiastre caratteristiche: infatti sono ellittiche con l’ asse maggiore disposto parallelamente alle linee di tensione cutanea: non sono pruriginose.
Nel giro di 7-10 giorni vi è la guarigione spontanea.
Occasionalmente il paziente può presentare febbre alta, intenso malessere, diarrea e artralgie; raramente si associa una meningite asettica o virale.
In caso di infezione della donna nel 1° trimestre di gravidanza vi può essere aborto spontaneo o ritardo di crescita intrauterina.
Non esiste terapia specifica per tale malattia. L’intervento medico si limita a porre sollievo alla febbre o agli eventuali dolori delle ulcerazioni in bocca.
Riassumendo

Come si trasmette?
E’ un’infezione virale
Qual è la causa?
E’ causata comunemente dal coxsackievirus A16, appartenente agli enterovirus.
E’ contagiosa?
Si
Come si trasmette?
Per contatto diretto con secrezioni nasali e/o orali o materiale fecale di persona infetta.
Quanto dura l’incubazione?
3/6 giorni in media
Chi colpisce?
Chiunque, ma più frequentemente i bambini sotto i 10 anni di età
Quando?
Solitamente tarda estate-inizio autunno.
Come si manifesta?
Esordisce con sintomi generici quali febbre lieve, scarso appetito, malessere, dolore addominale.
Dopo 1-2 giorni compaiono le lesioni in bocca, tipicamente erosioni dolorose. Dopo altri 1-2 giorni compaiono sulle regioni palmari e plantari ed anche alle natiche lesioni, tipiche vescicole ovolari disposte parallelamente alle linee di tensione cutanea.
E’ una malattia grave?
Di solito no
Qual è il decorso?
Di solito si risolve spontaneamente in 7/10 giorni
Vi sono complicazioni?
Raramente. Occorre comunque seguire il paziente durante la malattia per eventuali segni di meningite.
Com’è la prognosi?
Eccellente.
Come si cura?
Non vi è terapia specifica. Al bisogno, sintomatici per la febbre e per le erosioni in bocca.
La malattia può recidivare?
Si, se la nuova infezione è causata da un enterovirus diverso da quello che ha determinato il primo episodio.
Il bambino può continuare a frequentare la scuola?
Si, in quanto non è contemplato l’allontanamento del bambino dalla scuola; tuttavia sarebbe bene evitare situazioni di stretto contatto con altri bambini, per ridurre la diffusione della malattia.

Infine è bene ricordare che…

…il virus può essere presente nelle feci del paziente per un mese.
…non si devono rompere le bolle (per ridurre la diffusione del virus)
…il paziente e i famigliari devono lavare frequentemente e con accuratezza le mani.

Luciano Schiazza – dermatologo
pubblicazione del 2003