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L’ARIA CHE RESPIRIAMO

L’aria che respiriamo nelle città contiene insidiosi ed invisibili “VELENI”: Vapori, Gas, Fumi, Polveri. Alcuni di questi termini possono sembrare sinonimi, invece non lo sono ed anche nel confronto del nostro organismo lo aggrediscono in maniera diversa.
VAPORE: prodotto nell’aria da particelle di liquido in ebollizione
GAS: sostanza allo stato aeriforme pura o miscelata ad altre sostanze ma anch’esse allo stato aeriforme.
FUMI: dispersione di particelle solide in gas o vapori.
POLVERI: piccole particelle di sostanza solida.
Di fronte alla massiva aggressione di tanti inquinanti l’organismo mette in atto sistemi di difesa di tipo fisico, chimico o immunologico che hanno funzione di blocco alla penetrazione degli inquinanti. Il prevalere di un meccanismo rispetto all’altro è fortemente legato alla natura dell’inquinante, ma anche alle sue dimensioni ed alla forma fisica; essa determina infatti la diversa penetrabilità nelle vie aeree e quindi la profondità della sede raggiunta e conseguentemente anche la sede del processo morboso generato.
La natura chimica della sostanza inalata è prevalentemente responsabile del tipo di patologia indotta, anche se ad essa concorrono anche la concentrazione dell’inquinante ed il tempo di esposizione e le caratteristiche individuali del soggetto.
L’irritazione suul’organismo quindi può avvenire sia a livello esterno (cute, ochii, ecc.) sia a livello interno (polmini, bronchi, organi interni ecc.) infatti gli inquinanti possono essere assorbiti e depositati in altri tessuti, dando poi luogo alla comparsa di sintomi anche a distanza di tempo dall’ avvenuta esposizione.
Se pensiamo che ogni giorno respiriamo 10-20 mila litri di aria, ci rendiamo conto che il suo inquinamento può avere conseguenze estremamente gravi sulla nostra salute.
Infatti l’organismo che viene a contatto con un agente inquinante (e quindi lo riconosce come cosa esterna all’organismo stesso ) attiva il complesso sistema immunitario, di cui siamo dotati, che è deputato al riconoscimento e all’eliminazione delle sostanze estranee potenzialmente o di fatto nocive.
Studi condotti a Filadelfia negli anni 1973-82 hanno messo in evidenza che la mortalità giornaliera era aumentata del 7% per ogni 100 microgrammi/m3 di aumento giornaliero di particelle inquinanti sospese nell’aria e del 5% per ogni 100 microgrammi/m3 di aumento giornaliero di anidride solforosa.
A questo proposito sono da – ricordare come eventi particolarmente esemplificativi, proprio perchè hanno avuto conseguenze catastrofiche, le concentrazioni di elevate quantità tossiche verificatesi in Belgio nel 1930 (valle della Mosa), in Pennsylvania nel 1948 (Donora) e in Inghilterra nel 1952 (Londra) dove una settimana di smog fitto ha fatto salire vertiginosamente il numero dei morti; sono stati stimati 4000 morti in più in 5 giorni.
Si parla in questi casi di uno “smog di tipo invernale” che aggrava le condizioni dei soggetti già afflitti da patologie croniche cardio-respiratorie; invece lo ” smog di tipo estivo” è responsabile di effetti acuti anche in persone sane e giovani.

L’ AEROBIOLOGIA
Ovvero come controllare l’inquinamento biologico dell’aria
In realtà l’ aerobiologia comprende anche altri settori; è la scienza che studia le sorgenti, la dispersione e l’impatto degli organismi biologici presenti in atmosfera ed i loro effetti in ambienti confinati e aperti.
Le particelle biologiche presenti in atmosfera, alcune delle quali capaci, anche a basse concentrazioni, di causare ingenti danni alla popolazione umana, animale e vegetale, sono state oggetto di studio, fin dai tempi remoti, da parte di illustri ricercatori come Spallanzani, Pateur, Miquel.
Ma solo dal 1972, nell’ ambito dell’ IBP (International Biological Program), è stato sviluppato un programma di collaborazione internazionale sull’ aerobiologia senza il quale probabilmente la stessa avrebbe continuato ad essere un settore scientifico dai contorni sfumati.
Per quanto riguarda l’Italia in particolare, il primo centro di monitoraggio aerobiologico è sorto nel 1974 a Bologna, presso l’Istituto di Fisica dell’ Atmosfera del CNR , coordinato dal dr. Mandrioli.
Con il passare degli anni, altri Centri- una ottantina- si sono aperti lungo tutta la Penisola; fanno capo alla AIA (Associazione italiana di Aerobiologia) fondata nel 1985 ancora a Bologna.
Oggetto delle ricerche sono la provenienza e la modalità con cui le particelle vengono liberate nell’atmosfera, la produzione delle particelle biologiche, la loro permanenza ed il loro trasporto da parte dell’ aria, la deposizione dei corpuscoli sulle varie superfici.
Ovviamente le particelle studiate non svolgono solo effetti negativi sull’ambiente.
Il polline, ad esempio, è utilissimo perchè permette la riproduzione delle piante, ma può essere fastidioso nei confronti di alcuni individui che soffro di allergia.
In questa nostra trattazione ci occupiamo solo degli effetti indesiderati ed in particolare degli effetti indesiderati sull’uomo.
Ecco che vengono ad essere interessati campi importanti quali quello delle malattie infettive diffuse da batteri aerotrasportati, malattie respiratorie allergiche causate dall’inalazione di particelle allergeniche e l’inquinamento dell’ aria.

DENTRO E FUORI CASA
Due realtà in qualche modo contrastanti; sembrerebbe logico pensare alla “casa dolce casa” come nido tranquillo e sicuro … ecco invece che anche l’abitazione, soprattutto se moderna, genera ancora pericolo.
Nell’ ultimo decennio è emerso che anche gli ambienti domestici e gli uffici, lungi dall’essere una protezione, sono impregnati di inquinanti d’origine chimica o biologica, talvolta presenti addirittura in concentrazioni superiori a quelle rilevate all’esterno.
I nuovi materiali impiegati nella costruzione e nell’arredo, i sistemi di condizionamento d’aria, persino le suppellettili e gli stessi prodotti per la pulizia, possono sprigionare sostanze irritanti, alle quali risultano evidentemente più esposti casalinghe, bambini, anziani e ammalati.
Ma allora quando possiamo considerare l’aria pura, priva di inquinamento?
Quando non vi siano alterazioni delle caratteristiche chimico-fisiche, determinate sia da variazioni di concentrazione dei suoi normali costituenti come, e soprattutto, dalla presenza di sostanze estranee (di origine fisica, chimica o biologica) alla sua composizione normale, in grado di determinare effetti di danno e/o malattia all’uomo ed agli organismi viventi”.
Pensare poi di respirare aria pura fuori casa è assolutamente impossibile se si abita in agglomerati urbani.
Respirare nelle principali città italiane equivale a fumare 60 sigarette al giorno.
Le particelle tossiche sospese nell’ aria, sono tra gli inquinanti più pericolosi e di difficile misurazione sistematica, infatti mentre il controllo delle emissioni di tipo industriale è facilitato dal carattere locale di questo tipo di sorgente inquinante, il monitoraggio dell’inquinamento da traffico e da riscaldamento domestico è più complesso a causa della sua distribuzione su tutto il territorio.
Ovviamente le condizioni atmosferiche giocano un ruolo determinante sulla diffusione di questo tipo di inquinamento.

LE CITTA’ SI INGRANDISCONO
Un’idea della rapidità con cui avvengono i processi di urbanizzazione ?
In trent’anni la popolazione delle città è quasi triplicata passando da 700.000.000 a 1.900.000.000 di persone con crescite spettacolari soprattutto nelle metropoli del Terzo
Mondo.
Nel 1970, 11 città delle Nazioni in via di sviluppo avevano oltre 5 milioni di abitanti. E’ possibile che questo numero aumenti fino a 35 entro l’anno 2000.
Di queste 35 si suppone che 11 avranno tra i 20 e i 30 milioni di abitanti. Ma un quarto di tutti gli essere umani vive in condizioni di povertà e la maggior parte abita in ghetti e bidonvilles nelle città del Terzo Mondo.
Queste cifre con così tanti zeri danno un’idea della vastità del problema della salute nelle città coinvolgendo una serie infinita di elementi: dalla qualità insufficiente delle abitazioni alle risorse scarse e mal distribuite, dalle politiche governative poco efficaci all’aumento della criminalità. E città tanto densamente popolate non possono che avere aria e acqua inquinate.

SINDROME DELL’ EDIFICIO MALATO
Ovvero in casa ci avveleniamo con … … la cottura dei cibi, la combustione della fiammella dello scaldabagno, il fumo del tabacco, i mobili laminati di formica,” i tessuti e i materiali isolanti, la moquette ed i prodotti di pulizia ….
Sembra strano, invece è proprio così. Queste cose così abituali, che fanno parte della vita di tutti i giorni, liberano una miriade di composti chimici gassosi e potenzialmente pericolosi.
Tuttavia raramente, e solo quando si realizzi un’esposizione di lunga durala, gli inquinanti domestici (con esclusione del fumo) danno luogo a tumori polmonari.
Oltre ai sintomi locali, la cattiva qualità dell’aria ambiente può determinare sintomi di tipo generale ed aspecifico quali cefalea, nausea, fatica, irritabilità, appunto quella che si chiama sindrome dell’edificio malato.

ASBESTO: rallenta l’attività dei macrofagi (cellule che hanno il compito di fagocitare (“mangiare”) gli elementi estranei al corpo). E’ impiegato oltre che nella costruzione dei freni, anche in alcuni materiali per l’edilizia.

AZOTO OSSIDO deriva da combustione delle cucine a gas, stufe a cherosene ecc. ; inoltre la sua concentrazione è potenziala dalla quota che giunge dall’esterno e che è particolarmente rilevante nelle zone ad alto inquinamento.
Svolge azione inibitrice nei confronti di alcuni linfociti.

FORMALDEIDE: si libera dai materiali di costruzione delle suppellettili e dai prodotti per la pulizia.
Fa parte del gruppo dei composti organici volatili (VOC) la cui concentrazione raggiunge valori preoccupanti nelle costruzioni Particolarmente ermetiche.

FUMO DI TABACCO: riduce la proliferazione delle cellule più attive nella difesa dell’organismo (cellule killer), così come provoca una diminuzione di immunoglobuline o anticorpi circolanti.
Le sigarette sono il più importante fattore di rischio per il cancro polmonare (il 85% è attribuibile al fumo).

ACARI: causano asma allergico; sono in essi racchiusi i principali allergeni responsabili della sensibilizzazione allergica indicata una volta come” polvere di casa”.
In effetti gli acari a cui ci riferiamo (Dermatophagoides) sono presenti particolarmente nelle polveri degli ambienti in cui vive l’uomo. Infatti le condizioni ambientali ottimali per la loro colonizzazione, sono le stesse che determinano il “confort” ambientale dell’ uomo.
E per questo colonizzano facilmente nei materassi, nelle coperte, nei cuscini ecc., tanto che
in passato il disagio provocato da questi acari era chiamato “allergia alla lana o alla piuma”. Inoltre la loro sensibilizzazione nei confronti delle persone allergiche continua nel tempo e recentemente è stata individuata la “flogosi minima persistente”; cioè è stato dimostrato che in soggetti sensibili, anche in periodo di assenza dei sintomi, se esposti a sia pur basse quantità di allergene, esiste uno stato di infiammazione moderata a livello delle mucose nasali e congiuntivali.
Ciò starebbe a significare che il danno ai tessuti esiste anche quando non sono presenti
sintomi clinici; e non è da escludere che studi più approfonditi dimostrino che lo stesso
vale anche per gli altri inquinanti.

BATTERI: proliferano soprattutto negli impianti di aria condizionata creando veri e
propri bio-aerosol.
In genere le concentrazioni di aerosol biologico presenti in un determinato ambiente sono
destinate ad incrementarsi nel tempo ed a distanza dalla sorgente iniziale, in quanto le stesse sorgenti biologiche tendono a diffondersi ed incrementarsi, per un processo di colonizzazione.

FUNGHI: causano asma allergico; anch’ essi si trovano con facilità degli impianti di aria
Condizionata.

POLLINI: causano asma allergico; sono legati alla stagionalità ed è quindi importante conoscere per ogni periodo quali siano i pollini potenzialmente dispersi nell’ aria e causa di allergia.
Il granulo di polline quando viene liberato dalla pianta madre è altamente disidratato e contiene, nelle due pareti che lo circondano e nel citoplasma, proteine che, a contatto con le mucose, vengono liberate in un tempo brevissimo e provocano reazioni allergiche in soggetti sensibili.
Il problema della liberazione nell’ aria sia delle spore dei funghi che dei pollini delle piante, il ciclo vegetativo delle piante, correlato con i fattori ambientali climatici, sono oggetto di studio da parte dell’ aerobiologia.

POLVERE :che essendo ricca di acari, batteri e funghi, provoca pneumopatie da ipersensibilità.
Inoltre ad acari, batteri e funghi dobbiamo l’insorgenza di patologie infettive.
Perchè la situazione si è aggravata soprattutto negli ultimi decenni?
La ragione sostanziale è che le innovazioni progettuali e di impiantistica introdotte dalla architettura contemporanea dai primi anni ’70 al fine di ridurre i consumi energetici e le fughe di calore hanno comportato l’impiego di nuovi materiali e strutture tese a rendere ermetiche le abitazioni, nonché il sistema di condizionamento dell’aria.
La riduzione al minimo dei ricambi d’aria, la chiusura ermetica delle finestre, la liberazione di sostanze chimiche dai materiali di costruzione e dall’ arredo sono i fattori riconosciuti che portano all’accumulo all’interno delle case di inquinanti di natura diversa che spesso raggiungono concentrazioni superiori a quelle rilevabili nell’’ aria delle città.

L’AMBIENTE DI LAVORO
E se fino ad ora abbiamo pensato all’ambiente chiuso come ad una abitazione, pur tuttavia non dobbiamo dimenticare che anche officine, laboratori, uffici, banche, alberghi, cinema, ristoranti, negozi, magazzini, auto, treni, navi ecc, sono veri e propri ambienti chiusi in cui il problema dell’inquinamento atmosferico si fa sentire in maniera più o meno pressante a seconda dei casi ma che comunque rappresenta un problema da risolvere.
Alcuni gruppi di popolazione sono particolarmente a rischio poiché particolarmente sensibili all’azione degli inquinanti: individui in giovane età, anziani, soggetti immunodepressi soprattutto se esposti a particolari sostanze durante la loro attività lavorativa. Particolarmente allarmante è la presenza nell’ambiente di vita o di lavoro di sostanze riconosciute come cancerogene, per le quali la dose assorbita, e quindi il rischio globale, per l’individuo dipendono dalla sommazione tra le quote derivanti dalle diverse vie di assorbimento (aria, acqua, alimenti) e quelle derivanti dalle esposizioni in ambienti diversi.
La relazione tra esposizione continua a basse concentrazioni di inquinanti e deterioramento delle condizioni di salute può essere indirettamente rilevata da indicatori di morbosità come l’aumento dell’ assenteismo per malattia o il numero di ricoveri in ospedale.
U n indicatore pi ù diretto è dato dalla rilevazione dell’­incidenza nella popolazione di patologie note per ricono­scere nella loro origine anche cause corre late con l’am­biente di vita quali le pneumopatie croniche ostruttive, l’asma bronchiale, le patologie cardiovascolari e le neoplasie polmonari.
Va detto peraltro che tali patologie riconoscono un’ origine multifattoriale nella quale non è sempre possibile distinguere il ruolo dell’ esposizione ad inquinanti dal ruolo giocato dai fattori individuali.

PREVENZIONE
L’inquinamento atmosferico è particolarmente pericoloso per alcuni soggetti a rischio: bambini, asmatici, fumatori, bronchitici cronici e soggetti con una funzione polmonare già alterata.
Particolarmente pericoloso per chi non è abituato a vivere in ambiente inquinato è trovarvicisi immerso improvvisamente.
Esiste infatti una risposta individuale nei confronti di gas inquinanti e bisogna quindi tener conto del fenomeno della tolleranza o adattamento (capacità dei soggetti, precedentemente esposti a dosi subletali dei gas, di tollerare successivamente una dose maggiore) .
Tale tolleranza acquisita non esiste in chi non è già venuto in contatto con il materiale inquinante, lo stesso dosaggio sopportato dal primo gruppo sarebbe invece letale per gli altri.
E’ quindi importante sottolineare il ruolo primario affidato alla profilassi: sia per quanto riguarda l’insorgenza della malattia che per la sua progressione.
E’ quindi importante, a livello collettivo avere normative mirate e controllate; a livello individuale sottrarre la persona all’ambiente sfavorevole; a livello terapeutico privilegiare l’uso di molecole in grado di opporsi all’azione ossido- riducente dei gas inquinanti e alla cascata delle reazioni flogistiche.

I BRONCHI
I bronchi hanno il compito di trattenere tutti gli agenti contenuti nell’aria (batteri, virus, polline, gas inquinanti) per difendere l’apparato respiratorio da aggressioni esterne.
Ciò avviene attraverso la produzione di muco bronchiale, una specie di ” vernice protettiva” che ricopre le vie aeree e viene continuamente prodotta e rimossa dalle cellule ciliate.
Quando gli aggressori contenuti nell’aria superano livelli accettabili, la risposta difensiva dei bronchi si manifesta con una maggiore produzione di muco, che diventa più denso del normale. Di fronte ad una aggressione costante, la produzione del muco aumenta, causando però un rallentamento, fino alla stasi della rimozione del muco da parte delle cellule ciliate, alla perdita di cilia o addirittura di cellule ciliate.
Come abbiamo visti in precedenza, l’arrivo di un agente inquinante allerta il sistema immunitario che a livello polmonare può dividersi in branca specifica ( T e B Linfociti, anticorpi~ recettori) e branca aspecifica (macrofagi, granulociti).

DANNI BRONCHIALI
I danni da agenti inquinanti possono essere di gravità e di significato diverso. Per semplicità proponiamo una classificazione:
DANNI ACUTI sono determinati soprattutto dalla concentrazione dell’agente inquinante; si suddividono ancora in:
Acuti Lievi, che si manifestano con tosse, espettorato, dispnea da dolore retrosternale o da “respiro corto”.
Acuti gravi, che sono rappresentati da edema polmonare acuto e emotisi.
DANNI CRONICIsono rappresentati da bronchite cronica, asma bronchiale, enfisema polmonare. Sono determinati soprattutto dal tempo di esposizione.
La bronchite è definita cronica quando i sintomi (tosse e ipersecrezione bronchiale) si manifestano per almeno tre mesi l’anno e per almeno due anni consecutivamente.
Il processo infiammatorio, presente anche nelle forme più lievi della malattia, prevede l’intervento di numerose cellule e mediatori (mastociti, linfociti, macrofagi, neutrofili, ecc). La persistenza di una situazione flogistica delle vie aeree si traduce in una persistenza di iperreattività bronchiale , conferendo carattere di cronicità alla malattia che con il tempo perde il suo carattere di reversibilità.
La sua importanza è andata sempre aumentando in questi anni, e oggi colpisce non meno del 5% della popolazione adulta ed il 10 % di quella in età pediatrica (i 2/3 sotto i 5 anni).
Ma c’è di più. Nonostante la disponibilità di trattamenti farmacologici efficaci, indubbiamente più validi rispetto al passato, si è avuto un incremento di mortalità per asma in buona parte dei Paesi Occidentali.
In Italia per esempio, il numero dei decessi per asma si è triplicato negli ultimi 10 anni, passando da 726 a 2341 casi.
Recentemente si è costituito il “Gruppo di Studio sull’ Asma” , formato da esperti di diverse discipline (pneumoligi, pediatri, allergologi ed immunologi clinici).
Il gruppo non si pone come organismo scientifico alternativo a quelli già esistenti, ma vuole rappresentare uno strumento al loro servizio, rendendo possibile la comunicazione e l’informazione tra specialisti e medici di famiglia.
Altra tipica reazione all’inquinamento è la “pneumopatia da ipersensibilità” .
Il meccanismo è rappresentato da una flogosi delle vie distali, (alveolite) che si riaccende ad ogni esposizione all’ agente e tende a cronicizzare.

LA CURA
Un importante meccanismo di azione svolto dagli inquinanti, soprattutto quelli chimici, è di tipo irritativo; la reazione a livello delle vie aeree è la flogosi della mucosa.
Questa situazione dà luogo ad una riduzione delle difese locali, con una più elevata permeabilità per gli altri agenti patogeni, dotati di ipotetica capacità di infettare o di dare luogo a sensibilizzazione allergica.
Il rapporto di attività fra agenti tossico-irritanti ed allergeni è di grande interesse ed ancora in parte non conosciuto.
D’altra parte la condizione infiammatoria rappresenta di per se stessa un importante processo morboso, che può dare luogo a manifestazioni respiratorie diverse. Fra i farmaci antinfiammatori specificatamente più usati in campo respiratorio, vanno ricordati il Disodiocromoglicato, il nedroconile sodico ed i corticosteroidi. Recentemente è stata messa in commercio una molecola con durata d’azione di circa 12 ore.
E’ evidente come nell’asma bronchiale questa possibilità terapeutica risulti interessante, soprattutto quando si voglia garantire l’assenza di accessi asmatici durante il riposo notturno, ma anche quando si voglia ridurre la reazione asmatica nei confronti dei prevedibili, ma non evitabili, stimoli asmigeni.
Ovviamente altra terapia può essere rappresentata dai vaccini specifici, ma questi non possono essere oggetto di questa trattazione.
E’ bene ricordare anche i broncodilatatori quali Teofillina e Ipratropium che si oppongono all’effetto broncocostrittore del biossido di zolfo.
Si impiegano anche farmaci “muco-attivi” quali la Nacetilcisteina, la Stepronina e la Tiopronina che svolgono una attività riducente nei confronti degli agenti ossidanti quali ozono e biossido d’azoto.

INQUNIMAMENTO DELL’ARIA E PATOLOGIA UMANA
E’’ il primo tentativo organico ed ambizioso di costruire uno strumento di lavoro che contribuisca a sviluppare un’ area culturale comune tra medicina ed ecologia, raccogliendo in un unico volume tutti i contributi scaturiti da un inedito confronto tra esperti della salute e tecnici dell’ambiente.
Ogni giorno respiriamo “veleni” senza sapere fino a che punto possono compromettere la nostra salute. Da questa incognita, da questa imperdonabile lacuna, è derivata la volontà di affrontare e approfondire un argomento di interesse vitale.
Questo libro è un utile strumento anche di lavoro per tutti coloro che operano nel settore i quali devono aver chiari i contenuti, ma anche i limiti e le inadeguatezze delle attuali conoscenze e normative.
I Medici ad esempio sono chiamati a valutare diversamente le patologie di tutti i giorni, una parte delle quali va imputata con maggior precisione e consapevolezza all’inquinamento ambientale.
Talora le norme inadeguate portano illusioni: per il rischio cancerogenicità, per esempio, non esiste un tetto al di sotto del quale si può stare sicuri.

Principali sorgenti degli inquinanti dell’aria negli ambienti confinati

 

FONTE

AGENTI

materiali da costruzione radon, absesto, fibre minerali
materiali di rivestimento composti volatili organici, contaminanti biologici
arredamento formaldsìeide, composti volatili organici
rivestimenti in legno pentaclorofenolo, altri antiparassitari
materiali isolanti asbesto, fibre minerali, composti volatili organici
apparecchi per la combustione gas (NOx, Sox, CO, O3) idrocarburi policicli
prodotti per la pulizia composti volatili organici, fluorocarboni
impianti di condizionamento batteri, funghi, virus
persone, animali domestici, piante batteri, funghi, virus, pollini bioscrementi antiparassitari
fumo di sigaretta gas, idrocarburi policiclici, particelle respirabili, composti volatili organici
acqua cloro, radon, composti volatili organici
aria esterna particelle, gas, contaminanti biologici, antiparassitari
fotocopiatrici polveri, composti organici, 03

 

(da: Maroni, Atti 53° congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro, Stresa, 1990, modificata)
CONCLUSIONE
Il controllo dell’inquinamento è un obiettivo primario per i Paesi ad elevata industrializzazione anche se non di facile realizzazione sia in termini pratici che politici.
Per quanto concerne i primi, decidere quali siano i livelli accettabili di inquinamento per la salute pubblica, non è semplice. Studi pubblicati recentemente su autorevoli riviste scientifiche hanno dimostrato che anche l’esposizione a livelli molto bassi e normalmente accettati di inquinamento, urbano e anche domestico, è associata ad un aumento della morbilità respiratoria. Così come per il rischio di radiazioni jonizzanti, anche in questo settore, quindi l’abbattimento del rischio e delle concentrazioni degli inquinanti nell’ atmosfera delle grandi città deve essere il più radicale possibile.
Ne consegue che assumono grande importanza le stazioni di monitoraggio di cui abbiamo parlato all’inizio di questa trattazione.
Molte di esse mantengono attivo il campionamento degli aeroallergeni per tutto l’anno; tutte comunque operano nel periodo che va dall’ ultima settimana di febbraio alla seconda di ottobre.
Ad esempio le previsioni dei pollini vengono diffuse sui quotidiani, su Televideo a pag 646, ed è anche a disposizione un numero verde 1678-54050 a cui possono accedere preferenzialmente i medici.
Ad esempio le previsioni dei pollini vengono diffuse sui quotidiani, su Televideo a pag 646, ed è anche a disposizionene un numero verde 1678-54050 a cui possono accedere preferenzialmente i medici.
Da queste informazioni non derivano solo decisioni in campo sanitario: modalità, tempi e dosaggi da impiegare nella profilassi e nel trattamento della pollinosi, ma vengono anche dirette le scelte operative da attuare, ad esempio, nella realizzazione di parchi e giardini sia pubblici che privati.

Angelo Bodrato
farmacista
i dati riportati in questo SPECIALE sono stati desunti da:
“Asma Cronico: linee guida per il trattamento”
“Inquinamento dell’ Aria e Patologia Umana”
“Le Broncbiti: Azioni Patogene dell’inquinamento”
Pubblicazione Febbraio 1993

POSTURA, DIAFRAMMA E CERVICALGIE

In questo lungo processo, grande attore protagonista è il diaframma, muscolo principale della respirazione, situato fra torace e addome, a forma di grande cupola asimmetrica. Essendo costituito da tessuto muscolare, esso è soggetto alle stesse leggi di qualsiasi altro muscolo. Nel corso del tempo, cioè, a causa di stress, tensioni prolungate, un’ attività fisica inadeguata, ansie ed angosce, anche il diaframma diventa “retratto”.
E può quindi diventare responsabile di algie.
Ma come può avvenire ciò?
La spiegazione sta nel fatto che ogni muscolo è capace, nelle sue funzioni quotidiane, unicamente di contrarsi e decontrarsi. Cioè non è assolutamente in grado di “riallungarsi”, di riportarsi in modo autonomo nella posizione originale, se non per mezzo del muscolo antagonista.
Ciascuno di noi ha avuto modo di osservare, e magari sperimentare, come un qualsiasi muscolo venga progressivamente limitato nelle sue funzioni e nella possibilità di movimento, nel caso in cui si trovi costretto a rimane per troppo tempo fissato in una posizione (come ad es. un braccio ingessato o una parte del corpo immobilizzata per una frattura). Questo accade perché i sarcomeri, unità che permettono la contrazione dei muscoli, rimangono “imprigionati”, “cementati” dal tessuto connettivo che avvolge il muscolo.
Quando un muscolo è rimasto troppo a lungo contratto, passa alla condizione fissa di “retratto”, cioè definitivamente accorciato, per cui non riuscirà più a “riallungarsi” per mezzo del muscolo antagonista, ma solo ed unicamente con particolari tecniche di “allungamento muscolare globale decompensato”.
Inoltre, poiché ogni muscolo scavalca almeno un’articolazione, se diventa “retratto” svilupperà inevitabilmente azioni di compressione su quell’ articolazione. In aggiunta, per effetto delle “catene muscolari”, ogni singolo muscolo retratto andrà ad agire anche su articolazioni non direttamente a lui connesse, senza che si colga un’ apparente relazione.
Per catene muscolari si intendono quei muscoli che, per il modo in cui interagiscono l’uno sull’altro (prima che un muscolo termini con il suo punto di inserzione, ne parte un altro con il suo punto di origine e così via), trasmettono la loro azione meccanica non solo nel punto di elezione, ma anche sull’intera struttura scheletrica. A questa legge non sfugge neppure il diaframma; se le sue fibre sono diventate retratte, significa che i suoi estremi si sono dovuti ravvicinare, così che ne risulterà inevitabilmente anche una modificazione delle sue funzioni. La cupola si ritroverà più bassa e tesa rispetto alla posizione ideale e la sua capacità ventilatori a verrà inevitabilmente modificata; quindi la sua funzione risulterà compromessa.
L’effetto di tale compromissione agirà su più livelli: esaminiamoli.
Un diaframma teso e retratto, oltre al fatto primario di perdere una parte della sua “corsa”, comprimerà costantemente lo stomaco, andando a disturbare le sue funzioni. Un punto limite per tale disturbo potrebbe essere l’ernia jatale.
Inoltre un diaframma retratto creerà compressioni su tutto l’apparato digerente, disturbandone le funzioni, infatti comprimendo l’addome, si creano congestioni, che determinano spesso difficoltà al circolo venoso nella sua risalita dagli arti inferiori. Anche il sistema linfatico ne risentirà negativamente, mancando di quella compressione e depressione sulla cisterna di Piquè. Il diaframma, essendo intimamente connesso al cuore attraverso il legamento frenopericardico, quando è teso traziona tale legamento più in basso del dovuto, creando sgradevoli sensazioni nella zona cardiaca (disagi e dolori).
La colonna verrà disturbata perché il diaframma si inserisce su di essa attraverso i suoi potenti pilastri nella zona lombare; per questo motivo, ad es., alcune persone rimangono con la schiena bloccata durante uno starnuto. Se il diaframma agisce scorrettamente, col tempo il torace stesso potrà deformarsi.
Ma una scarsa funzione del diaframma, che significa in primo luogo scarsa respirazione, obbligherà i muscoli respiratori accessori del collo e delle spalle ad agire al posto del diaframma stesso. Questo continuo sovraccarico di lavoro e di tensione per i muscoli accessori, che in realtà è previsto solo in particolari casi (corsa, sforzo fisico, etc.), provocherà inevitabilmente la compressione e lo schiacciamento di tutto il tratto cervicale, che tali muscoli, appunto, scavalcano. E se le cervicali vengono deformate, sicateneranno seri problemi alle spalle ed al collo: cervicalgie, artrosi, protrusioni, cervicobrachialgie,spalle dolorose, etc.
Risulta con evidenza, quindi, come una corretta respirazione sia davvero fondamentale per godere di buona salute. Tuttavia non è sufficiente ripetere alle persone le solite frasi fatte: respirate a fondo, usate il diaframma, etc. Bisogna far conoscere dettagliatamente il funzionamento del diaframma e come va allenato, come si possono ripristinare le funzioni che ha perduto.
Quando ci si trova di fronte ad un diaframma alterato bisogna trattarlo in modo particolare, ricorrendo, se necessario, a manovre specifiche, che devono venir eseguite in postura corretta con il metodo dell”allungamento muscolare globale decompensato”.
Attraverso questo metodo, che si avvale dell’utilizzo di specifici attrezzi, si va a scoprire quali sono i muscoli principalmente retratti e si procede ad allungarli senza creare compensi o disagi in altre parti del corpo. Infatti, è cosa risaputa che quando si cerca di allungare un muscolo in una parte del corpo, per effetto delle catene muscolari tutte collegate tra loro, si provoca inevitabilmente l’accorciamento di altri muscoli situati in altre parti del corpo. Per questo motivo una terapia, se non è corretta o adeguata, a volte può semplicemente “spostare” il problema da una parte ad un’altra del corpo, senza risolverlo.

Daniele RAGGI
Posturologo, Chinesiologo.
Docente per il Modulo di Scienze
Motorie e Riabilitative,
la Facolta di Medicina e Chirurgia,
Università La Sapienza di Roma
Pubblicazione Maggio 2003

L’AMORE DOPO IL BISTURI

Quando operarsi
Quando si è pienamente convinti che sia proprio il “difetto” agli organi genitali ad inibire l’approccio con il sesso. E’ importante inoltre essere sicuri che il rifiuto od il disagio nell’ intimità con il partner svaniranno dopo una tale operazione.
A chi rivolgersi
In Italia non sono molti i centri specializzati nella chirurgia del sesso. Gli interventi sulla donna possono essere praticato da un chirurgo plastico o da un ginecologo. Quelli sull’uomo, dal chirurgo plastico, dall’urologo o dall’andrologo. Prima di sottoporsi ad un intervento che in qualche misura andrà a modificare gli organi sessuali, è consigliabile la consulenza del sessuologo.
Come si svolgono gli interventi
La maggior parte degli interventi sui genitali viene eseguita in anestesia locale. Il regime è quello del day hospital: il paziente, al termine dell’operazione, resta in clinica per un paio d’ore e poi viene subito dimesso.
Questa formula elimina tutti quei disagi, soprattutto psicologici, che una ospedalizzazione porterebbe inevitabilmente.

Il complesso numero uno delle donne: vagina larga ma anche …cellulite

La paura di non soddisfare sessualmente il partner si concretizza in molte donne nell’idea di avere un canale vaginale eccessivamente largo.

Questo problema comporta ansie ed inibizioni nel rapporto intimo: il timore che il proprio compagno non riesca a “sentire” pienamente e a godere durante il rapporto sessuale, può spingere a volte la donna al rifiuto delle effusioni più intime.
L’intervento di riduzione del canale della vagina offre, sotto il profilo sessuale, vantaggi solo per il partner.
E’ un intervento delicato che, pur garantendo buoni risultati, può portare a spiacevoli conseguenze come perdita di elasticità e di sensibilità o rischio di infezioni.
L’altro fattore che nelle donne inibisce maggiormente la sessualità non è direttamente collegato alla sfera genitale ma ha implicazioni erotiche molto determinanti.
In un questionario distribuito ad un campione rappresentativo di donne dai 18 ai 50 anni, alla domanda
“Quale è la parte del suo corpo che inibisce più di tutte la sua vita sessuale?” il 66% delle intervistate ha risposto sorprendentemente: la cellulite.
Non a caso, in chirurgia estetica, la lipoaspirazione (ovvero la tecnica di aspirazione chirurgica del grasso in eccesso) è di gran lunga l’intervento più richiesto dalle donne.
In una ricerca condotta su pazienti tre mesi dopo essersi sottoposte a lipoaspirazione, il 62% di queste hanno dichiarato un incremento soddisfacente della qualità della propria vita sessuale. Questo dimostra come una mutata percezione di sé incida maggiormente sul piano qualitativo della sessualità.

Il complesso numero uno degli uomini: impotenza e pene corto
Contro l’impotenza la chirurgia sessuale risponde con l’innesto delle protesi idrauliche, in grado di procurare l’ erezione, azionando dall’esterno una piccola pompa. Le protesi gonfiabili si distinguono a seconda del numero di componenti.
Quelle ad un componente sono costituite da due cilindri che si inseriscono nel pene. Il liquido passa attraverso i cilindri con una semplice pressione dall’esterno, consentendo l’erezione.
Le protesi a due componenti hanno un serbatoio separato per il liquido, sistemato nello scroto.
Il serbatoio viene svuotato per mezzo di una semplice valvola.
L’intervento di allungamento del pene prevede un’ incisione di un paio di centimetri, proprio sopra il pene.
Incidendo il legamento superiore (cioè quel cordone che collega il pene al pube), si arriva ad aumentare la pendenza di 3-4 centimetri.
La nuova tecnica chirurgica di allungamento del pene prevede inoltre la recisione di tutte le aderenze che fissano lateralmente il pene al pube.
In questo modo, oltre ad essere diventato più lungo, il pene non risulterà più “infossato” , come avveniva quando il legamento sospensore era troppo corto.
A differenza del primo intervento, quello di allungamento del pene non determina una vita sessuale qualitativamente migliore; le dimensioni del pene non sono proporzionali alla capacità di dare e ricevere piacere.
L’intervento può comunque portare benefici a livello psicologico, soprattutto a quegli uomini che, a causa delle misure del loro membro, si sentono poco “virili”, vivendo con angoscia la loro sessualità.

Carlo Alberto PALLORO -chirurgo plastico
pubblicazione del 1996

COME AVER CURA DI GAMBE E PIEDI

Gambe e piedi belli, ma soprattutto sani.
Cosa possiamo fare per evitare che i nostri arti si imbruttiscano, invecchino e si ammalino?
Le strategie sono parecchie ma possono concentrarsi in tre presupposti particolari: condurre una vita sana, concedersi le dovute attenzioni e rivolgersi allo specialista al primo sintomo di qualcosa che non va. I disturbi che più colpiscono le gambe sono legati ad una cattiva circolazione e gran parte di questo articolo è dedicata agli inestetismi e ai disturbi associati a tale problema (cellulite, capillari, varici, ecc.). Acciacchi che, guarda caso, colpiscono più le donne (e poi vedremo perché) e che si fanno particolarmente sentire nella stagione primaverile. Un’attenzione inoltre verrà rivolta alla parte più periferica del corpo, i piedi, spesso trascurati e ritenuti di secondaria importanza. Eppure i piedi sono la base del nostro sostegno ed il loro benessere é collegato al benessere della nostra colonna vertebrale e della funzione cardiocircolatoria. Capire questo, é già un bel passo in avanti.

LA CIRCOLAZIONE NELLE GAMBE
A garantire la circolazione del sangue fino agli arti inferiori e a ritroso, vincendo la forza di gravità, fino al cuore é una complicata rete di condotti venosi che, nelle gambe, si articola in tre reti principali:
La rete venosa superficiale, che si distribuisce sotto la cute, al di sopra delle masse muscolari. Di questa rete fanno parte la piccola safena (esterna) e la grande safena (interna). Quest’ultima inizia nel margine interno del piede, arriva fino all’inguine e confluisce nel sistema venoso profondo attraverso la valvola safeno-poplitea.
La rete venosa profonda, in cui le vene corrono all’ interno delle masse muscolari, vicino alle ossa, affiancando le arterie. La vena poplitea (presente dietro il ginocchio) fa confluire circa il 90% del sangue in circolo fino all’atrio destro del cuore.
La rete dei vasi perforanti, costituita da condotti venosi che attraversano i muscoli. Tali vasi, partendo dal circolo superficiale, portano il sangue verso il circolo profondo.
Il circolo del sangue avviene dunque seguendo due direttrici: dal basso verso l’alto (dai piedi al cuore) e dalle vene superficiali a quelle più profonde, attraverso la rete dei vasi perforanti.
LE REGOLE PER MUOVERSI IN LIBERTA’
Una corretta circolazione é basilare per la salute e la bellezza delle gambe. E’ quindi importante fare quanto possibile per evitare tutte quelle condizioni che potrebbero ostacolare la funzione circolatoria. Ecco alcuni semplici accorgimenti:
ATTIVITA’ FISICA : riattiva la circolazione e contribuisce ad evitare il ristagno dei liquidi nei tessuti. Oltre allo sport (ottima l’attività aerobica) ci si può dedicare alle camminate, vincendo la pigrizia e compensando così una vita quasi esclusivamente sedentaria.
CORREGGERE LA POSTURA :è importante per mantenere in efficienza la circolazione. Quando si è seduti, ad esempio, bisogna evitare di accavallare le gambe ed abituarsi a mantenere le ginocchia parallele ed i piedi ben piantati per terra. I problemi di circolazione a livello delle gambe possono derivare, oltre che dalle posizioni assunte, anche da malformazioni della colonna vertebrale e dal modo di camminare e di appoggiare il piede.
Un’analisi della postura effettuata dallo specialista può servire in questo senso a rilevare e a correggere eventuali anomalie.
DIETA EQUILIBRATA: privilegiare cibi ricchi di fibre (frutta, verdura, cereali integrali, legumi) e minerali. Bere molto nell’arco della giornata (almeno 2 litri di acqua al giorno), limitare il sale (provoca ritenzione idrica), gli zuccheri ed i grassi.
RINUNCIARE AI VIZI come il fumo o l’alcool: essendo vasocostrittori riducono l’ ossigenazione nei tessuti e contribuiscono a problemi come ritenzione idrica, cellulite e fragilità capillare.
NO AI VESTITI STRETTI che sono da ostacolo alla circolazione. Non parliamo solo di jeans stretti o fuseaux ma di tutto ciò che stringe: elastici troppo stretti, cinture, panciere, calze autoreggenti, capi troppo rigidi ma anche di materiale sintetico che impediscono la traspirazione e favoriscono quindi la ritenzione dell’acqua e delle tossine.
CALZATURE ADEGUATE: non é consig]iabile indossare per molte ore calzature dal tacco alto, dalla pianta o punta stretta o dalle suole troppo grosse e pesanti: il piede ne risente e così anche la circolazione. Per il benessere dei nostri piedi, preferire calzature comode e dal tacco di 3-5 centimetri.

GAMBE E PIEDI STANCHI -UN PEDILUVIO ED UN BEL MASSAGGIO
Può capitare che alla fine della giornata si avverta un senso di stanchezza e di pesantezza agli arti inferiori. Ciò è molto facile se già si soffre di problemi di circolazione ma anche se nel corso della giornata si sono assunte posizioni fisse (o troppo a lungo in piedi o troppo a lungo seduti). Per un senso di sollievo, può essere utile praticare un pediluvio con sali minerali o preparati naturali. In farmacia si possono trovare preparati a base di sali (alluminio, sali ossigenati, urea, acido citrico e solfato di magnesio). Il pediluvio é un vero toccasana per i piedi gonfi e doloranti poiché favorisce il riassorbimento dei liquidi ristagnanti, facilita il drenaggio e la circolazione linfatica e migliora di conseguenza il tono muscolare.
Per un maggiore beneficio, dopo il pediluvio, applicare su piedi e gambe una crema defatigante con un dolce e prolungato massaggio: si inizia dalla pianta lei piede esercitando pressioni con i polpatrelli e rotazioni della caviglia; si sale poi verso l’alto fino alla radice delle cosce, eseguendo piccoli cerchi, impastamenti e leggeri picchiettamenti. Per favorire il ritorno venoso del sangue é utile tenere sollevate per qualche minuto le gambe mentre a chi soffre di problemi circolatori si consiglia di indossare durante il giorno calze ad elasticità graduata.

PER NON FARCI IL CALLO
I calli (ipercheratosi) si formano per un ispessimento dello strato corneo della cute, condizione che si verifica quando si é soliti portare calzature troppo strette (per via del continuo sfregamento) o con il tacco eccessivamente alto ma anche per squilibri dell’ assetto del piede o della colonna vertebrale. Se si trascura
la lesione (che colpisce soprattutto l’ alluce o il quinto dito) c’é il rischio che questa diventi sempre più profonda fino a raggiungere le terminazioni nervose. Che fare in caso di callosità? Lasciare stare lamette o forbicine (pericolosissime!) e rivolgersi allo specialista podologo. Da ricordare che un piede doloroso non soltanto non garantisce un corretto appoggio al suolo ma può provocare dolori anche in zone apparentemente non collegate come il ginocchio, l’anca, la colonna vertebrale, il collo e addirittura la testa.

 

 

ALTRI INCONVENIENTI
DURONI
Callosità diffuse localizzate soprattutto sulla pianta del piede o sul calcagno. Si prevengono con pediluvio e pietra pomice.
VERRUCHE
Sono infezioni virali causate dal Papova virus, veicolate con maggior facilità frequentando ambienti umidi e poco puliti. Possono essere asportate con il laser.
ULCERE:
Escavazioni della superficie cutanea difficili a cicatrizzarsi e quindi a guarire bene.
OCCHI DI PERNICE
Callosità che compaiono tra le dita dei piedi. Hanno forma rotondeggiante e presentano un punto nero al centro circondato da un’areola rosso-biancastra. Questo tipo di infezione locale viene favorita dalla costante umidità dei piedi.
IPERIDROSI PLANTARE
E’ l’eccessiva sudorazione dei piedi, accompagnata anche da un acre olezzo determinato dalla decomposizione dei batteri che proliferano nell’ambiente caldo-umido delle calzature chiuse. Il disturbo può portare ad escoriazioni, dermatiti (scatenate soprattutto dal contatto con le colle e i coloranti delle scarpe), infezioni da funghi.
L’iperidrosi può essere trattata chirurgicamente sottoponendo la pianta del piede ad una sorta di raschiatura, praticata al fine di ridurre il numero delle ghiandole sudoripare.

 

 

COME DEVE ESSERE LA SCARPA IDEALE
MATERIALE
Preferire calzature realizzate con materiali naturali (cuoio, pelle, ecc.) in quanto non ostacolano la traspirazione del piede.
MISURA
Non solo le scarpe strette fanno male ma anche quelle troppo larghe. Scegliere quindi calzature comode e a pianta larga.
PLANTARI
In farmacia si possono acquistare plantari personalizzati, in grado di ripristinare un corretto appoggio del piede.
ORTESI DIGITALE
Realizzati in silicone, servono ad assorbire o a ridistribuire la pressione che il nostro corpo esercita su punti precisi del piede (prevenendo così le callosità).
SUOLA
Meglio se in cuoio. eventualmente rivestita di gomma.
TOMAIA
Deve racchiudere il piede senza stringerlo e consentire uno spazio di qualche millimetro tra le dita dei piedi e la punta della scarpa. La tomaia ideale é sostenuta, a forma rotonda o quadrata.
TACCO
Preferibile sceglierlo di una misura compresa tra i 3 ed i I 5 centimetri. La base deve essere sufficientemente larga da consentire un corretto appoggio del piede.

 

ALLUCE VALGO
Si ha quando l’alluce devia verso le altre dita ed il primo metatarsale provocando la formazione di una dolorosa e inestetica “cipolla”. Il problema, che riguarda soprattutto le donne, é da attribuirsi all’uso di calzature scomode ma può essere legato anche ad una predisposizione genetica e può determinare difficoltà a camminare nonché uno scorretto appoggio del piede. Per riequilibrare la
funzionalità del piede non rimane altro che l’intervento chirurgico (i separadita in lattice da indossare di notte non sono risolutivi per questo disturbo, spesso bilaterale, a carattere evolutivo).

QUAL E’ LA FORMA DEL TUO PIEDE?
l piedi non hanno la stessa forma. Neppure nello stesso soggetto sono esattamente uguali. Gli specialisti hanno individuato tre morfologie specifiche:
PIEDE GRECO -> L’ alluce é più corto del secondo dito
PIEDE EGIZIO -> L’ alluce è più lungo del secondo dito
PIEDE QUADRATO -> Alluce e secondo dito hanno uguale lunghezza

I DISTURBI DELLE GAMBE: COME CURARLI
Gonfiori
Senso di pesantezza
Formicolii
Capillari dilatati
Varici Flebite
Trombosi

CAPILLARI
Le teleangectasie sono piccole varicosità che interessano i condotti venosi più piccoli e remoti che, sfiancandosi, producono una sorta di ragnatela di venuzze bluastre e rossastre. Tra le cause di questa situazione troviamo fattori ormonali ma anche alcune errate abitudini comportamentali. I capillari dilatati sono il sintomo di un’insufficienza venosa che, se trascurata, può portare a disturbi più importanti come la comparsa di varici, infiammazioni (tlebiti, trombotlebiti, trombosi venosa), eczemi ed ulcerazioni alle gambe, embolia polmonare. Ecco perché é indispensabile cercare di eli minarli sin dalla loro comparsa.
LA TERAPIA CON IL LASER C02 PULSATO
Il fascio di luce monocromatica diretto localmente é in grado di chiudere il vaso, senza provocare danni ai tessuti circostanti. Questo grazie all’azione di fototermolise selettiva offerta dal laser ad anidride carbonica pulsato, azione che consente di colpire il capillare evitando ai liquidi contenuti nei tessuti circostanti di raggiungere temperature elevate. La terapia viene eseguita ambulatoriamente, senza anestesia (in presenza di una fitta rete di capillari si può ricorrere ad una crema anestetica). Deve essere eseguita da un medico esperto nell’utilizzo del laser, altrimenti c’é il rischio di procurare danni termici anche irreversibili.

VARICI
Le vene varicose sono dilatazioni, ovvero sfiancamenti della parete delle vene superficiali delle gambe, che causano rigonfiamenti e tortuosità molto visibili. Questi “sfiancamenti”, dovuti ad una debolezza costituzionale del tessuto elastico contenuto nella parete delle vene, portano alla perdita di tenuta delle valvole responsabili di far risalire il sangue al cuore: il sangue ristagna quindi negli arti inferiori, dilatando le vene superficiali e formando quelle evidenti “ragnatele” o rigonfiamenti venosi.
LA CHIRURGIA
La chirurgia delle varici prevede diverse tecniche di intervento, a seconda del grado e del tipo di varicosità: dalla legatura delle vene alla flebectomia (asportazione della varice attraverso speciali uncini), dalla valvuloplastica (fasciatura della vena con una rete sintentica) allo stripping (asportazione totale o parziale della vena safena). Alcuni di questi interventi possono essere realizzati in anestesia locale, in day hospital ed in endoscopia.

FLEBITE
Si tratta di un’ infiammazione della vena che si manifesta con una chiazza rossa e dolorante, spesso in tensione. Può essere causata da predisposizione (flebite primaria) o da altre malattie che hanno causato lo sfiancamento della vena (flebite secondaria). I fattori di rishio sono il sesso femminile, la presenza di varici o di traumi delle vene, l’immobilità od il lungo stazionamento in piedi, l’obesità.
COME SI CURA
Con la terapia farmacologica a base di anticoagulanti (che eliminano il rischio di trombi, pericolosi coaguli di sangue), di analgesici (che riducono il dolore) e di antibiotici (che combattono l’infezione).
In caso di flebite é necessario il riposo assoluto, con l’arto colpito sollevato rispetto al resto del corpo. L’uso di calze graduate aiuterà inoltre a sostenere le vene.

TROMBOSI VENOSA PROFONDA
E’ una malattia che va curata con tempestività altrimenti può degenerare in embolia polmonare (quest’ultima avviene quando parti del trombo si staccano e vengono trasportati dal flusso sanguigno fino al polmone). La trombosi venosa profonda (TVP) si ha quando si forma un trombo all’interno di una vena profonda. La presenza di questo grumo di sangue provoca un’ostruzione che rende difficile (e a volte impossibile) la circolazione sanguigna. I sintomi di tale malattia sono dolori, difficoltà di deambulazione, comparsa di lividi in superficie, cambiamento del colore della pelle.
I soggetti più a rischio di trombosi sono in particolare le donne con problemi di obesità, diabete, ipercolesterolemia, arterosclerosi e disturbi renali.
COME SI CURA
Con farmaci anticoaugulanti somministrati per via endovenosa o sottocutanea (come l’eparina) o per via orale. In alcuni casi il medico consiglia anche l’assunzione di farmaci trombolitici, allo scopo di sciogliere più in fretta il trombo.

RIMODELLAMENTO CHIRURGICO DELLE GAMBE
Cellulite
Adiposità localizzata
Rilassamento muscolo-cutaneo.
Smagliature
Dopo la salute passiamo all’estetica. I principali inestetismi delle gambe, cellulite e grasso localizzato, sono in larga misura collegati ad un ostacolo della circolazione e ad errate abitudini comportamentali. La dismorfia degli arti inferiori può essere trat­tata chirurgicamente così da rendere armoniosi i profili delle gambe. Per raggiungere tale obiettivo la chirurgia estetica ricorre a diverse tecniche, in alcuni casi all’integrazione di più terapie per un approccio radicale dell ‘inestetismo. Gli interventi vengono realizzati in anestesia locale oppure, per il trattamento di zone estese, in anestesia peridurale (dalla vita in giù). L’anestesia viene accompagnata da una sedazione della paziente e dalla somministrazione di sostanze vasocostrittrici (adrenalina) impiegate per ridurre al minimo il flusso del sangue nelle parti trattate. Ecco, descritti dal dottar Carlo Alberto Pallaoro, specialista in chirurgia plastica a Padova, le principali tecniche di rimodellamento delle gambe.
I dismorfismi che maggiormente colpiscono le gambe sono cellulite e adiposità localizzata, spesso coesistenti nello stesso soggetto. Questi inestetismi possono interessare anche i glutei, i fianchi e la regione addominale. Per rimodellare armoniosamente i profili del corpo si può ricorrere a diverse tecniche di chirurgia estetica, realizzate in anestesia locale ed in regime day hospitaI.
LIPOASPIRAZIONE
E’ l’intervento mirato all’eliminazione degli accumuli di grasso localizzato, responsabili di evidenti quanto inestetiche dismorfie. La lipoaspirazione consente un apprezzabile rimodellamento dei profili delle gambe. Può essere praticata su interno-esterno cosce, glutei, ginocchio, polpacci, caviglie.
A CHI E’ INDICATA
A chi presenta concentrazioni di adipe localizzata: un inestetismo molto diffuso tra le donne di ogni età e che si concentra prevalentemente nella regione fianchi-cosce-glutei. Oltre alle gambe, possono essere trattate chirurgicamente altre zone del corpo come il viso, il collo, le braccia, l’addome e la schiena.
CONDIZIONI PER UNA BUONA RIUSCITA DELL’INTERVENTO
Pelle adeguatamente elastica così da consentire un suo perfetto riadattamento ai nuovi volumi raggiunti. AI fine di incrementa­re la relativa elasticità cutanea, viene realizzato in fase chirur­gica un ampio scollamento eolico della cute, eseguito attraver­so un insufflatore di ossigeno puro.
PERIODO POST-OPERATORIO
Si consiglia una convalescenza di una settimana e l’uso di calze elastiche mediamente compressive per almeno un mese (e di una panciera, nel caso si fosse trattata anche la zona fianchi/addome). Per favorire il processo di guarigione vengo­no prescritti farmaci antibiotici ed antinfiammatori. Da evitare per almeno 40 giorni l’esposizione delle parti trattate al sole o alle lampade abbronzanti mentre per accelerare il riassorbimen­to delle ecchimosi e dell’edema post-operatorio viene consi­gliato un ciclo di linfodrenaggio manuale e la laserterapia.
MANTENERE NEL TEMPO I RISULTATI
Sarà difficile “ingrassare” nelle parti trattate poiché le cellule di grasso, essendo state aspirate, non potranno più moltiplicarsi. Questo non vuoI dire che si potrà strafare senza pericolo di ritrovarsi con il problema iniziale dei cuscinetti. Per conservare nel tempo una linea ben modellata sarà sufficiente mantenere un corretto stile di vita.

WET LIPO LIFT
E’ la terapia integrata del grasso localizzato e della cellulite: un unico intervento per rimuovere due tra gli inestetismi femminili più diffusi. La tecnica – messa a punto dal dottor Carlo Alberto Pallaoro, specialista in chirurgia plastica a Padova – si avvale della sinergia tra terapia clinica (erogazione di farmaci anticellulite) e chirurgica (lipoaspirazione). La terapia può anche essere scissa: in caso di cuscinetti di grasso senza cellulite viene praticata la lipoaspirazione mentre in caso di cellulite senza adiposità localizzata é sufficiente ricorrere alla sola terapia clinica.
CONDIZIONI PER UNA BUONA RIUSCITA DELL’INTERVENTO
Cute adeguatamente elastica da consentire, con la lipoaspirazione, un suo perfetto riadattamento ai nuovi volumi raggiunti. Al fine di incrementare la relativa elasticità cutanea, viene realizzato in fase chirurgica un ampio scollamento eolico della cute, eseguito attraverso un insufflatore di ossigeno puro.
PERIODO POST-OPERATORIO
Vengono prescritti farmaci antibiotici ed antinfiammatori e consigliato l’uso di calze elastiche a media compressione da indossare per almeno un mese. Un ciclo di linfodrenaggio manuale alternato a terapia laser aiuterà ad accelerare il riassorbimento dell’edema (gonfiore post-operatorio) e delle ecchimosi mentre per non compromettere i risultati dell’intervento si dovrà evitare l’esposizione al sole o alle lampade Uva per almeno 40 giorni.
MANTENERE NEL TEMPO I RISULTATI
I risultati raggiunti dalla terapia Wet Lipo Lift sono definitivi, a patto che la paziente si adoperi a mantenere uno stile di vita corretto attraverso un giusto connubio tra alimentazione ed attività fisica. Sono d’aiuto inoltre tutti quegli accorgimenti in grado di mantenere efficiente il proprio sistema circolatorio evitando così “intoppi” che a lungo andare potrebbero portare alla ricomparsa della cellulite e dell’adiposità localizzata.
Le incisioni praticate per consentire l’accesso della doppia cannula sono le stesse previste per la lipoaspirazione. Simultaneamente all’aspirazione chirurgica delle cellule di grasso in eccesso, viene praticata – attraverso una microcannula contenuta all’interno della cannula aspiratrice – la somministrazione di sostanze farmacologiche ad azione lipolitica (di scioglimento dei grassi), fibrinolitica (di rottura delle cellule che imprigionano il grasso) ed antitrombotica (di ripristino di un corretto funzionamento dei vasi sanguigni). Questa sorta di “mesoterapia” in profondità si rivela molto efficace per combattere la cellulite poiché va a colpirla nel punto esatto in cui si forma.
Il rimodellamento restituisce le giuste proporzioni ai profili del corpo. I risultati sono naturali e le incisioni esteticamente trascurabili.

SILKLIPOSCULPTURE
Anche in questo caso si tratta di una terapia integrata di rimodellamento dei profili del corpo. Dalla seconda parte del nome, si può intravvedere la presenza in questa terapia dell’intervento di lipoaspirazione mentre il termine “silk” (che in inglese sta per seta) si riferisce ad una speciale apparecchiatura in grado di eseguire in fase transchirurgica un efficace massaggio pneumatico in modo da contribuire ad un migliore riadattamento nonchè ad una migliore omogeneità della pelle.
A CHI E’ INDICATA
A chi presenta accumuli di grasso localizzato accompagnati o meno da cellulite. Questa nuova tecnica supera i limiti della singola lipoaspirazione e cioé quelli di creare – attraverso la disgregazione delle fibre che imprigionano il grasso – una fitta serie di buchetti (molto simili a quelli cellulitici).
Con la Silkliposculpture oltre a migliorare la qualità del grasso distribuito sul corpo viene posta particolare attenzione anche alla qualità della pelle, che risulterà così compatta e liscia come la seta.
CONDIZIONI PER UNA BUONA RIUSCITA DELL’INTERVENTO
Pelle adeguatamente elastica da potersi adattare ai nuovi volumi raggiunti attraverso la lipoaspirazione. Il ricorso al massaggio pneumatico aumenta la qualità estetica dei risultati in quanto la cute riacquisterà una maggiore compattezza ed omogeneità.
PERIODO POST-OPERATORIO
Il chirurgo prescrive antibiotici ed antinfiammatori per accelerare il processo di guarigione e l’uso di calze mediamente compressive da indossare per almeno un mese. Viene consigliato inoltre un ciclo di linfodrenaggio manuale e qualche seduta ancora di massaggio pneumatico per aumentare ulteriormente l’uniformità cutanea e riattivare la circolazione. Vietato prendere sole o sottoporsi alle lampade abbronzanti per almeno i primi 40 giorni.
MANTENERE NEL TEMPO I RISULTATI
Si può dire che i risultati raggiunti da questa terapia sono definitivi, a patto però che la paziente riesca a mantenerli attraverso semplici e salutari norme comportamentali ed un corretto stile di vita.
Il chirurgo detterà in questo senso tutti i consigli e gli accorgimenti necessari per conservarsi in piena forma.

PER IL RILASSAMENTO DI COSCE E GLUTEI LIFTING MICROCHIRURGICO
La ptosi muscolo-cutanea può essere dovuta a diversi fattori come l’età, la sedentarietà, la gravidanza od un repentino dimagrimento.
La zona rilassata, oltre a risultare visibilmente “svuotata”, flaccida e cascante risulta anche con pelle in eccesso.
In questo caso si può intervenire con un intervento di lifting. La nuova tecnica microchirurgica, ideata dal dottor Carlo Alberto Pallaoro, é in grado di procurare un ottimale rassodamento privo di esiti cicatriziali esteticamente rilevanti ed é pertanto preferibile -ove possibile­al lifting tradizionale, che procura invece cicatrici molto estese quanto visibili.
In caso di eccessivo rilassamento della parte, si procede invece con la tecnica di lifting tradizionale, eliminando poi in seguito (dopo almeno 2 mesi dall’intervento) la vistosa cicatrice con la tecnica di mosaic surgery.

Dottor Carlo Alberto PALLAORO -chirurgia plastica
pubblicazione del 2000

LE SMAGLIATURE: COME RENDERLE INVISIBILI

Le strie atrofiche dette “smagliature” sono dovute a un cedimento localizzato del derma, lo strato deputato al sostegno della cute, e a una rottura localizzata delle fibre connettive ed elastiche.

Variano di lunghezza (da 1-2 cm a 15 cm), in larghezza (fino a 1 cm), e nella forma (rettilinee, a curva, a zig zag).

Inizialmente sono di colore rossastro, ma col passare degli anni assumono colore madreperlaceo: questa è la fase terminale in cui la superficie della zona interessata diventa più sottile e depressa al tatto, non sono presenti peli e l’attività melanica è ridotta (per questo le smagliature non si abbronzano anzi in seguito ad esposizione solare diventano più evidenti).

Spesso compaiono verso il 6° e l’8° mese di gravidanza su addome, fianchi, seno e cosce; un altro periodo critico è quello della pubertà.
È comunque possibile che a volte si presentino su donne che non hanno mai modificato il loro peso e la struttura corporea.

Due sembrano i fattori che giocano un ruolo determinante nella loro formazione: un fattore biochimico ormonale (ipercorticoidismo) e uno meccanico di stiramento, questi agirebbero facilitati da una predisposizione genetica.

Il fattore ormonale comporta una riduzione dell’attività dei fibroblasti e quindi una modificazione della sostanza fondamentale del derma, come conseguenza la pelle diventa meno elastica e resistente. Su questo terreno agisce il fattore meccanico che provoca una rottura delle fibre collagene e innesca un processo di riparazione, segue una fase di guarigione in cui si verifica il ripristino del tessuto connettivo danneggiato e la lesione assume l’aspetto definitivo di una cicatrice.

Importante quindi è sicuramente un’azione preventiva soprattutto durante la pubertà e la gravidanza. L’obiettivo è mantenere il tessuto idratato ed elastico, stimolare la funzione dei fibroblasti e intensificare il microcircolo; con l’uso di cosmetici a base di oli emollienti, vitamine lipo e idro solubili quali la A, E, F oltre la biotina e vitamina B abbinate a sostanze idratanti ed elasticizzanti come gli aminoacidi e i biopolimeri naturali, l’acido jaluronico, collagene, elastina.

Il trattamento delle smagliature già formate richiede al contrario un trattamento professionale specifico.

Questo è composto da tre fasi differenti:

La prima fase è un peeling preceduto da una fase preparatoria detta pre-peeling in cui viene utilizzata una soluzione cheratolitica – composta da acido glicolico, acido lattico e acido salicilico -, che apre lo strato corneo e prepara alla penetrazione dell’acido glicolico al 70%. In questo modo diamo uno stimolo importante alla pelle inducendo una vasodilatazione a livello dermico; ciò determina un apporto di nutrienti che migliorano l’elasticità della pelle. Nel periodo post-peeling il paziente dovrà idratare l’area trattata per due/tre giorni, dopo dovrà continuare con un trattamento domiciliare specifico.

La seconda e la terza fase vedono l’utilizzo di rivitalizzanti a base di acido ialuronico, che favorisce la proliferazione e la migrazione dei fibroblasti, vitamine, aminoacidi, minerali, ac. nucleici e coenzimi, che insieme stimolano i differenti metabolismi biologici e permettono una vera ristrutturazione del tessuto cutaneo. Il trattamento deve essere effettuato una volta alla settimana per circa 8 sedute; importante accorgimento è non esporre al sole le parti trattate. La combinazione e l’integrazione di questi differenti trattamenti porterà nel giro di alcuni mesi ad un notevole miglioramento delle smagliature – in termini di dimensione e profondità – e della cute circostante.

 

Aldo Alessi
Medico Estetico

LA CADUTA DEI CAPELLI

Una volta appurato che l’intuizione era giusta, e questo è stato possibile e reso dimostrabile dagli studi sulla 5-alfa-reduttasi, si è passati ad una fase successiva della ricerca: in pratica si sono fatte delle valutazioni analitiche chimico-fisiche sui componenti di alcune piante officinali: una delle prime a cadere sotto l’obiettivo, anzi, la lente di ingrandimento della scienza con i suoi progressi nel campo dell’ analisi, è stata la SERENOA REPENS, una palmetta spontanea delle coste sabbiose sud-orientali del Nord-America, già utilizzata dagli aborigeni per curare anche problemi sessuali maschili e prostatici: questa pianta contiene una sostanza grassa in grado di stabilizzare il testosterone che, per effetto della 5-alfa-reduttasi, viene trasformato in diidro-testosterone. Appare chiaro, da quanto appena detto, che questa reazione di conversione del testosterone in un suo metabolita, quello che gioca un ruolo chiave nell’alopecia nelle sue varie forme, può essere rallentata e modificata da un inibitore della 5-alfa-reduttasi isolato, ultimamente, proprio in questa palmetta del Nord-America.
Per la verità è assurto agli onori della cronaca quale recente acquisizione, anch’esso perchè inibitore dello steroide 5-alfa-reduttasi, proprio in questo momento in cui il problema capelli si manifesta di più rispetto agli altri periodi dell’anno (i nostri nonni associavano la caduta al tempo delle castagne…), una molecola di sintesi, la FINASTERIDE al dosaggio di 1 mg, precedentemente commercializzata in compresse da 5 mg per il trattamento dell’ ipertrofia prostatica benigna. Ancora di sintesi è il MINOXIDIL, una sostanza chimica utilizzata, prima che per i capelli, per curare l’ipertensione.
Ritorniamo, dopo questa breve parentesi fatta solo per completezza di informazione, al discorso sui prodotti offertici da madre natura: esistono, infatti, molte altre piante officinali, oltre la succitata Serenoa, con delle specifiche e peculiari proprietà di sicuro interesse nella cura della calvizie. Solo per citarne alcune ricordiamo il Miglio ricco in lipidi, carboidrati, minerali e proteine, la pianta di Ginkgo Biloba, attivante la micro-circolazione cerebrale ed anche il distretto vascolare del cuoio capelluto e poi ancora l’Alga Chlorella, ricca in acidi nucleici, l’Ortica, la Coda Cavallina ed il Crescione ricchi in minerali e prodotti solforati.

L’INNOVAZIONE rispetto all’uso tradizionale dei succitati prodotti, che rappresenta, in effetti, lo scopo degli studi degli esperti e degli specialisti della Dermocosmesi Corrado, sta nel fatto che, alla luce delle moderne acquisizioni è possibile non solo veicolare i principi funzionali delle molecole attive e dei fitocomplessi direttamente nel sito adatto a svolgere in modo ottimale la loro funzione, ma anche utilizzare, quali eccipienti, sostanze in grado non solo di trasportare i suddetti principi attivi ma anche di sinergizzare, con proprietà affini e/o complementari, l’azione del rimedio principale.
- Per chiarire meglio il primo concetto preciso che, secondo me, il modo migliore di utilizzare un farmaco è quello di farlo arrivare dove effettivamente serve e deve agire con una distribuzione del prodotto tale da non farlo concentrare anche in altri organi e tessuti nei quali otterrebbe, per lo più, solo effetti collaterali non sempre graditi ed accettabili.
- Riguardo al nuovo modo di concepire gli eccipienti voglio spiegare che, a parte le tradizionali forme di somministrazione, esiste la possibilità di stabilire con precisione come veicolare una sostanza, naturale o di sintesi, a seconda non solo dell’organo o tessuto ma anche del tipo di azione richiesta (più o meno ritardata nel tempo e/o selettiva), sempre con lo scopo di ottimizzare somministrazione e dosaggi, intendendo, ora, i cosiddetti eccipienti, non più come sostanze solamente inerti, ma quali molecole in grado di avere una loro specifica funzione attiva in quella particolare formulazione.
Un esempio di quanto dico può essere rappresentato, per esempio, da una crema da giorno idratante che la maggior parte delle donne utilizza ogni mattina quale cosmetico: ebbene, un prodotto del genere
- può svolgere la sua funzione con uno o più meccanismi di azione,
- può agire in strati più o meno profondi della cute,
- può avere maggiore o minore dermoaffinità e/o sebofilicità,
- può e deve interagire, in modo non sempre identico, nei vari distretti cutanei interessati dall’applicazione (viso, occhi, collo etc.),
allora, perchè abbia tutte queste molteplici funzioni che ottimizzano il prodotto è necessario che non solo i costituenti funzionali siano adatti e nelle giuste concentrazioni ma anche che la miscela eccipiente sia strutturata con componenti utili a permettere la penetrazione dei principii attivi nella giusta quantità e per il giusto lasso temporale esattamente e selettivamente in ogni parte della cute nella quale è richiesta la funzione per la quale lo utilizziamo.
Stesso discorso vale per la formulazione di un latte, di una lozione, di un siero oppure di un tonico, in funzione del luogo di applicazione e quindi delle caratteristiche della cute (più o meno grassa e/o ricoperta di peli).
Spesso, ed in taluni casi diventa di notevole importanza, quale veicolo-adiuvante c’è anche la possibilità di usare, come facevano anche i nostri nonni nel caso dei vini medicati e dei mieli, anche alimenti quali lo yogurt, vari tipi di creme alimentari, i gelati, le marmellate, le tisane, le miscele fatte con vari olii e questo non solo per somministrazione orale ma anche topica, su cute e cuoio capelluto: in questo caso è importante integrare la costituzione del veicolo con adiuvanti in modo da trattare sia la miscela veicolante che il principio attivo, o la miscela funzionale, in modo tale da renderla stabile per il tempo necessario al suo utilizzo ed efficace proprio nel punto in cui è richiesta la sua funzione.

Francesco CORRADO
Francesco CICALESE
DERMOCOSMESI CORRADO
SARNO
Publicazione

Sindrome di Aarskog

codice esenzione RN0790

Sindrome di Aarskog / Sindrome di Aarskog-Scott

E’ un disordine genetico molto raro caratterizzato da anomalie strutturali caratteristiche
I sintomi principali consistono in arresto della crescita, viso largo, mani e piedi grandi e corti, anomalie genitali, leggero ritardo mentale

la celiachia

CHE COS’E’ LA CELIACHIA
La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, la cui assunzione con gli alimenti determina in soggetti geneticamente predisposti, gravi lesioni della mucosa intestinale.
Il glutine è un costituente del chicco del grano, della segale, dell’orzo e dell’avena; non è presente nei chicchi del riso e del mais. Il glutine è composto da due frazioni, la glutenina e la gliadina: solo quest’ultima è causa della celiachia.
Sebbene sia stata da tempo documentata una predisposizione genetica alla malattia, questa si manifesta clinicamente a seguito di un evento scatenante: particolare importanza viene data ad alcune infezioni virali che danneggiano acutamente la mucosa intestinale aumentandone la permeabilità.
Non sappiamo con certezza se la precoce introduzione del glutine nella dieta dei lattanti favorisca l’inizio della malattia: è certo però che l’abitudine nei paesi industriali a rimandare l’introduzione del glutine al 6-8 mese di vita, ha fatto ridurre notevolmente il numero di pazienti con esordio acuto. Per questa stessa ragione è raccomandabile che i parenti di primo grado (figli e fratelli) dei pazienti celiaci non introducano alimenti con glutine prima del 9-10 mese.
Nel soggetto geneticamente predisposto, l’introduzione di glutine innesca il meccanismo immunologico della intolleranza al glutine, come dimostra la elevata concentrazione plasmatica di anticorpi antigliadina. In pratica ogni volta che questo soggetto assume del glutine si determina un processo infiammatorio a livello della mucosa intestinale che viele infiltrata da un gran numero di cellule abitualmente non presenti (linfociti, plasmacellule).
Ne consegue un complessivo sovvertimento della :struttura della mucosa intestinale che così danneggiata non è più in grado di assorbire gli altri alimenti ingeriti. Questa disfunzione della mucosa intestinale rende ragione dei sintomi usuali della celiachia che, come vedremo, sono riferibili soprattutto allo stato di malassorbimento e di malnutrizione. In casi rari, il fenomeno dell’intolleranza al glutine qui descritto danneggia poco la mucosa intestinale, ma determina una malattia della pelle detta dermatite erpetiforme: si tratta di una forma molto fastidiosa di papule e vescicole intensamente pruriginose, disposte al tronco, ai gomiti e alle ginocchia.
Questi pazienti hanno un elevato titolo di anticorpi antigliadina nel sangue e alla biopsia della mucosa intestinale presentano le stesse lesioni che si osservano nei pazienti celiaci. Le lesioni della pelle guariscono effettuando una dieta priva di glutine. In conclusione si ritiene che la dermatite erpetiforme sia una particolare manifestazione cutanea della celiachia.
LA DIAGNOSI DELLA CELIACHIA
La celiachia è un’affezione permanente che comporta come terapia la completa esclusione dalla dieta degli alimenti che contengono il glutine (farine di grano, orzo, segale, avena): se si considera l’impegno che un tale trattamento comporta negli anni al paziente e alla famiglia, unitamente al suo costo sociale, è evidente che la diagnosi deve essere posta con assoluta certezza e documentata adeguatamente.
Per questa ragione sono stati messi a punto dei protocolli diagnostici, via via semplificati in base alla crescente disponibilità di parametri biologici indicatori di malattia. Attualmente lo schema diagnostico più utilizzato prevede tre successive fasi di osservazione: la diagnosi di celiachia si può porre solo al termine della terza fase.
I fase
Il bambino che presenta sintomi clinici sospetti per celiachia (scarso accrescimento di peso, diarrea, distensione addominale, pallore cutaneo, irritabilità) deve effettuare alcuni accertamenti che valutino le sue condizioni nutrizionali (dosaggio delle proteine totali e dell’albumina presente nel sangue, determinazione dei livelli di ferro nel sangue, conteggio di globuli rossi e della loro quantità di emoglobina, età di maturazione scheletrica) e il grado di assorbimento della mucosa intestinale. Per questo si effettua un apposito test che consiste nel somministrare per bocca una quantità nota li una determinata sostanza (xilosio) e quindi determinare la concentrazione nel sangue dopo 60 e 90 minuti. Questo esame consente di valutare il grado di permeabilità della parete dell’intestino, ma non è specifico per a celiachia poiché risulta alterato anche in altre malattie dell’ assorbimento intestinale.
Più utili alla diagnosi di celiachia sono gli anticorpi anigliadina (IgA) e antiendomisio: la loro elevata concentrazione nel sangue è fortemente orientativa per la diagnosi di celiachia. Tuttavia per poter formulare la diagnosi presuntiva di celiachia e comunque per procedere nel protocollo diagnostico è indispensabile l’esecuzione di una biopsia della mucosa intestinale. Un sondino viene introdotto per bocca e guidato radiologicamente fino alla prima parte dell’intestino. Sebbene l’esame non sia doloroso, ai bambini viene abitualmente praticata una blanda sedazione per accelerare i tempi dell’esame e limitare il senso di nausea. All’esame istologico la mucosa intestinale del soggetto celiaco presenta un quadro di atrofia subtotale, con perdita dei microvilli e del normale profilo dato dai villi intestinali e dalle anse ad essi alternate: sono inoltre presenti numerose cellule infiammatorie.
II Fase
Viene iniziata la dieta priva di glutine. Già dopo poche settimane il soggetto celiaco presenta sensibili miglioramenti clinici (ripresa dell’accrescimento ponderale, riduzione della distensione addominale, miglioramento dell’umore): parimente si normalizzano gli indici nutrizionali considerati e gli anticorpi antigliadina e antiendomisio.
Questa fase dovrebbe essere protratta per circa un anno. In presenza di una buona risposta alla dieta celiaca, non è indicata una biopsia intestinale di controllo.
III Fase
Per confermare il sospetto diagnostico di celiachia, è indispensabile una verifica (challenge) reintroducendo alimenti contenenti glutine. I tempi e i modi del test dovranno essere concordati con il gruppo familiare e con il pediatra curante, prevedendo i possibili disturbi che tali modificazioni alimentari potranno arrecare. La comparsa di diarrea, vomito ed eccessiva distensione addominale associata a perdita di peso può presentarsi dopo qualche settimana. La concomitante alterazione del test allo xilosio e la positivizzazione degli anticorpi antigliadina e antiendomisio consentono di formulare la definitiva diagnosi di celiachia, senza bisogno di ripetere la biopsia intestinale; ovviamente verrà ripresa l’alimentazione senza glutine. Se invece dopo 3-4 mesi di dieta libera, il paziente non presenta nessuno dei sintomi indicati, la diagnosi di celiachia dovrà essere rimessa in discussione: in questo caso sarà necessario ripetere la biopsia intestinale.
COME SI MANIFESTA LA CELIACHIA
La celiachia esordisce tipicamente nei primi due anni di vita, dopo che al bambino è stato somministrato con lo svezzamento il glutine sotto forma di pastina, biscotti, pane etc. La celiachia può manifestarsi clinicamente anche nelle età pediatriche successive: più raramente esordisce in età adulta. E’ opportuno precisare che i sintomi d’esordio della celiachia sono differenti nel bambino piccolo rispetto a quelli dell’adolescente o dell’adulto. In particolare:
 il bambino piccolo giunge usualmente all’osservazione del medico perché presenta una grave diarrea con feci abbondanti, liquide e maleodoranti: ad essa si può accompagnare vomito ricorrente e inappetenza. Ovviamente il perdurare di questi sintomi comporta l’arresto dell’accrescimento di peso o dimagrimento. Altri sintomi caratteristici della celiachia sono l’eccessiva distensione dell’addome e uno stato di irritabilità e malumore. Se non si interviene tempestivamente, le condizioni generali di questi bambini peggiorano e compaiono i segni della grave malnutrizione (anemia, edemi degli arti inferiori e delle palpebre dovuti alle basse concentrazioni di albumina nel sangue, emorragie etc.).
 nel bambino in età puberale, nell’adolescente o nell’adulto la diarrea è molto meno grave o del tutto assente. Questi pazienti giungono invece all’osservazione del medico per altri motivi, fra cui ricordiamo:

* bassa statura;
* scarso appetito ò anoressia associato a magrezza;
* emorragie;
* fratture ossee patologiche dovute alla grave osteoporosi.
Ne consegue che ogni bambino che presenta uno di questi sintomi deve essere indagato anche per la celiachia. Sarà comunque compito del pediatra riconoscere anche da questi sintomi secondari allo stato di malnutrizione cronica, il bambino celiaco.
CONTROLLI LONGITUDINALI E PROGNOSI
Una volta posta la diagnosi di celiachia il paziente deve essere regolarmente valutato ogni 3-4 mesi, presso il Centro competente. I controlli sono finalizzati a:
- valutare clinicamente il paziente con particolare attenzione alle sue condizioni generali di nutrizione, all’accrescimento staturo-ponderale e allo sviluppo puberale;
- controllare i principali parametri nutrizionali (emoglobina, proteine totali e albumina, sideremia, acido folico) con un prelievo del sangue;
- controllare la negatività degli anticorpi antigliadina (IgA) e anti endomisio: poiché l’assunzione di alimenti contenenti glutine ne determina l’aumento, essi rappresentano un sensibile indice del controllo della malattia;
- determinare, una volta all’anno, l’età di maturazione ossea con l’esecuzione di una radiografia della mano sinistra. In occasione dei controlli clinici, il paziente celiaco e i suoi genitori dovranno essere valutati dal consulente dietologo che valuterà se la dieta priva di glutine è stata effettuata correttamente e darà suggerimenti per rendere l’alimentazione quanto più possibile vicina ai gusti del bambino;
- consulente psicologo che aiuterà i genitori a risolvere eventuali disagi determinati dalle limitazioni alimentari, che soprattutto negli adolescenti e giovani adulti celiaci appaiono talvolta particolarmente restrittive.
La celiachia di per sé non ha conseguenze negative sulla vita futura dei bambini affetti. In rari casi ad essa si possono associare malattie autoimmuni (diabete mellito, tiroidite).
Se la dieta priva di glutine viene effettuata correttamente, il paziente celiaco può crescere, studiare, fare sport, lavorare, sposarsi, avere figli come tutti gli altri suoi coetanei.
IL TRATTAMENTO DELLA CELIACHIA: 
CRITERI GENERALI

1. La celiachia impone al paziente l’assoluta abolizione di tutti gli alimenti confezionati con grano tenero o duro, avena, orzo, segale.
La dieta senza glutine dovrà essere condotta scrupolosamente e per tutta la vita, in quanto l’ingestione di glutine, anche in piccola quantità, può provocare danni alla mucosa intestinale.
E’ opportuno sottolineare che i soggetti celiaci in età adulta, se reintroducono il glutine nella dieta, non presentano la sintomatologia acuta e grave del bambino piccolo: questo è uno dei motivi per cui essi tendono talvolta a disattendere le limitazioni dietetiche che erano state prescritte. Tuttavia anche in età adulta, l’assunzione di glutine per lungo tempo determina alterazioni dell’assorbimento intestinale, anemia, dolorabilità addominale, irregolarità mestruali: per queste ragioni si raccomanda di proseguire il trattamento dietetico senza glutine anche in età adulta. L’esclusione del glutine dalla dieta dovrà infine essere particolarmente rigorosa nelle condizioni di stress quali malattie intercorrenti, gravidanza, allattamento.
2. Le norme dietetiche alle quali il paziente celiaco deve attenersi, comportano l’esclusione degli alimenti più comuni come il pane e la pasta, componenti base della nostra cucina, di tutti i prodotti da forno e di pasticceria, dei piatti ed alimenti che prevedano l’impiego, anche minimo, di farine comuni nel loro confezionamento (ad es. la maggior parte dei salumi e degli insaccati).
Queste limitazioni pongono quindi problemi di ordine pratico-organizzativo (mensa scolastica e aziendale, inviti a pranzo, viaggi, etc) e, soprattutto nell’adolescenza, di ordine psicologico (reazioni di disagio, rifiuto della malattia e conseguente mancato rispetto della dieta);
3. Il paziente celiaco non è usualmente affetto da altre intolleranze alimentari. Solo nella fase acuta della malattia, quando la mucosa intestinale è gravemente danneggiata, è opportuno evitare la somministrazione del latte e dei suoi derivati, in quanto il lattosio può accentuare la diarrea e la distensione addominale. Questi alimenti potranno essere normalmente assunti quando le scariche si saranno normalizzate con l’inizio del trattamento dietetico senza glutine;
4. Il trattamento della celiachia è solo dietetico. Non è necessaria la somministrazione di farmaci; nei casi che giungano all’osservazione particolarmente denutriti e disidratati possono essere indispensabili una introduzione per via endovenosa di liquidi e sali minerali e la supplementazione con vitamine o ferro: raramente si effettua un breve ciclo di trattamento con cortisone.
LA PREPARAZIONE DEI CIBI SENZA GLUTINE
L’aspetto limitativo più evidente della dieta è quello dell’impossibilità di consumare pasta e pane ottenuti da farine comuni.
I primi piatti possono essere comunque sufficientemente variati sia utilizzando il riso, le cui frazioni proteiche non sono dannose per il paziente celiaco, sia rivolgendosi alla pasta confezionata con farine senza glutine prodotta dall’industria dietetica.
I vari primi piatti possono essere preparati in moltissime ricette (anche al forno per esempio) a condizione che nel confezionamento (nelle salse ad esempio) non venga utilizzata farina con glutine, in quanto tende a scuocere, la cottura è prolungata e deve essere servita ben calda (riscaldare leggermente il condimento).
Il riso e la farina di mais si prestano ad essere serviti in innumerevoli preparazioni: risotti, torte di riso, insalate di riso, polenta e possono rappresentare il primo piatto in occasione di viaggi o al ristorante. Il pane e tutti i prodotti da forno (pancarrè grissini, etc.) anche per ovviare alla monotonia del consumo degli stessi alimenti, possono venir preparati in ambito domestico con relativa facilità. Gli impasti di farina senza glutine (a base di amido di mais, di riso, amido di patate, amido di tapioca) lievitano normalmente mancando però della caratteristica consistenza ed elasticità proprie di quelli ottenuti con farine comuni. Occorre quindi fare attenzione nelle fasi della lavorazione, spolverando frequentemente e preparando piccole pezzature o facendo uso di stampi: può essere utilizzato l’albume dell’uovo per favorire l’impasto.
Dopo una lievitazione di 1-2 ore (il volume deve aumentare del 70-80%) cuocere a 180-200°C.
L’aspetto e il gusto del pane, delle focacce e dei grissini possono essere variati con l’aggiunta di olio di oliva, burro, uova, olive ed aromi vari (salvia, rosmarino, cumino, anice, etc).
In modo analogo alla preparazione dell’impasto per il pane possono venir preparati i fondi per la pizza.
Nella cucina di casa possono essere preparati anche altri tipi di dolci in quasi tutte le loro varianti, deve sempre essere utilizzata farina senza glutine e, comunque, sono disponibili preparati per dolci appositamente forniti dalle industrie specializzate. La preparazione della pasta frolla con farina senza glutine è di facile esecuzione e ottima riuscita (non occorre far lievitare e gli ingredienti devono essere lavorati freddi).La pasta frolla è la base di buona parte dei prodotti in pasticceria.
Possono venir confezionati biscotti in innumerevoli forme e varianti, crostate di marmellata, torte e paste fresche a base di frutta. Con le farine senza glutine possono essere confezionati anche dolci come la torta Margherita, le crepes ed i dolci a base di paste lievitate morbide (torte, plum-cake, pandoro).
L’impiego della farina senza glutine è pure necessario per preparare il sottile impasto (sfoglia) che serve di base e copertura per tutte le torte di verdura e di riso e le quiche a base di uova. Per il pangrattato necessario a realizzare alcuni piatti (ad esempio la milanese) devono essere utilizzati pane o grissini preparati con farina senza glutine.
Ovviamente per cucinare senza glutine è di particolare importanza l’esperienza e la sensibilità di chi cucina e l’aiuto di un buon libro di ricette, soprattutto per la preparazione del pane, dei dolci e per inventare sempre qualcosa di nuovo che soddisfi i gusti del paziente.
ASPETTI MEDICO SOCIALI – ASSOCIAZIONI
Considerato che la celiachia è una malattia comune (in Italia un bambino su 2000 circa è affetto) e che il suo trattamento prevede obbligatoriamente l’impiego di alimenti dietetici particolari, è comprensibile che si pongano ai pazienti, alle loro famiglie e al contesto sociale in cui essi vivono, alcuni problemi di gestione della malattia. Fra questi sottolineiamo:
l. La necessità di informare correttamente gli insegnanti, gli istruttori sportivi, gli operatori delle mense scolastiche, a partire dalla scuola materna, in modo da ottenere la loro collaborazione affinché anche fuori casa questi bambini si alimentino in modo appropriato;
2. La disponibilità degli alimenti senza glutine. In base al DPR dell’ 1/7/1982 tali alimenti sono concessi gratuitamente ai pazienti che devono presentare in farmacia la prescrizione medica con indicato il fabbisogno mensile con autorizzazione della locale ASL. Esistono tuttavia disposizioni regionali che precisano il tipo e la quantità di alimenti prescrivibili per ciascun paziente;
3. La scarsa educazione sanitaria della popolazione generale al problema celiachia fa sì che tutt’oggi siano pochi i ristoranti o le mense a prevedere pasti fatti con prodotti non contenenti glutine;
4. La scarsa diffusione, almeno in Italia, dei prodotti dietetici senza glutine presso i negozi di alimentari o i supermercati; inoltre molti degli ingredienti degli alimenti preconfezionati vengono indicati in modo generico, non consentendone l’acquisto da parte del paziente celiaco.
A tutela dei diritti del paziente celiaco, si è costituita in Italia, l’Associazione Italiana per la Celiachia. Questa fondata sull’adesione e l’opera di volontariato delle famiglie dei soggetti celiaci, richiede la partecipazione di tutti per raggiungere i suoi obiettivi che sono:
informare e sensibilizzare l’opinione pubblica;
- favorire la ricerca scientifica;
- stimolare i politici e gli amministratori relativamente alle problematiche del paziente celiaco.
L’Associazione Italiana per la Celiachia pubblica un notiziario semestrale in cui sono riportati, fra l’altro, gli aggiornamenti dei prodotti dietetici e degli alimenti utilizzabili con sicurezza da parte del paziente celiaco.

Autori dei Testi
Or. Paolo Picco Div.Pediatria II
Or. Paolo Fiore Servizio Dietologia
Or. Paolo Gandullia Div.Pediatria III Istituto G.Gaslini, Genova
Autori illustrazioni
Alessandra Rebolino Div.Pediatria I Istituto G.Gaslini, Genova

Alimenti senza glutine

alimenti senza glutine (lista fornita dal Ministero Art 7 del DM 8/06/2001)

ALIMENTA 2000

cartucce vesuvio 
colomba con canditi
colomba con canditi ed uva sultanina
colomba con gocce di cioccolato
cornetti cioccolato
cornetti crema
cornetti marmellata
cornetti vuoti
crostatine al cioccolato
crostatine alla marmellata
farfalle vesuvio al cioccolato
farfalle vesuvio alla marmellata
freselle vesuvio
girandole vesuvio
panettone con gocce di cioccolato
panini
savoiardi vesuvio
taralli alle mandorle
tronchetti vesuvio

ALPROMA

le asolane
le veneziane 100% farina di mais

BARILLA

wasa gallette di riso e mais

BAULE VOLANTE

specialità di mais spaghetti
spirelli di mais pomodoro e spinaci
tagliatelle di mais

CELIAPAN

focaccia
panettone
pizza

CEREALVIT

bio choco più
bio corn flakes
bio corn flakes senza glutine

COPHARMA

baguette
baguette arricchite con calcio
biscotti al cioccolato
biscotti noci hawai e mele
cioco tondo di mais
corn flakes
corn flakes con cacao
crackers al rosmarino
crackers naturali
crackers paprika
croissant senza mais
croissant senza zucchero mais
farina
farina per dolci
farina per pane
farina per pizza
fondo precotto per focaccia al rosmarino
fondo precotto per pizza
fusilli al pesto
fusilli alla parmigiana
g-free snack alla mela
g-free snack all’albicocca
g-free snack con mirtillo
grano saraceno soffiato con miele
merendine al cioccolato
merendine al limone
muesli
oro tondo con miele
pan brioche
pan carrè
pan carrè pane bianco
pan carrè senza zucchero
pan di semi
pane bianco senza zucchero
pane casareccio
pane crisp
pane pic nic con olive nere
panini
panini ricchi in fibre
pasta di grano saraceno e riso vari formati
pasta di riso e mais vari formati
pasta dietetica
penne al pomodoro e basilico
penne alla vesuviana
plum cake cioccolato
plum cake limone
rice crispies
rice crispies con cacao
rigatoni ai funghi
rigatoni alla carbonara
saccottini al cioccolato
tostine

CREMERIA DEL LATTAIO

4 coni gelato alla panna
base per pizza surgelata
pizza margherita surgelata
ravioli ricotta e spinaci
torta chantilly
torta fantasia di frutta
torta St. Honorè
tortelli ai formaggi

DMF

couscous
harisin bastoncitos
harisin bizcochos
harisin celigall
harisin cubanitos
harisin delicias all’albicocca
harisin delicias cacao
harisin delicias fragola
harisin farina
harisin mantecados
harisin negritos
harisin pane precotto (baguette)
harisin pasta
harisin pastas de almendra
harisin rosceli
harisin tostadas
semolino taranis

DR. SCHAR

baguette pane
biscotti
biscotti con cioccolato
biscottini
bon matin
briosches
cialde wafer
cioccolini biscotti crema cacao
crackers
crackers salati
duo pane bianco
ertha pane nero
fantasia torta
farina dietetica per pane e pasta
fette biscottate
fettuccine alla carbonara
focaccia
frollini biscotti di pastafrolla
fusilli alla toscana
grissini
lebkuchen pan pepato
maccheroni alla parmigiana
magdalenas merendina albicocca
meranetti merendine
mix A margherita preparato per torta
mix B preparato per pane
mix C farina dietetica per dolci e cucina
pan carrè pane bianco senza glutine
pan gratì fette biscottate macinate
pane panini
panettone con canditi e uva sultanina
pasta lasagne prodotto dietetico
pasta mix senza glutine
pepitas biscotti con gocce di cioccolato
pizza fondo pizza
pizzirilli crackers
rustico pane ai cereali
savoiardi biscotti dietetici
snack wafers al cioccolato con nocciole
vital fette croccanti
vital musli
wafer cacao
wafer nocciole
wafer vaniglia

DS FOOD

croissant senza glutine surgelati
hamburger pane al sesamo senza glutine surgelato
millefoglie pasta sfoglia senza glutine surgelata
pizza senza glutine surgelata- vegetariana
pizza senza glutine surgelata-margherita
ravioli senza glutine alla ricotta ed erbette surgelati
sandwich pane bianco senza glutine surgelato
tortellini senza glutine con ripieno alla carne surgelati

ERMA

amaretto con cioccolato al latte Happy Farm
biscotti semplici Happy Farm
biscotto con yogurt senza zucchero Happy Farm
biscotto gocce di cioccolato Happy Farm
crackers gusto pizza Happy Farm
crackers Happy Farm
crackers salvia e rosmarino Happy Farm
Dolcetti al mais Happy Farm
ghirondini con cioccolato al latte Happy Farm
i moreschi Happy Farm
le frolle al mais happy farm
le waferine happy farm
pasta vari formati-happy farm
wafer cappuccino happy farm
wafer limone happy farm
wafer vaniglia happy farm

FARMO

cocco
croccante
fibre past senza glutine
finax gluten free fibre pan
finax gluten free inulin low protein
lemoncream
muffin
musli
prontocream

FIORENTINI ALIMENTARI

basi per pizza
biscotti al cioccolato
biscotti di mais
biscotti di mais con albicocche
bocconcini
brioches
crackers
croissants
croissants al cioccolato
fettine a cassetta con farina di riso
fettine a cassetta leggere e croccanti
fettine di mais e cereali integrali
grattuggiato fine
preparato per panificati e torte senza glutine
preparato per panificazione
rosette
wafer farciti con crema al cacao senza glutine

FORTUNE FOOD

crachers di riso chilli
crachers di riso curry
crachers di riso teriyaki
crackers di riso alghe marine
crackers di riso ananas
crackers di riso banana
crackers di riso barbeque
crackers di riso cocco
crackers di riso erbe aromatiche e aglio
crackers di riso formaggio
crackers di riso fragola
crackers di riso naturale
crackers di riso originale
crackers di riso pepe fresco
crackers di riso sesamo

GALBUSERA

zerograno frollino

GUSTO LIBERO

anicini
crostata gusti albicocca, fragola, cigliegia
frollini
frollini di riso ai fiori
grissì
oplà
paste di meliga
pasticceria
savoiardi

H&H QUALITY FOOD

glutenout basi per pizze surgelate
glutenout pantondi
glutenout pizze con crema gianduia surgelata
glutenout pizze margherita surgelate
glutenout torta al cioccolato surgelata

IREKS ITALIANA

singlupan

ITAL NATURE

gallette di mais da agricoltura biologica
gallette di riso

JOSS

bastoncini di pesce (merluzzo) surgelati
bocconcini di mozzarella surgelati
calzoncini gusto formaggio surgelati
calzoncini gusto mozzarella surgelati
calzoncini gusto pomodoro surgelati
cannelloni gusto formaggio surgelati
cotolette gusto pesce (merluzzo) surgelate
cotolette gusto pollo surgelate
crocchette di patate surgelate
crostatine al cioccolato surgelate
crostatine alla crema surgelate
delizie gusti: pollo e spinaci surgelate
fish and chips surgelato
gnocchi surgelati
gnocchi surgelati
lasagne gusto pomodoro surgelate
lasagne senza glutine surgelate
pasta sfoglia surgelata
pizza gusto margherita surgelata
pizza margherita surgelata
ravioli carne surgelati
ravioli ricotta e spinaci surgelati
salta in bocca surgelati
tagliatelle all’uovo surgelate
tortine gusto crema surgelate
tortine gusto mela surgelate

MEDIFOOD

sineamin pasta

MILUPA

baguette
barrette di nocciole al cioccolato
breackfast pops da agricoltura biologica
cakes di mais
cakes di mais albicocca
cakes di mais cioccolato
coni per gelato
corn flakes
crackers
dolcetti al cocco con cioccolato
dolcetti di mais al cacao
farina per pane pizza dolci
ghiottocream
girelline
milupa pasta vari formati
mini party
muesli da agricoltura biologica
pan carrè integrale
pane fresco
panini pane bianco
pasta da agricoltura biologica (vari formati)
pasta vari formati-baby pasta
pauly break bar
pauly coni per gelato
pauly pane crisp
pauly riso e pomodoro
rite diet panettone con uvetta
salatini al mais
wafer crema al limone
wafer crema cacao

MOLINO RIVETTI

il pane di Anna preparato per dolci
il pane di Anna preparato per pane
il pane di Anna preparato per pane gusto mais
il pane di Anna preparato per pane gusto rosmarino
il pane di Anna preparato per pane gusto sesamo
il pane di Anna preparato per pane gusto soja
il pane di Anna preparato per pane senza latte
il pane di Anna preparato per pasta fresca all’uovo
il pane di Anna preparato per pizza

NATURALBIO

amarettini
barchette di riso integrale
biscotti di mais all’uvetta
fogliette di mais e riso
frollino di riso
minigrissini di riso
minigrissini di riso gusto sesamo

NESTLE’

nolac

NEW CHEOPE

corn & vegetable pasta vari formati
vegetable rice pasta conchiglie spirali

NOVARTIS

cereal gallette di riso int. e s/g senza sale
cereal gallette di riso integrale s/g

NUTRICIA

glutafin biscotti cioccolato al latte
glutafin biscotti croccanti al cioccolato
glutafin biscotti moretti
glutafin biscotto doblò
glutafin christmas pudding
glutafin cioco-sol biscotto cioccolato fondente
glutafin cracker
glutafin docle alla banana
glutafin dolce al cioccolato
glutafin dolce al limone
glutafin fantasia di biscotti senza glutine
glutafin frollino
glutafin frollino senza glutine
glutafin gran biscotto
glutafin la colomba
glutafin la farina
glutafin maxi baguette senza glutine
glutafin merendine ai mirtilli
glutafin merendine al cacao con gocce di cioccolato
glutafin merendine allo zenzero
glutafin pan rustico
glutafin pancialda
glutafin pancrac fette tostate
glutafin pandolce datteri e noci
glutafin pane bianco
glutafin panettone
glutafin panettone con gocce di cioccolato
glutafin pasta conchiglie
glutafin pasta vari formati
glutafin plum cakes
glutafin preparato per pizza/piadina
glutafin rosette
glutafin snack ricoperto cioccolato crema cacao
glutafin wafer fragola
glutafin wafer limone
loprofin wafer cioccolato aproteico s/g

PASTIFICIO BACCHINI

pasta dietetica al mais da agricoltura biologica
pasta dietetica al mais e riso da agricoltura biologica
pasta dietetica al riso da agricoltura biologica

PLADA

bi aglut al pomodoro
bi aglut biscotti
bi aglut biscotti ciocofrollini
bi aglut biscotti frollini senza zucchero
bi aglut biscotti gocce di cioccolato
bi aglut biscotti le frolle
bi aglut biscottino
bi aglut biscottino granulato
bi aglut cracker
bi aglut dessert creme caramel
bi aglut dessert mela e banana con biscottino
bi aglut dessert pera e crema di riso
bi aglut dessert vaniglia
bi aglut dolci senza glutine merendine alla carota
bi aglut farina
bi aglut fette tostate
bi aglut fusilli con verdure mediterranea
bi aglut grispizzy grissini gusto pizza
bi aglut grissini
bi aglut grissini al sesamo
bi aglut lingotti al cioccolato
bi aglut merendine allo yogurt con uvetta
bi aglut merendine con crema gianduia
bi aglut merendine margheritine
bi aglut pane
bi aglut panini senza glutine
bi aglut pasta
bi aglut pasta e fagioli
bi aglut pasta pastina
bi aglut pasta pastina all’uovo
bi aglut penne agli spinaci
bi aglut penne con funghi porcini
bi aglut per pane e pasta lievitate
bi aglut plum ciok
bi aglut preparato per impanare
bi aglut savoiardi
bi aglut sedani al pomodoro
bi aglut snack salato
bi aglut wafer al cioccolato
free aglut cracher senza latte e uova
free aglut farina
free aglut fette tostate
free aglut frollini con edulcoranti
free aglut grissini
free aglut merendine al cacao
free aglut merendine allo yogurt con uvetta
free aglut pasta all’uovo
free aglut pasta pastina
free aglut wafers al cacao

RARIFARM

moffin gusti limone, albicocca, cioccolato
panini ai semi di girasole
torta al cioccolato

RISO SCOTTI

serizanol semolino dietetico
spaghetti di riso senza glutine
linguine di riso senza glutine 

LA SINDROME DI CHARCOT- MARIE- TOOTH

Se la fibra nervosa è di tipo sensitivo, si riduce la sensibilità nella parte del corpo cui essa si distribuiva.
Tipicamente la CMT colpisce i nervi più lunghi, con conseguente indebolimento muscolare e riduzione della sensibilità nelle estremità degli arti.
Una caratteristica della CMT è di avere una gravità variabilissima: a un estremo ci sono i casi in cui sono colpite solo poche fibre dei muscoli dei piedi e l’unico difetto visibile e il piede cavo, all’altro estremo ci so no i pazienti cui si atrofizzano tutti i muscoli degli arti e, talora, anche alcuni del tronco. In mezzo c’e il caso tipico di CMT, in cui l’atrofia riguarda tutti i muscoli dei piedi e gran parte di quelli delle gambe e delle mani.
La variabilità clinica è dovuta non solo al fatto che alcune mutazioni genetiche (alterazioni del DNA) sono più deleteree di altre, ma anche ad altri fattori che interagiscono con i geni e di cui ancora sappiamo ben poco: ad esempio, è ancora inspiegabile il fenomeno dell’anticipazione, per cui un figlio può sviluppare la malattia a un’età molto più precoce e in maniera più grave del proprio genitore, pur avendo entrambi la stessa mutazione
Spesso l’indebolimento, pur essendo limitato a pochi muscoli, produce una notevole menomazione funzionale perchè i muscoli non ancora colpiti dalla CMT, non essendo più bilanciati bene, piegano le articolazioni in maniera anormale. Le deformità articolari che si producono possono interessare i piedi (dita ad artiglio, piede cavo-varo-supinato, piede piatto-pro­nato), il ginocchio (recurvato), le anche (antiversione), la colonna vertebrale (cifosi, scoliosi), le mani (mano da scimmia, dita ad artiglio).
L’inizio della malattia avviene, nella maggior parte dei casi, nei primi 10­20 anni di vita, e lento e, spesso, nonostante sia possibile diagnosticare la CMT con una semplice elettromiografia (esame che, attraverso scosse elettriche ed elettrodi posti sopra o nel muscolo, rileva la velocità di conduzione del nervo e lo stato di salute delle fibre muscolari), i primi sintomi sono attribuiti a cause non neurologiche.
Alcune persone, a cui la CMT è diagnosticata dopo i 20 anni, riferiscono che le loro prestazioni motorie, a scuola in educazione fisica o nello sport, erano scarse rispetto ai coetanei, e che erano accusati di essere pigri.
In alcuni casi, però, la malattia colpisce abbastanza rapidamente la muscolatura dei piedi, delle gambe e delle mani, causando notevole disabilità nella capacità di camminare (deambulazione) e di afferrare gli oggetti (prensione) già dall’infanzia.
I primi sintomi sono: inciampo sull’avampiede o per piccoli gradini, più frequente camminando a piedi nudi, distorsioni di caviglia, goffaggine nel camminare, crampi ai polpacci. Spesso il paziente migliora spontaneamente la deambulazione, utilizzando scarpe con il tacco e facendo rialzare dal calzolaio la parte laterale della suola, ove si consuma di più per lo storcimento della caviglia.
Con il passare del tempo l’indebolimento della dorsiflessione (capacità di alzare la punta del piede) si accentua e il paziente è costretto a sollevare le ginocchia più del normale, per evitare d’inciampare: questa cammino, che ricorda quello del cavallo, è detto deambulazione steppante o equina, ed è piuttosto stancante.
Raramente la malattia diffonde ai muscoli delle cosce, con conseguente scarso controllo del ginocchio e cadute, che possono portare alla decisione di utilizzare una sedia a rotelle.
Alle mani la malattia inizia più tardivamente e, spesso, l’indebolimento non determina un grosso deficit funzionale. I disturbi più frequentemente lamentati sono: difficoltà ad abbottonarsi e sbottonarsi, a usare chiusure lampo, a cucire, a scrivere calcando, a girare la chiave, a svitare tappi e coperchi di barattoli.
Questi problemi si accentuano con il freddo, che comporta anche dolore alle gambe e peggioramento dell’equilibrio.
Verso i 50 anni la maggioranza dei malati lamenta peggioramento e dolore per l’artrosi secondaria alle deformità articolari e ai traumi da caduta. L’esercizio muscolare intenso e prolungato, l’alcool, i farmaci neurotossici e la gravidanza possono causare peggioramento della CMT.
La CMT non riduce la durata della vita ma ne peggiora sensibilmente la qualità.
Esistono forme rare di CMT in cui s’indeboliscono anche i muscoli respiratori e quelli della fonazione, come pure forme in cui sono compromessi altri organi ed apparati: l’orecchio (con sordità), l’occhio (con cecità), e il sistema nervoso centrale (con spasticità e ritardo mentale).
La CMT ha una frequenza di un caso ogni 2500 persone (circa 25 mila affetti in lia) e si può avere per mutazione spontanea del DNA dello spermatozoo o dell’ovocità da cui si origina, oppure, più frequentemente, per trasmissione ereditaria da uno, o molto raramente, ambedue i genitori.
Dato che, nella maggioranza dei casi, il rischio di trasmettere la malattia alla prole e del 50%, ricordiamo che è possibile conoscere quasi sempre il gene responsabile della propria CMT con un semplice prelievo di sangue
ed evitare di avere figli malati grazie alla diagnosi genetica pre-impianto e a quella prenatale.
Non è invece possibile guarire dalla CMT nè rallentarne la progressione. Un oculato trattamento riabilitativo, inteso come prendersi cura in maniera globale della persona affetta da parte di un’equipe multidisciplinare esperta di CMT, può aiutare a convivere con la malattia. La figura più importante della riabilitazione è il tecnico ortopedico, dato che l’utilizzo di scarpe adatte, meglio se di fabbrica (per una migliore estetica) opportunamente modificate, di plantari ben confezionati e di tutori di caviglia, possibilmente nascosti per un minore impatto psicologico, migliora notevolmente il cammino.
Anche la chirurgia ortopedica del piede può essere di grande giovamento, sebbene sia poco utilizzata per la scarsità di ortopedici esperti e di studi sulle tecniche da utilizzare. II ruolo della fisioterapia è modesto, in quanto non è possibile rafforzare i muscoli denervati dalla CMT, e si limita alla correzione delle alterazioni posturali e al miglioramento della deambulazione dopo l’adozione di calzature e tutori appropriati.
II terapista occupazionale può essere di grande utilità per allestire modifiche agli oggetti di uso quotidiano che consentano di svolgere le normali attività, incluso quelle lavorative, con efficacia, sicurezza e minimo dispendio di energia. Infine va sottolineato il ruolo dello psicologo esperto nella gestione della disabilità e delle associazioni di pazienti affetti da CMT nell’aiutare a superare l’isolamento e vincere la depressione, spesso presenti dopo la diagnosi o nelle fasi di peggioramento.

Ulteriori informazioni sono disponibili sui sito web dell’ Associazione Italiana Charcot-Marie-Tooth Onlus www.aicmt.org
Associazione Italiana Charcot-marie- Tooth Onlus
Sede legale: via Carlo Pisacane, 10 00152 Roma
Sede operativa: Via Rossini, 37/b 10093 Collegno (Torino)
N.verde: 800.180.437 Fax: 06.875.499.769
Email: aicmt@aicmt.org
Internet: www.aicmt.org
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Banca Sella
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Codice fiscale:
9638 9450 584

Autore: Dr. Paolo VINCI
Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione
Direttore Scientifico del/’Associazione Italian a Charcot-Marie-Tooth AICMT-Onlus
Pubblicato giugno 2010