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I bambini in bicicletta

 

La bicicletta è un “attrezzo-gioco” a che permette ai bambini di fare attività fisica, di giocare e di accrescere ancora la loro autonomia.

L’uso della bicicletta affina le capacità motorio-percettive: senso dell’equilibrio, della velocità e delle distanze. Pedalare è anche un modo per stimolare il bambino a stare all’aperto, limitando la permanenza negli ambienti chiusi e facendo attività fisica.

In alcune realtà è un modo ecologicamente sostenibile per andare a lavorare e anche per andare a scuola ) iniziativa “ciclobus”, è un “autobus a due ruote” formato da un gruppo di scolari in bicicletta che vanno e tornano da scuola accompagnati da genitori volontari, lungo percorsi prestabiliti e messi in sicurezza.

La bicicletta è quindi uno strumento di gioco e anche un mezzo di trasporto e è una occasione per insegnare al bambino le regole della sicurezza stradale. In questo caso il bambino deve conoscere le principali regole del traffico e le deve rispettare.

QUANDO? Il bambino può iniziare ad andare in bicicletta in genere, intorno ai 3-4 anni con le rotelle laterali, che vengono abbandonate gradualmente. Alcuni consigliano di non usarle fin dall’inizio. Prima ancora (da16-18 mesi. esistono vari tipi di tricicli e di bici senza pedali che aiutano a migliorare l’equilibrio.

E’ necessario l’incoraggiamento dei genitori, ma non forzarlo, altrimenti si rischia di creare un piccolo trauma. All’inizio possono tenere una mano sul manubrio o sulle spalle del figlio, per rassicurarlo.

DA SOLI O CON I GENITORI? Molto utile e stimolante andare in bicicletta insieme ai genitori in quanto i bambini tendono ad imitare e a voler fare quello che fanno i loro genitori o fratelli e sorelle.

Si raccomanda all’inizio di far usare la bicicletta al bimbo solo in spazi sicuri, protetti e privi di ostacoli. Sono adatti, per esempio, piste ciclabili, cortili, parchi.

QUALE BICICLETTA? Cercate una bicicletta adatta, come misura al bambino e, per la prima bicicletta sarebbe meglio evitare la canna orizzontale che può ostacolare i movimenti e impedire di appoggiare facilmente i piedi a terra.

Quando il bambino ha acquisito sicurezza nella pedalata, si può passare alla bicicletta senza rotelle. Il passaggio può avvenire abbastanza rapidamente o richiedere anche maggior tempo. I tempi variano da bambino a bambino. (vedi dopo)

SICUREZZA DELLA BICICLETTA. Come rendere sicuro l’uso della bicicletta?

Alcuni semplici accorgimenti e misure di prevenzione:

- la bicicletta deve essere della misura del bambino: sedendosi sul sellino deve potere appoggiare

completamente i piedi per terra.

- i bambini devono essere educati ad indossare il casco tutte le volte che usano la bicicletta, non

solo per strada, ma anche in luoghi protetti (piste ciclabili, cortili, ecc.). La stessa regola vale per gli adulti, anche perché sarà difficile che un bambino indossi il casco se il padre e la madre non lo utilizzano.

- verificare i freni e i fanali devono essere perfettamente funzionanti e insegnare ai bambini come controllare la bici fin da piccoli (è un momento di gioco e di sicurezza)

CASCO. Alcune regole per l’acquisto del casco:

- il colore, il disegno e il modello (a parità di condizioni) devono essere scelti dal bambino: il

casco sarà poi portato più volentieri

- il casco deve calzare perfettamente e, scuotendo la testa, deve rimanere ben saldo

- il casco deve avere, se possibile, colori vivaci e un nastro riflettente che lo renda ancora più

visibile di sera

- il bambino deve essere capace di aprire e chiudere con una sola mano e con facilità il cinturino

sotto il mento

- il cinturino non deve aprirsi da solo

- la calotta esterna deve essere rigida e ben attaccata allo strato morbido interno che assorbe gli

urti

- il casco, una volta indossato, non deve compromettere la visione e l’udito del bambino

- la sigla che ne attesta la sicurezza deve essere riportata sulla confezione (EN 1078); la sua

presenza, tuttavia, non sempre è garanzia di sicurezza ed è sempre meglio verificare una per una

le caratteristiche sopra riportate

- in caso di impatto violento il casco deve essere sostituito, anche se apparentemente integro

- il bambino deve essere abituato a togliere il casco non appena scende dalla bicicletta

- il bambino deve imparare che il casco è uno strumento di prevenzione e non di gioco, da

togliere quando scende dalla bicicletta

- la ditta che produce il casco deve essere segnalata nell’etichetta.

(da Associazione Culturale di pediatria. Associazione Pediatri Liguri è sezione ligure: www.apel-pediatri.it)

 

COME INSEGNARE AI BAMBINI AD ANDARE IN BICICLETTA

Innnazitutto non esiste una età limite: prima si prova e meglio è

1. Fin dai 18 mese bici senza pedali bassa per fare in modo che il piccolo riesca a posare il piede a terra.

2. A 3-4 anni bici con i pedali. La sella deve essere regolabile al fine di permettere di posare la pianta del piede a terra. Poi imparerà a gestire la bici stando sulle punte.

3. Incoraggiarli per infondergli fiducia, si può incitarli e stimolarli attraverso il gioco.

4. Insegnarli la partenza dandosi, con i piedi ben per terra, delle spinte e poi, quando se la sente, di mettere i piedi sui pedali, una volta che saranno in movimento.

5. Insegnate bene la frenata

 

Importante è un atteggiamento dei genitori positivo e non apparire delusi se non riesce subito: il bambino ha bisogno di incoraggiamenti e di stima .

Non fate confronti con gli altri bambini

Copritelo adeguatamente per le prime, inevitabili cadute (pantaloni lunghi o paraginocchia) e…andate in bicicletta con lui. Farà bene a tutti!

 

Le cure naturali per la ritenzione idrica

La ritenzione idrica è la tendenza a trattenere i liquidi che invadono tutti i distretti dell’organismo, per poi concentrarsi principalmente in zone specifiche predisposte all’accumulo di grasso. Questo disturbo è molto diffuso nella popolazione, colpisce sia uomini che donne ma la sua incidenza è nettamente superiore nel sesso femminile.

Quando la ritenzione si focalizza nella parte superiore del corpo, può presentarsi con un gonfiore al viso e sotto gli occhi (le cosiddette “borse”), ma anche alle braccia e alle mani. La ritenzione idrica è il risultato di uno squilibrio tra la quantità di potassio presente all’interno delle cellule e quella di sodio, contenuta nella parte esterna; quando il sodio aumenta e viene meno questo equilibrio, l’organismo è indotto a trattenere più acqua per diluire fluidi e tossine.

L’accumulo di liquidi in eccesso nello spazio interstiziale dei tessuti genera un rigonfiamento anomalo, chiamato edema, che costituisce il sintomo principale della ritenzione idrica. L’edema è un fenomeno legato ad un cattivo funzionamento del sistema linfatico e venoso; esso provoca un ristagno di liquidi e di tossine che altera il metabolismo cellulare.

Se si manifesta nella parte centrale, le aree colpite sono quelle dell’addome, dei fianchi e dei glutei.

La zona inferiore del corpo è la più colpita a causa della forza di gravità e della posizione eretta continua, che provoca uno squilibrio della circolazione. In questo caso la ritenzione si estende alle gambe, alle ginocchia e alle caviglie, fino ai piedi.

La ritenzione idrica è considerata erroneamente causa di sovrappeso: in realtà, in alcuni casi, può comportare un aumento di peso (fino a 5 kg) e provocare pesantezza e dolore agli arti. Tuttavia, tale condizione non determina il sovrappeso, ma, al contrario, è quest’ultimo a causarla, poiché genera un rallentamento della diuresi (eliminazione di urina dall’organismo). Anche se il sovrappeso spesso coesiste con la ritenzione idrica, seguire una dieta ipocalorica troppo rigida può aggravare il disturbo, invece di migliorarlo; infatti, nei regimi alimentari ipocalorici scarseggia la quantità di proteine, che è invece necessaria per prevenire la ritenzione idrica.

Il disturbo può essere suddiviso in diverse tipologie in base alla causa scatenante:

- Ritenzione idrica primaria (o circolatoria): è causatadal malfunzionamento del sistema venoso e linfatico ed è caratterizzata da edemi, gonfiore, dolore, senso di pesantezza, crampi e discromie cutanee (stasi venosa). La stasi venosa si concentra principalmente sugli arti inferiori e sulle caviglie;

- Ritenzione idrica secondaria, causata da patologie specifiche, spesso gravi, che interessano reni, cuore, apparato urinario e sistema linfatico come l’insufficienza renale e cardiaca, l’ipertensione, le patologie della vescica e del fegato, il linfedema (anomalo accumulo di linfa causato da uno squilibrio del sistema linfatico);

- Ritenzione idrica iatrogena che si verifica in seguito all’uso massiccio e prolungato di farmaci antinfiammatori, cortisonici,contraccettivi e dopo la terapia ormonale sostitutiva in menopausa.

- Ritenzione idrica alimentare, causata da un’alimentazione scorretta e da uno stile di vita poco sano, caratterizzato da scarsa o nulla attività fisica, immobilità della postura, condizioni croniche di ansia e stress.

La ritenzione idrica può essere causata da alcune condizioni cliniche come l’ipotiroidismo, patologia tiroidea in cui è presente un rallentamento del metabolismo, le intolleranze alimentari, la gravidanza e l’allattamento, il periodo ovulatorio e premestruale e la menopausa. Inoltre, la ritenzione dei liquidi può manifestarsi sotto forma di gonfiori ed edemi anche in seguito ad interventi chirurgici.

Molti altri fattori che rientrano nello stile di vita del soggetto, come un eccessivo consumo di alcolici e di caffè, la masticazione veloce, la cattiva respirazione in ambienti inquinati, possono determinare o peggiorare la ritenzione idrica. Inoltre un sostanziale aggravamento del sintomo si verifica in primavera e in estate, quando sopraggiunge il caldo, poiché il calore dilata i capillari periferici, la circolazione rallenta e il sangue fa più fatica a risalire verso il cuore: per questo le gambe si gonfiano e si avverte un senso di pesantezza.

Dietro al sintomo della ritenzione idrica c’è un meccanismo che prima di essere organico, ha una sua origine nel mentale. Il “trattenere” a livello psicologico emozioni, pensieri negativi o la tendenza a fare determinate cose, si traduce in una reazione fisica che modifica la frequenza cardiaca e respiratoria, rallenta la circolazione, crea infiammazione nei vasi sanguigni, fino a coinvolgere il sistema di drenaggio del corpo.

Gli stati di forte tensione e ansia agiscono sull’apparato immunitario e su quello endocrino, a causa dell’aumento della produzione di cortisolo, ormone prodotto dalle ghiandole surrenali. Comunemente chiamato “l’ormone dello stress”, il cortisolo è responsabile di alcune condizioni come la ritenzione idrica, l’obesità e il calo delle difese immunitarie. Modificare lo stile di vita non significa solo alimentarsi in modo sano, consumare regolarmente acqua e fare movimento, ma anche imparare a gestire gli stati emotivi, elaborare i propri vissuti e abbassare il più possibile la soglia dello stress quotidiano.

I rimedi naturali utilizzati nelle cure alternative agiscono sulla ritenzione ma anche sul dimagrimento; il loro obiettivo non è quello di mirare al sintomo ma all’origine del disturbo, che risiede nella difficoltà del corpo nel gestire il carico di tossine (anche quelle emotive).

Calcarea Carbonica 9CH

Rimedio utile per il soggetto sedentario, che tende ad ingrassare, soffre molto il freddo e ha un sistema immunitario debole. La ritenzione idrica deriva da una quantità eccessiva di tossine e liquidi che non vengono smaltiti e che causano gonfiore diffuso e tessuti flaccidi, senza tono. Il rimedio accelera e stimola il metabolismo. Il soggetto manifesta molte patologie importanti come il diabete, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione arteriosa, l’ipotiroidismo, l’arteriosclerosi. E’ stanco, lento, ansioso, bisognoso d’affetto, pauroso; si deprime facilmente. I sintomi peggiorano con il freddo-umido, lo sforzo mentale e fisico mentre migliorano con il tempo secco.
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.

China rubra5 – 9CH

Indicata quando la ritenzione si manifesta principalmente con un gonfiore nella zona addominale, spesso causato ad una scorretta alimentazione o dall’assunzione di cibi non adatti alla tipologia costituzionale. Il gonfiore si accompagna a borborigmi. Il rimedio agisce sugli stati di intossicazione acuti e cronici che causano turbe neurosensoriali (vertigini, disturbi visivi ecc.) e cardiovascolari (anemia, tachicardia, ipotensione ecc.).
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.

Pulsatilla9CH

Il rimedio vieneprescritto quando la ritenzione idrica è causata da problematiche di natura endocrina o circolatoria. La sua azione sull’apparato ormonale è molto marcata, sia nelle sindromi premestruali che durante la menopausa, poiché interviene sulla ritenzione idrica e la circolazione rallentata legata a squilibri ormonali. Spesso il sintomo deriva da fenomeni di congestione e stasi venosa con tessuti infiltrati e poco ossigenati, estremità fredde, arti gonfi, pesanti e dolenti. Pulsatilla è avida d’affetto, fortemente emotiva e soggetta al pianto. I sintomi tipici del rimedio peggiorano con il caldo e il riposo mentre migliorano con l’aria fresca, il movimento continuo e la consolazione.
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.

Thuya 15-30 CH

Rimedio d’elezione per la ritenzione idrica e la cellulite, in particolare quella localizzata nella parte inferiore del corpo (cosce e bacino). La sua azione è centrata su vari apparati, tra i quali quello linfatico e nervoso. Il soggetto Thuya ingrassa facilmente, risente molto dello stress e dello stato emotivo caratterizzato da depressioni reattive, malinconia, scarsa autostima, ossessioni e idee fisse, psicosomatizzazioni. Thuya si prescrive per il sovrappeso e la ritenzione di liquidi conseguenti ad un’alimentazione scorretta, all’assunzione della pillola anticoncezionale e a terapie con cortisonici che, nei soggetti predisposti, portano ad un repentino e anomalo aumento ponderale. Inoltre si utilizza efficacemente per la ritenzione legata ai disturbi mestruali. I sintomi peggiorano con il freddo e l’umidità, mentre migliorano con il caldo e la sudorazione.
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.

Graphites 9CH

Rimedio che ha un’azionespecifica sul metabolismo degli acidi grassi: aumenta la velocità metabolica e depura il sintema linfatico. Il soggetto Graphites tende ad ingrassare, ha un corpo molle e pesante, è freddoloso e soffre di stipsi. La ritenzione si traduce spesso in accumulo di cellulite concentrata su cosce e ginocchia. Il senso di gonfiore diffuso deriva anche da disturbi a livello digestivo che provocano pienezza e pesantezza del ventre. I sintomi peggiorano con il freddo e durante le mestruazioni; migliorano con il movimento e mangiando (nel caso dei disturbi gastrici).
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.

Bovista 5 – 7CH

Questo rimedio si prescrive quando la ritenzione idrica è legata alla sensazione soggettiva di gonfiore generale (soprattutto alle dita) con edema e infiltrazioni. I sintomi si associano principalmente alle problematiche mestruali con sindrome premestruale accentuata, ovulazione emorragica, gonfiore addominale, mal di testa con sensazione di aumento del volume del cranio.
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.


FITOTERAPIA

Rusco (Ruscus aculeatus L.) TM

Il pungitopo si utilizza per la ritenzione idrica associata ad insufficienza circolatoria venoso-linfatica. Grazie al suo più importante principio attivo contenuto, la ruscogenina, il rimedio ha una marcata attività antiedemigena, agendo sulla ritenzione idrica con cellulite e sulla varicosità degli arti inferiori. Uso: 40 gocce di TM 1 volta al dì un quarto d’ora prima di pranzo. Controindicazioni: non utilizzare in gravidanza e allattamento. Può provocare, in rari casi, disturbi gastrici e nausea. Raccomandazioni: associare all’assunzione del Rusco una dieta iposodica. Assumere in associazione con altri farmaci solo dietro consiglio medico.

 

Tarassaco (Taraxacum officinale Weber) TM

Il Tarassaco, conosciuto comunemente come “dente di leone” ha un’azione specifica sulle vie biliari, è digestivo e diuretico. Ottimo coadiuvante nel trattamento dell’obesità grazie alle sue proprietà drenanti e detossicanti. L’azione diuretica deriva dai flavonoidi e dal potassio contenuti che facilitano l’eliminazione delle tossine responsabili di ritenzione idrica e linfatica. Uso: 20-30 gocce tre volte al dì, dopo i pasti. Controindicazioni: non somministrare nei soggetti che soffrono di intestino irritabile, gastrite e ulcera peptica, nelle occlusioni delle vie biliari, in gravidanza e allattamento. Non assumere in associazione con i FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei) e con i diuretici. Effetti collaterali: il Tarassaco può provocare dermatiti allergiche da contatto. L’uso improprio o un sovradosaggio possono causare turbe idroelettriche. Assumere solo dietro consiglio medico.

Pilosella (Hieracium pilosella L.) TM

Questa pianta erbacea perenne ha una marcata azione diuretica e drenante renale ed è utilizzata per il trattamento della ritenzione idrica, della cellulite e del sovrappeso. Inoltre la Pilosella promuove la sintesi e la secrezione di bile potenziando l’azione detossificante del fegato. Uso: 30-40 gocce di TM 2 volte al dì, lontano dai pasti. Controindicazioni: non somministrare in caso di ipotensione e in associazione con diuretici. Raccomandazioni: è consigliabile utilizzare la TM rispetto ad altre preparazioni poiché l’attivazione è maggiore se il rimedio viene lavorato a partire dalla pianta fresca. Assumere in gravidanza, allattamento e in associazione con altri farmaci solo dietro consiglio medico.

Orthosiphon (Orthosiphon stamineus Bentham) TM

Pianta tropicale, chiamata comunemente Tè di Giava, che possiede un marcato effetto diuretico e depurativo: ha un’azione sull’eliminazione di acqua, cloruri e urea. Molto utilizzato come coadiuvante nelle diete dimagranti e in presenza di obesità, edemi, oliguria (scarsità della quantità di urine eliminata giornalmente), cellulite, affezioni delle vie urinarie e articolazioni gonfie con idrarto (versamento sieroso all’interno della cavità articolare). Uso: 20-30 gocce di TM 2 volte al dì. Evitare l’assunzione nelle ore serali. Interazioni: evitare l’associazione con la Salvia poiché si può verificare un potenziamento degli effetti diuretici. Raccomandazioni: non somministrare in caso di insufficienza renale. Il rimedio ha un effetto antagonista con l’adrenalina, gli estratti ipofisiari, epatici e i sali biliari; inoltre potenzia l’azione dei diuretici. E’ consigliabile seguire una dieta iposodica in associazione con l’assunzione di Ortosiphon. Assumere in gravidanza, allattamento e in associazione con altri farmaci solo dietro consiglio medico.

GEMMOTERAPIA

 

Linfa di Betulla (Séve de bouleau) 1DH

La linfa di Betulla rientra nelle prescrizioni di Gemmoterapia anche se in realtà non è un gemmoderivato né un macerato glicerico. La linfa, un liquido chiaro che si ricava dalla Betula verrucosa L, è il rimedio d’elezione per l’adiposità, il ristagno dei liquidi e l’accumulo di tossine; ricca in potassio, stimola l’eliminazione dell’acido urico, del colesterolo e del metabolismo. Inoltre attiva la diuresi, aiutando i reni a funzionare meglio. Nella linfa è contenuta una sostanza, la betulina, che ha una spiccata attività antinfiammatoria, diuretica e depurativa. Il rimedio è molto utile in caso di cellulite e obesità; inoltre, sciogliendo i depositi urinari, è efficace nel trattamento delle infezioni batteriche delle vie urinarie (candida, uretriti e cistiti). Uso: 20-30 gocce 1-2 volte al dì. Controindicazioni: non somministrare in soggetti con edemi, ridotta funzionalità cardiaca e renale e in presenza di allergia ai salicilati (ad es. Aspirina). Interazioni: il rimedio interferisce con l’assunzione di FANS, diuretici, ipotensivi, anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici, barbiturici e altre sostanze psicoattive, sedativi, ansiolitici e antidepressivi. Effetti collaterali: può provocare fenomeni allergici. Assumere in gravidanza, allattamento e in associazione con altri farmaci solo dietro consiglio medico.

 

Ippocastano (Aesculus hippocastanum) MG 1DH

Rimedio specifico delle affezioni venose con senso di pesantezza ed edema concentrati agli arti inferiori. La stasi venosa peggiora con il calore, la sedentarietà e la stazione eretta prolungata. L’Ippocastano aumenta il tono della parete venosa, riduce la stasi e facilita il ritorno venoso. Uso: 20-30 gocce di MG 2-3 volte al dì a stomaco pieno. Utilizzare per almeno due mesi consecutivi, soprattutto nella stagione estiva. Controindicazioni: non somministrare in gravidanza e allattamento, nei bambini, nei soggetti affetti da ulcera e gastroduodenite e in associazione con farmaci antiaggreganti o anticoagulanti. Effetti collaterali: possono verificarsi casi di prurito, nausea, dermatiti da contatto e irritazione delle mucose gastrointestinali. Assumere solo dietro consiglio medico.

Faggio (Fagus Sylvatica L.) MG 1DH

Il Faggio si utilizza per insufficienza renale, obesità, ritenzione idrica con edemi, oliguria e ipercolesterolemia. Il rimedio contiene molte sostanze che hanno un’azione positiva sull’organismo come potassio, ferro, calcio e flavonoidi; inoltre stimola il funzionamento dei reni, la diuresi e diminuisce il colesterolo totale. Uso: 20-30 gocce di MG 1-2 volte al dì prima dei pasti. Assumere in gravidanza, allattamento e in associazione con altri farmaci solo dietro consiglio medico.

SALI DI SCHÜSSLER

Natrium sulphuricum D6

Indicato per la ritenzione idrica perché elimina l’acqua in eccesso riequilibrando la densità dei liquidi all’interno delle cellule. Oltre a favorire l’eliminazione dei liquidi e delle scorie metaboliche del corpo, disintossica l’organismo e stimola la secrezione biliare. I soggetti che rispondono a questo rimedio hanno una fragilità costituzionale e tendono a prendere peso molto facilmente. Sono adiposi, corpulenti: i tessuti hanno numerose infiltrazioni di cellulite concentrate su addome, natiche e cosce. Anche il viso tende al gonfiore ed è spesso molto pallido. A livello psichico sono persone lente, apatiche, depresse, soprattutto la mattina al risveglio. La forte ritenzione, oltre agli edemi diffusi, causa dolori di tipo reumatico che peggiorano con l’umidità e l’immobilità. La sintomatologia migliora con il clima secco e dopo scariche diarroiche, soprattutto quando si verificano al mattino. Uso: 1 o 2 compresse sublinguali, 2 o 3 volte al dì.

Oligoterapia

 

Potassio (K)

Questo oligoelemento è un regolatore dell’omeostasi idro-salina. Indicato nelle affezioni legate alle alterazioni del ricambio idrico: ritenzione idrica, obesità, cellulite, edema degli arti inferiori. Coadiuvante nel trattamento dell’astenia generale, oliguria, ipertensione, disturbi cardiaci e neuropsichici. Uso: 1 fiala sublinguale al giorno o a giorni alterni. Nei bambini utilizzare metà dose.

Consigli nutrizionali

In caso di ritenzione idrica è necessario ridurre il sale e i cibi contenenti sodio come gli insaccati, i prodotti pronti e quelli industriali (dadi), la margarina, i sottaceti, le olive in salamoia, la pizza, il pane molto salato e i formaggi poiché il sodio trattiene l’acqua nei tessuti e impedisce lo smaltimento dei liquidi. Inoltre, è fondamentale seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura, moderare il consumo di zuccheri e farinacei raffinati, svolgere una regolare attività fisica e bere almeno due litri d’acqua oligominerale al giorno. Il minerale antagonista del sodio è il potassio poiché aiuta l’eliminazione del sodio e controlla la comparsa della ritenzione idrica. Il potassio è contenuto in molti alimenti tra i quali: carni bianche (pollo e tacchino), merluzzo, sgombro, sardine, noci, mandorle e nocciole, banane, kiwi, anguria, melone, patate, spinaci, piselli, fagioli, finocchi.

Marta Chiappetta e Rocco Carbone

 

Vaccini e malattie infettive

 

C’è l’influenza, che ogni anno colpisce in Italia circa 5 milioni di persone. Le polmoniti, spesso associate all’influenza, con circa 200.000 casi l’anno e 10.000 decessi, e le meningiti. L’Herpes Zoster, che insieme a influenza e pneumococco forma la cosiddetta “triade maledetta” che minaccia le persone anziane.

Ci sono le epatiti B e C con centinaia di migliaia di portatori cronici. Le infezioni batteriche multiresistenti che colpiscono ogni anno dal 7% al 10% dei pazienti con migliaia di decessi. E ancora, le infezioni da Papillomavirus che possono causare tumori anogenitali. Ritenute debellate o sotto controllo, con una mortalità inferiore rispetto ai tumori e alle patologie cardiovascolari, le malattie infettive, di origine batterica o virale, in realtà sono più che mai tra noi.

A Roma, nel corso dell’evento AHEAD – Achieving HEalth through Anti-infective Defense,promosso da MSD Italia, rappresentanti di Istituzioni, Autorità regolatorie, associazioni pazienti e clinici hanno fatto il punto sulle strategie di contrasto che il nostro Paese sta mettendo in campo contro le malattie infettive, mostrando una grande capacità di innovazione, grazie a scelte all’avanguardia in Europa, come il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, approvato all’inizio dell’anno, e il Piano contro la resistenza agli antibiotici, il cui varo è imminente.

Sottolinea Walter Ricciardi, Presidente Istituto Superiore di Sanità (ISS): «Anche malattie virali prevenibili, come l’influenza, possono causare indirettamente migliaia di decessi ogni anno, per complicanze batteriche o cardiovascolari».

Abbiamo posto al Presidente Ricciardi alcune domande per approfondire questo tema in merito all’impegno delle Istituzioni pubbliche contro l’emergenza infezioni.

Presidente Ricciardi, quale minaccia rappresentano le malattie infettive in Italia? Qual è lo scenario generale in termini di incidenza e mortalità e quali le situazioni patologiche di maggiore criticità?

Le malattie infettive rappresentano tuttora un capitolo rilevante in termini di incidenza e mortalità in Italia. Sebbene siano stati compiuti grandi passi in avanti, grazie agli interventi di “sanitation” e alle vaccinazioni, il carico di malattia e morte è ancora relativamente elevato. Innanzitutto ricordiamo come le infezioni da germi antibioticoresistenti costituiscano un vero problema sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via sviluppo. L’Italia poi è maglia nera per quanto riguarda le resistenze di germi come le klebsielle nei confronti di diversi antibiotici, primi fra tutti i carbapenemi. Ma il problema non è solo italiano, se un rapporto commissionato recentemente dal governo britannico stima un eccesso di 10 milioni di morti dovute a resistenze antimicrobiche per il 2050. Ma anche malattie virali prevenibili, come ad esempio l’influenza, possono causare indirettamente migliaia di decessi ogni anno, attribuibili sia a complicanze batteriche che cardiovascolari. Le emergenze infettivologiche poi costituiscono un caso a parte, e il caso meningite in Toscana o i focolai di chikungunya o West Nile rappresentano solo alcuni dei tanti episodi che siamo costretti ogni anno a fronteggiare.

Su quali strategie di prevenzione stanno lavorando le Istituzioni pubbliche?

Le Istituzioni italiane e il Sistema Sanitario Nazionale nel suo insieme hanno una grande capacità di resilienza e di innovazione al tempo stesso. Ad esempio, il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 costituisce una pietra miliare nel settore della prevenzione delle malattie infettive, ponendo l’Italia all’avanguardia in Europa per quanto riguarda l’offerta di vaccini, non solo relativamente al calendario per l’infanzia ma per le altre età della vita. La copertura offerta alle persone anziane contro la “triade maledetta” costituita da influenza, pneumococco e Herpes Zoster è un esempio paradigmatico di come possano essere affrontati in maniera intelligente i problemi legati alla prevenzione delle malattie in una società che invecchia. Un altro terreno su cui le Istituzioni devono lavorare è quello del controllo delle resistenze agli antimicrobici, favorendo un uso prudente dei farmaci e l’adozione di appropriate misure di controllo.

In che modo si può assicurare l’accesso ai farmaci innovativi contro queste malattie, nuovi antibiotici e antivirali?

L’accesso universale a farmaci antiretrovirali ha rappresentato un successo per il nostro Paese ed una garanzia di sopravvivenza e miglioramento della qualità della vita per tutte le persone con infezione da HIV. Analogo discorso vale per i farmaci contro l’epatite C, che stanno portando ad una vera rivoluzione nel sistema delle cure e che potranno mettere sotto controllo l’infezione, oltre a salvare vite umane, nel giro di pochi anni. Naturalmente, garantire l’accesso a farmaci sempre più efficaci, possibilmente a prezzi etici, a porzioni sempre maggiori di popolazione richiede una collaborazione fattiva tra pubblico e privato. Cosa, questa, necessaria anche nel settore degli antibiotici, il cui sviluppo si rende necessario per arginare gli effetti devastanti dell’insorgenza delle multiresistenze. Insomma credo ci sia un grande spazio per una fattiva e intelligente collaborazione fra pubblico e privato, in cui ognuno degli attori possa svolgere la sua parte per mettersi al servizio della comunità.

Stefania Bortolotti

 

L’aerodinamica nel ciclismo

 

Il ciclismo è la disciplina sportiva che, forse, meglio si presta ad essere oggetto di analisi multidisciplinare da parte dei tecnici dello sport: alle valutazioni di carattere medico, fisiologico, biomeccanico ed a tutti gli studi che si possono eseguire sui materiali, si affianca l’importantissimo filone dell’analisi aerodinamica.

Infatti se si pensa che pedalando a 50 Km/h il 95% circa dell’energia viene spesa per vincere la resistenza dell’aria, si comprende il ruolo che questa variabile gioca sulla prestazione finale; inoltre, è noto che la “bontà” aerodinamica di una posizione è strettamente collegata alle caratteristiche antropometriche degli atleti influenzando in modo decisivo la loro capacità di produrre potenza.
Per questi motivi centri di ricerca sparsi in tutto il mondo, hanno condotto numerosi studi utilizzando atleti di diverse caratteristiche e livello di qualificazione.
L’idea di base sul quale si fondano tali studi è che la velocità massima del sistema atleta-bicicletta si ottiene quando la potenza fornita dall’atleta eguaglia la somma delle resistenze incontrate. Nella figura (Free Body Diagram) sono schematizzate le forze propulsive (azzurro) e quelle resistenti (rosso) che agiscono sul sistema ciclista-bicicletta lungo la direzione orizzontale.

È logico che quando la potenza espressa dall’atleta è maggiore della resistenza, la bicicletta accelera; nel caso inverso invece rallenta.

Lo scopo dell’allenatore è, quindi, quello di ottimizzare la prima; lo scopo del ricercatore è ridurre le seconde per quanto possibile.
Ogni ciclista è a conoscenza, se non altro per esperienza personale, che più si riduce la superficie di esposizione all’aria, più è possibile raggiungere velocità elevate a parità di “sforzo” sui pedali.
Basti osservare come i migliori passisti e specialisti delle cronometro riescono a mantenere per periodi lunghissimi il busto parallelo al terreno, la testa bassa (incassata nelle spalle) e come riescano a limitare il più possibile i movimenti di tali distretti corporei.
Per ottenere una posizione ideale si gioca su due elementi che sono la geometria del telaio e la capacità di adattamento dell’atleta. Quest’ultima, a sua volta, dipende dalle caratteristiche morfo-strutturali e da un sufficiente periodo di allenamento.
Esiste tuttavia un’altra componente aerodinamica importante sulla quale è possibile operare, componente che risulta fondamentale in altri settori sportivi ed industriali come quelli aeronautici e motoristici.
Questa riguarda la forma della superficie esposta all’aria identificata comunemente come Cx (coefficiente di forma).
L’ottimizzazione del Cx è il motivo per cui sono nate e vengono sviluppate le carenature delle motociclette, le appendici aerodinamiche delle vetture da competizione, ma anche più banalmente, il design delle autovetture stradali. Migliorare il Cx significa più velocità a parità di potenza ma anche, e soprattutto, minori consumi a parità di velocità.
Sul sistema atleta-bicicletta, non potendo utilizzare appendici e carenature, l’ottimizzazione delle forme è molto più complessa.
Nello studio del complesso uomo-mezzo di gara, la posizione con la miglior aerodinamica quasi sempre deve essere pagata in termini di minor libertà di movimento da parte dell’atleta. Questo si traduce nella ridotta capacità di fornire potenza e, più in generale, in un precoce affaticamento e nella ridotta maneggevolezza del mezzo. Queste valutazioni non possono essere sottovalutate nell’economia di una gara perché, alla lunga, gli svantaggi dovuti alla penalizzazione dell’atleta potrebbero divenire superiori ai benefici ottenuti.
Vediamo di analizzare, quindi, il problema. Il principio generale è evidentemente lo stesso, i target da raggiungere sono: ridurre la superficie di esposizione all’aria, utilizzare abbigliamento adeguato, ottimizzare i particolari del mezzo.
Cominciamo dalla bicicletta. Migliorare l’aerodinamica non significa operare, come spesso avviene forse a causa delle accattivanti offerte del mercato degli accessori, su particolari come caschi, occhiali, calzature, ecc. Questo è necessario se si è in preparazione di un record sull’ora, ma se vogliamo andare un poco più veloci nelle nostre uscite domenicali o se vogliamo faticare un po’ meno a parità di velocità, dobbiamo giocare sull’ottimizzazione di altri elementi.
Non sempre si pensa, infatti, che una delle componenti più influenti sull’aerodinamica del sistema è la ruota. Il motivo di tale importanza dipende dal movimento che la caratterizza: la ruota, infatti, è soggetta a due tipi di moto combinati tra loro. Il primo è traslatorio lungo la direzione della marcia della bicicletta; il secondo è rotatorio intorno all’asse dei mozzi. I due moti combinati tra loro determinano un curioso effetto per cui la parte superiore della ruota si muove a velocità doppia rispetto a quella della bici e con la stessa direzione perché la velocità di rotazione si somma a quella di traslazione. La parte inferiore della ruota si muove con velocità inferiore addirittura nulla del punto di contatto del pneumatico con l’asfalto.
Questo particolare fenomeno rende il comportamento della ruota molto critico dal punto di vista aerodinamico, comportamento ancora in fase di studio da parte dei ricercatori ma comunque assai influente sulla efficienza generale del mezzo. Oltre tutto, come dimostrato dall’uso delle ruote lenticolari (addirittura negative in talune circostanze), possiamo trovarci in condizioni ambientali caratterizzate da vento laterale che complica ulteriormente il problema.
Detto questo, esistono in commercio ruote che presentano indubbi vantaggi aerodinamici (profilo del cerchio, numero di raggi, profili dei raggi, ecc.) la cui utilizzazione può migliorare sensibilmente, almeno in pianura, la capacità di sviluppare velocità (e per questo si rimanda ai testi specialistici).
L’altro elemento sul quale è possibile operare con relativa facilità per migliorare le caratteristiche aerodinamiche del sistema riguarda la posizione dell’atleta. Questa deve essere finalizzata a migliorare soprattutto la superficie di sezione frontale.
Il tale ottica l’elemento di primario interesse riguarda la posizione del busto che, almeno in determinate circostanze, dovrebbe posizionarsi più basso e parallelo più possibile al terreno. Per ottenere questa configurazione si opera generalmente sulla geometria del telaio.
La possibilità di orientare il busto parallelo al terreno dipende dalla regolazione di alcuni parametri: la differenza di quota e la distanza tra sella e manubrio, l’arretramento della sella, il disegno e le caratteristiche del manubrio.
Regolazioni che apparentemente non presentano particolari problemi.
La realtà è, invece, che la posizione ideale si scontra molto spesso con le caratteristiche morfostrutturali dell’atleta.
In particolare, sono le capacità di flessibilità articolare della colonna vertebrale e di estensibilità della muscolatura che spesso limitano la possibilità di posizionarsi correttamente in bici. La presenza di dismorfismi o paramorfismi come scoliosi, dismetrie degli arti ed altro, determinano ulteriori limiti per i compensi posturali che ne derivano.
Nel ciclismo amatoriale esistono poi ulteriori variabili, come l’età mediamente più elevata dei praticanti, con la possibilità che le strutture articolari presentino processi degenerativi e infiammatori.
La posizione allungata e abbassata sollecita fortemente, infatti, il tratto lombare della colonna che inverte la sua curvatura fisiologica ed il tratto cervicale con notevole aumento della lordosi. Se tali sedi sono oggetto di processi infiammatori e degenerativi, la posizione aerodinamica può scatenare o acuire dolore e disfunzione.
L’altro importante aspetto sul quale è necessario lavorare e che viene trascurato dalla maggior parte dei ciclisti, riguarda il miglioramento della flessibilità ed elasticità dell’apparato muscolo-scheletrico.
La migliore posizione aerodinamica si può ottenere e, soprattutto, mantenere se attraverso esercizi di allungamento eseguiti abitualmente riusciamo a migliorare i gradi di flesso-estensione articolare soprattutto dei distretti più interessati.
Grande attenzione va, infatti, riposta alla muscolatura del bacino che deve essere in grado di ruotare anteriormente seguendo il busto (antiversione); una buona estensibilità della muscolatura flessoria della gamba (ischio-crurali), dell’ileo-psoas (per l’influenza che ha sulla colonna lombare) e dei dorsali, e l’elemento fondamentale per avere buoni risultati.

BIBLIOGRAFIA

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Kyle C.R.: Articoli vari riguardanti l’aerodinamica della bicicletta pubblicati sulla rivista “Bicycling” (29 (3) 186-190 1988 – 29 (4) 194-204 1988 – 29 (5) 180-185 1988 – 19 (6) 144-152 1988 – 29 (8) 45-58 1988 – 30 (5) 178-182 1989)

Ricciardi A.: L’aerodinamica – Ed. I.B.N. Roma 1988

Shanebrook J. R., Jaszczak R.D.: Aerodynamics of human body – Biomechanics 4^ International series on sport science vol. 1 – University Park Press, Baltimore Md Pp 567-571 1974

 

Stress e ipertensione: una relazione pericolosa

che lo stress sia entrato stabilmente a far parte della vita moderna non è una novità. Urbanizzazione, vita sedentaria, stress quotidiano sul posto di lavoro e/o a casa, scarsa attività fisica e mancanza di sostegno sociale sono condizioni che facilmente possono condurre a un affaticamento nervoso e che accomunano milioni di persone nel mondo. La necessità di essere sempre performanti sul lavoro, disponibili per la famiglia e l’esigenza di trovare spazio anche per i propri interessi genera un aumento di ansia e incertezza che alla lunga sfocia in uno stato di stress mentale ed emotivo cronico. Numerose ricerche confermano la correlazione tra stress cronico e ipertensione, uno tra i principali problemi di salute pubblica a livello mondiale con oltre 1 miliardo di soggetti colpiti e 7,5 milioni di decessi all’anno. Una recente revisione della letteratura ha sottolineato come la disoccupazione, l’orario prolungato di lavoro, l’instabilità del lavoro stesso, bassi salari, stress lavorativo e disturbi del sonno siano strettamente correlati a un aumentato rischio di sviluppare ipertensione. Particolarmente colpita risulta essere la fascia dei 40-50enni, messi sotto pressione dallo stile di vita moderno. Un recente studio condotto su circa 6.000 persone tra i 40 e i 60 anni ha evidenziato che, tra i vari fattori, lo stress psicologico (incluso lo stress al lavoro e a casa) arriva a rappresentare circa il 9% del rischio di sviluppare ipertensione. Inoltre, lo studio ha rilevato che lo stress psicologico contribuisce aun rischio maggiore di ipertensione nelle donne.

La maggior parte delle persone non si accorge neanche di avere la pressione alta, perché spesso il disturbo non dà sintomi. Il tempo non è mai abbastanza e si rimanda all’infinito un check-up medico per verificare il proprio stato di salute. Eppure l’elevata pressione arteriosa rappresenta il primo fattore di rischio per ictus e attacchi cardiaci. Per cercare di prevenire o ridurre lo stress, può rivelarsi utile imparare a gestirlo, per esempio facendo progetti per il futuro, cercando di stabilire le priorità dei vari compiti assegnati, o cercando di prepararsi prima di un evento stressante.

Rimane però fondamentale il monitoraggio costante della pressione sanguigna, soprattutto dai 40 anni in su. Oggi un grande aiuto viene dai nuovi dispositivi tecnologici presenti sul mercato, leggeri, maneggevoli, semplici da utilizzare e affidabili nei risultati.

Per agevolare il controllo costante della pressione è nata una APP (Apple e Android) che permette di visualizzare tutti i dati sotto forma di grafici, confrontare i risultati con le raccomandazioni dell’OMS, trasmetterli ai familiari o al medico, esportare i dati sotto forma di report in PDF o tabelle di Excel.: iHealth My Vitals

L’acquisto di un dispositivo iHealth in questo momento potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso: tutti coloro che acquisteranno un misuratore di pressione, o qualunque altro prodotto della linea iHealth, riceveranno in omaggio una Polizza Sanitaria base RBM Salute della durata di tre anni, che offre un primo livello di protezione per le principali spese sanitarie (www.tuttosalute.it).

Sito web iHealth: www.ihealthlabs.eu

 

Anche gli anziani fanno sport

 

A partire tra la quarta e la quinta decade di vita si registra una sensibile flessione delle capacità di forza e resistenza; le cause sono da ricercare nella perdita fisiologica della massa muscolare, nella perdita di unità motorie di tipo veloce FT (fast twitch fibres) unitamente ad un rallentamento della capacità del SNC di condurre stimoli nervosi e conseguentemente di produrre risposte motorie atte al mantenimento della forza. A tutto ciò bisogna aggiungere un aumento del grasso sottocutaneo una diminuzione nella sintesi delle proteine e abitudini di vita sedentaria. L’allenamento non può fermare questi processi fisiologici, ma può indurre modificazioni che riescono a rallentare l’impatto che l’età ha sulle performance e sulla qualità di vita del soggetto. L’ipotesi che l’adattamento muscolare al lavoro sia ancora possibile e significativo non può nascondere il fatto che avvenga con maggiore lentezza, per cui prima di iniziare un programma di esercizi alla forza nell’anziano è importante una sua graduale introduzione che lo porti molto prudentemente alle forme di allenamento tradizionali. Tale periodo può includere nelle fasi iniziali carichi bassissimi o a corpo libero progressivamente crescenti.


Macchine isotoniche

È importante avere una progressione molto graduale degli esercizi fra quelli che attivano le masse muscolari principali e che abbiano un’escursione regolare, prevedibile, lineare come è possibile con le macchine isotoniche. L’ordine degli esercizi non differisce dalle indicazioni generali per gli adulti dando priorità agli esercizi che impegnano le masse muscolari più grandi, perciò inizieremo con esercizi agli arti inferiori per continuare con i muscoli del tronco e finire con le braccia. Il numero delle ripetizioni è tendenzialmente simile a quello classico,8-16, ma bisogna evitare uno sforzo molto elevato I recuperi fra le serie devono consentire di svolgere, senza alcuno stress, il lavoro proposto. Il carico di lavoro corretto viene calcolato facendo riferimento al peso che è possibile sollevare soltanto una volta con il movimento-esercizio che abbiamo deciso di far effettuare (1 RM). Il protocollo di lavoro viene impostato intorno al 30% del massimale (1 RM) per le esercitazioni iniziali, fissando un numero di ripetizioni che non portino all’esaurimento muscolare. Dopo circa due-tre settimane il carico può essere incrementato sino ad un massimo del 70% di 1 RM.

Allenamento alla resistenza

 Per allenare la resistenza dovremo far lavorare gli anziani ad una frequenza cardiaca variabile dal 65 al 80% di Fcmax. Si consideri che, per anziani nella terza fase della riabilitazione della cardiopatia ischemica dopo infarto del miocardio, vengono consigliate attività con valori tra il 65 e 70% della Fcmax da realizzare autonomamente al proprio domicilio. La durata dell’allenamento deve variare tra i 20-60 minuti, alcune ricerche hanno evidenziato l’efficacia anche di periodi più brevi, ripetuti più volte nel corso della giornata, in particolare per soggetti poco allenati.

Le attività consigliate sono:

Attività all’aperto 

▪ cammino

▪ corsa

▪ bicicletta

▪ sci di fondo

▪ ballo

Attività in palestra

▪ circuiti e percorsi con esercizi diversificati a bassa intensità

▪ esercizi coordinativi

▪ aerobica a basso impatto

▪ tapis roulant, cyclette
Attività in piscina

▪ nuoto

▪ aquagym

▪ ginnastica in acqua sia alta che bassa

In Acqua

Le attività in acqua rispondono al meglio alle esigenze motorie dell’anziano che può eseguire esercitazioni graduate secondo le sue necessità e senza stress fisici, sfruttando le componenti fisiche proprie dell’elemento acquatico: la spinta idrostatica, il galleggiamento indotto e la pressione.

La resistenza idrostatica può dar luogo a contrazioni muscolari prodotte in modo quasi del tutto isocinetico, quindi sforzi muscolari graduali e costanti per quasi tutta la lunghezza del movimento effettuato, a garanzia di un più completo rafforzamento dell’apparato muscolare. Le attività natatorie rientrano quindi in un contesto salutista utile sia al benessere psicofisico sia all’aggregazione sociale. Il gruppo costituito in questo ambito, trova obiettivi comuni fortemente motivanti, come la socializzazione, il rafforzamento della propria identità, e spesso determina un’aumentata attenzione verso problemi quali l’alimentazione, il fumo e l’alcool, migliorando sensibilmente lo stile di vita.

La ginnastica in acqua può migliorare:

• le capacità motorie

• le capacità sensoriali

• la coordinazione dinamico-generale

• l’efficienza muscolare e articolare

• le capacità respiratorie e cardiocircolatorie

• la socializzazione

• l’autostima

BALLO

Attività ideale a tutte le età che aiuta a coordinare l’azione fra mente e corpo e combatte l’invecchiamento precoce. La pratica del ballo, sia a livello sportivo-ricreativo, che a livello competitivo-amatoriale richiede l’osservanza di regole di igiene comportamentale alla salvaguardia della salute che, nel caso degli anziani, sono di fondamentale importanza per evitare lesioni sia alla struttura scheletrica che al sistema cardiocircolatorio. La danza-movimento-terapia non è soltanto una modalità specifica di trattamento di una pluralità di manifestazioni della patologia psichica, somatica e relazionale ma si occupa inoltre di favorire una positiva ricerca del benessere e di un’evoluzione personale. Il messaggio è dunque favorire lo sviluppo delle risorse umane verso la prevenzione del disagio psicosociale promuovendo il benessere dell’individuo attraverso la ricerca di un’unità psicofisica e spirituale.

TAI CHI CHUAN

Inserito in varie nazioni nei protocolli terapeutici e nei programmi di prevenzione sanitaria. La pratica del tai-chi non solo prevede il lento movimento di tutti i muscoli e di tutte le articolazioni, ma richiede anche una respirazione e un movimento del diaframma conformi al ritmo dell’esercizio, mantenendo rilassato il corpo e restando contemporaneamente vigili con la mente. Questi accorgimenti permettono che si produca un effetto riequilibrante sul sistema nervoso centrale, il quale a sua volta è stimolato ad attivare o a migliorare le funzioni di altri sistemi. Nell’esecuzione del tai-chi si richiede che il praticante sia rilassato, pienamente concentrato e capace di dirigere la sua completa attenzione su qualsiasi parte del proprio corpo, laqualcosa è già di per sé un’ottima disciplina per la mente.

È necessario possedere un appropriato controllo del corpo e un adeguato senso dell’equilibrio, requisiti che si possono ottenere attraverso un’intensa attività cerebrale; ciò attiva di conseguenza, in misura elevata, i meccanismi e i processi fisiologici del sistema nervoso centrale e di tutti gli altri sistemi e apparati dell’organismo. Infine, per l’aspetto più importante nella terza età, vale a dire la prevenzione delle cadute, questa disciplina sembra effettivamente contribuire a una diminuzione del rischio.

 

Prevenire le disfunzioni tiroidee

La tiroide è una piccola ghiandola posta alla base del collo eppure, nonostante le dimensioni ridotte, svolge un ruolo importantissimo per la nostra salute.

Quali sono le sue funzioni e quali le patologie più frequenti? Per capirlo ci facciamo aiutare dal dottor Alessandro Marugo, endocrinologo dirigente medico dell’ospedale Galliera di Genova.

Perché la tiroide è così importante?

“Possiamo dire che la tiroide sia una specie di centralina che, producendo ormoni, regola il funzionamento di tutte le altre ghiandole del corpo. Per questo una disfunzione alla tiroide produce una negativa reazione a catena su tutto il resto del nostro organismo”.

Quali sono le alterazioni della tiroide?

Le principali alterazioni di questa ghiandola sono due e determinano problematiche opposte: l’ipotiroidismo, che insorge quando la tiroide rallenta le proprie funzioni e l’ipertiroidismo che, al contrario, si manifesta quando la ghiandola lavora troppo”.

Parliamo di ipertiroidismo

“Quando insorge questa alterazione funzionale il paziente riferisce di sintomi specifici: tachicardia, tremori, perdita di peso, caldo, osteoporosi e, dal punto di vista estetico, gli occhi che tendono a protrudere verso l’esterno, una caratteristica tipica di chi è colpito da questa patologia”.

L’ipotiroidismo, invece, è la condizione opposta

“L’ipotiroidismo, cioè il rallentamento della funzionalità della tiroide, è l’alterazione di gran lunga più frequente: i pazienti che ne soffrono avvertono stanchezza, affaticabilità, un lieve aumento di peso causato soprattutto da un’accresciuta ritenzione idrica. Inoltre all’ipotiroidismo è sovente associata una modifica del volume della tiroide, con l’insorgenza del gozzo o lo sviluppo di noduli tiroidei; nelle donne può anche determinare alterazioni del regolare ciclo mestruale”.

Non c’è nessun legame tra le due patologie?

“L’aumento di volume della tiroide può essere associato a entrambe le patologie: una delle principali malattie che portano all’ipertiroidismo si chiama Morbo di Basedow e, quando si presenta, si associa un ingrandimento della ghiandola e la presenza di noduli. Al tempo stesso anche nell’ipotiroidismo, come abbiamo visto, si può generare l’aumento di volume e l’insorgenza di noduli per il tentativo della stessa ghiandola di sovvertire la sua scarsa produttività indotta dalla patologia”-

Esiste un paziente tipo?

“Le alterazioni funzionali della tiroide possono avvenire a qualsiasi età, in questo senso non si può quindi tracciare un identikit del nostro paziente tipo. Ci sono però alcuni picchi di incidenza in alcuni momenti chiave della vita, quando la tiroide è chiamata a lavorare di più: nella fase di crescita dei bambini, per esempio, nella gravidanza nelle donne, poiché la tiroide in quel periodo deve lavorare anche per il nascituro e subito dopo l’inizio della fase menopausale, quando l’organismo deve abituarsi a una nuova condizione. In queste circostanze, se sussistono casi di familiarità con le patologie endocrinologiche e si aggiunge, magari, una carenza iodica, si possono verificare le alterazioni di cui stiamo parlando”.

Ha parlato di carenza iodica: perché lo iodio è così importante?

“La tiroide funziona grazie allo iodio, una sua carenza può essere pericolosa per questa ghiandola così importante. Peraltro, contrariamente a quanto si pensava un tempo, lo iodio sprigionato dall’acqua del mare non è utilizzabile dal corpo umano, quindi il fatto di abitare in una zona marittima non porta alcun vantaggio in questo ambio. Lo iodio va ingerito attraverso gli alimenti che ne sono ricchi: ovviamente non è consigliabile ingozzarsi di pesce, frutti di mare o cozze per raggiungere la dose quotidiana raccomandata, anche perché in ogni grammo di alimento è presente una quantità trascurabile di iodio. La via più pratica, dunque, è quella dell’integrazione: in commercio esistono molti prodotti ad hoc ma la scelta più conveniente ed economica è insaporire i piatti utilizzando il sale iodato. Il sale è un pericolo per la salute se ingerito in dosi massicce ma un pizzico di sale iodato nei nostri piatti non ci danneggia e ci permette di integrare la dieta con lo iodio che ci è necessario per la nostra tiroide: per chi soffrisse di problemi cardiovascolari, poi, potrebbe scegliere il sale iodato iposodico, privo di sodio ma ricco di iodio, una scelta perfetta. Dobbiamo anche ricordare che l’Italia è considerata, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, una nazione gozzigena, dove cioè più del 5% della popolazione è affetta da gozzo, anche di più in alcune aree come le valli del bergamasco, certe zone del centro Italia e anche qualche località della Ligura: nel nostro Paese più di altri, quindi, è bene adottare delle corrette strategie per tenere lontane queste patologie”.

Le patologie della tiroide sono diffuse?

“Se sommiamo tutte le possibili patologie della tiroide, ipertiroidismo, ipotiroidismo, gozzo, noduli e ipotiroidismo subclinico (cioè la lieve alterazione della funzionalità della ghiandola, che è forse una delle condizioni più frequenti) possiamo arrivare anche al 40% della popolazione nazionale”.

E’ possibile diagnosticare queste patologie in modo precoce?

“E’ possibile e molto utile: un tempo si tendeva ad attribuire i sintomi tipici delle patologie tiroidee (dell’ipotiroidismo, per esempio, stanchezza, affaticabilità, perdita di capelli…) a una pletora di malattie che non venivano diagnosticate. Oggi esiste una maggiore cultura medica e per questo noi endocrinologi veniamo chiamati a valutare determinate situazioni con maggiore rapidità. Intervenire quando i sintomi di una patologia sono ancora molto sfumati rappresenta un grande vantaggio nel decorso del paziente e un’ottimizzazione dei costi per la sanità”.

Come si curano le patologie tiroidee?

“Nel caso di ipertiroidismo si utilizzano farmaci cosiddetti tionamidici, che hanno lo scopo di bloccare la funzionalità di una tiroide che sta lavorando troppo; quando, invece, si è colpiti da ipotiroidismo si è chiamati a seguire una terapia sostitutiva: si assume ormone tiroideo dall’esterno attraverso un farmaco che riequilibra la ghiandola che funziona poco. Questo farmaco deve essere assunto ogni mattina avendo cura di attendere almeno trenta minuti prima di consumare la prima colazione. Fortunatamente da alcuni anni sono disponibili delle formulazioni liquide che si possono assumere senza alcuna controindicazione, senza attese o rinunce. Esistono poi terapie chirurgiche che vengono utilizzate limitatamente alle forme neoplastiche (cioè quando si è di fronte a un cancro), ai gozzi particolarmente voluminosi oppure a quei noduli che portano all’insorgenza di ipertiroidismo. In linea generale la tendenza è quella di portare sempre meno pazienti in sala operatoria e di intervenire in anticipo con le terapie farmacologiche”.

In caso di intervento chirurgico quali sono le linee guida?

“Quando si è in presenza di gravi malattie neoplastiche si tende a effettuare una tiroidectomia totale, cioè una completa asportazione della ghiandola tirodea; in casi di formazioni che occupino solo una parte della tiroide si tende a effettuare un’asportazione parziale che conservi il resto della ghiandola non colpita. Rispetto al passato non si procede più all’asportazione del singolo nodulo: o si asporta tutto oppure si asporta il lobo (lobectomia) affetto dalla patologia”.

 

Il pilates è una ginnastica posturale?

Anche voi fate parte di quelle persone che non hanno mai ben capito di che cosa si tratta il Pilates? Una ginnastica posturale? Uno “yoga faticoso”? Una serie di esercizi che vanno di moda? Una roba per… vecchie signore? Ovviamente nulla di tutto ciò!

Da qualche anno c’è stata una vera e propria ascesa del Pilates: palestre, centri benessere, ma anche veri e propri studi specializzati in questa disciplina. La più grande differenza nella scelta del corso di Pilates adatto a noi è tra l’uso dei macchinari appositi come Reformer,Cadillac, Chair, spine corrector, barrel o nel lavoro a corpo libero, definito matwork.

Il Reformer è un macchinario ideato dallo stesso Joseph Pilates e tra i più versatili del suo repertorio: è un attrezzo simile a un letto costituito da una parte fissa e una parte mobile che scorre su un binario. Le due parti sono collegate con delle molle di diverso colore: ogni molla può essere agganciata o sganciata per dare un livello di intensità diverso all’esercizio che si deve eseguire.

Una delle posizioni di base consiste nello sdraiarsi in posizione supina posizionando i piedi nella parte fissa  e mantenendo il corpo nella parte mobile. Per spostare e far scorrere la parte mobile si dovrà esercitare una forza variabile in base al numero e alla tipologia delle molle agganciate e al peso del proprio corpo.

Il reformer inoltre è costituito da due staffe che possono essere utilizzate con gli arti superiori o inferiori. Il movimento sulle staffe provoca lo scorrimento della parte mobile. L’intensità dell’esercizio dipenderà ancora una volta dalle molle agganciate e dal peso del proprio corpo.

Le modalità di utilizzo del reformer sono quasi infinite: è possibile eseguire numerosissimi esercizi dedicati a ogni parte del corpo. Dallo squat in movimento sfruttando la parte mobile per equilibrio e controllo, a un affondo frontale, a esercizi per le braccia/spalle o per i glutei sfruttando le staffe. Da sottolineare inoltre che facilita l’allenamento senza stress per le articolazioni.  La sfida è duplice poiché in molti esercizi l’allievo deve tenere la stabilità del corpo su una superficie mobile, aumentando così la percezione del corpo nello spazio.

 

SPINE-CORRECTOR

Lo spine-corrector o Hump Barrel è stato progettato appositamente per correggere gli squilibri e le imperfezioni nella spina dorsale. La maggior parte esercizi sono eseguiti da sdraiati con la schiena arcuata sopra la porzione a forma di barile. Usarlo per eseguire i push-up è il modo migliore per impegnare tutte le masse muscolari del dorso senza sovraccaricare la colonna vertebrale. Anzi durante l’esercizio la colonna vertebrale viene allungata in modo benefico. Lo spine-corrector inoltre mantiene la corretta postura di colonna e articolazioni, così oltre a far lavorare pettorali e braccia hai anche una benefica ricaduta sui muscoli stabilizzatori di bacino e colonna e su paravertebrali ed erettori spinali. E contemporaneamente glutei e bicipiti femorali svolgono un importante lavoro isometrico, allungando quadricipiti, flessori dell’anca e del piede.

 

Chair
Il nome dell’attrezzo è dato dalle dimensioni e dall’utilizzo che un tempo lo collocava tra i primi attrezzi ginnici da casa. J.H.Pilates aveva infatti ideato la Chair come poltroncina da casa che, una volta aperta, si trasformava in un piccolo attrezzo dotato di resistenze (simile come concetto all’Universal Reformer).

La Chair permette un lavoro di rafforzo graduale di tutta la muscolatura.

Nel programma del Metodo pilates sono compresi esercizi in stazione eretta, seduta, prona e supina.

BIG BARREL

La Big Barrel è un attrezzo in legno imbottito esternamente dalla forma di un emicilindro che permette esercizi di mobilizzazione della colonna vertebrale.
Gli esercizi proposti sulla Barrel interessano principalmente la colonna vertebrale che viene sollecitata in tutti i segmenti, anche se negli esercizi tutte le catene muscolari sono sempre coinvolte.
I primi modelli di questo strumento, costruiti con la stessa tecnica utilizzata per le botti, appunto “barrel” in inglese, sono nati per creare uno strumento capace di far realizzare esercizi per la decompressione e l’allungamento della colonna vertebrale. Il Big Barrel consente di eseguire sia un allenamento intenso e specifico per il rafforzamento muscolare, sia esercizi di stretching, per un costante allenamento del corpo.

Cadillac

La Cadillac consiste in una intelaiatura in legno a forma di lettino su cui è installata una struttura metallica che permette l’inserimento di molle ed accessori con diverse posizioni, altezze ed angolature.

Le molle si utilizzano opponendo vari tipi di resistenza al lavoro del soggetto.
La Tower integra la Cadillac ampliando la gamma degli esercizi eseguibili.

La Cadillac è nata per sviluppare la componente propriocettiva del lavoro neuromuscolare in fisioterapia.
Gli esercizi  sono comunque inseribili nel programma generale del Metodo pilates e realizzano un miglioramento del tono e dell’elasticità muscolare.

Sono importanti anche gli utilizzi nella mobilizzazione della colonna vertebrale e nello stretching.

Quello che non molti sanno è che il Matwork, ovvero il corpo libero, nasce come una sorta di “compito per casa“ che Joseph dava ai suoi allievi, a cui necessariamente affiancava il suo lavoro in studio mediante l’ausilio dei macchinari. Il lavoro a corpo libero richiede una precisione ed un controllo della propria postura, spesso maggiore di quello richiesto dalle macchine, le quali possono facilitare alcuni movimenti e bloccare atteggiamenti corporei sbagliati.

I due lavori sono necessariamente complementari. Troverete grande beneficio nell’iniziale utilizzo del Reformer, che vi aiuterà a sviluppare ed usare muscoli che sono la condizione necessaria per l’esecuzione di molti esercizi a corpo libero, in un successivo momento il suo sitema di molle potrà aggiungere sfide ulteriori e modellare in maniera ancora più specifica il vostro corpo. Il Matwork è necessario, dal canto suo, per aumentare la percezione della nostra postura ed insegnarci a sentire quando un movimento è eseguito correttamente o meno, nonché ci permette di avere un repertorio di esercizi che potremmo un domani usare in autonomia.

Il percorso inizia con la valutazione della postura, delle tensioni muscolari e dei movimenti scorretti che il corpo utilizza e che possono essere causa di dolori o contribuire a fissare una cattiva postura. Attraverso un programma di esercizi si impara a riconoscere le tensioni, i movimenti alterati e come fare per modificarli per ritrovare e mantenere nel tempo uno stato di benessere diventando più consapevole e responsabile del proprio corpo.

Il Pilates è indicato per:

alterazioni    posturali    e    scoliosi, in ragazzi e adulti

colonna vertebrale e articolazioni: lombalgia, sciatalgia, cervicalgia, periartrite spalla, artrosi anca, distorsioni della caviglia, traumi, fratture..

ernia del disco, ricostruzione legamenti spalla o ginocchio, protesi d’anca..

Osteoporosi per prevenire la perdita di massa ossea

Gravidanza in caso di lombalgia o per recuperare la forma fisica dopo il parto

pavimento pelvico per incontinenza, prolasso

Atleti prima del ritorno all’attività sportiva o per integrare l’allenamento

Nel corso di gruppo visto e considerato che ogni soggetto è differente dall’altro, prima di inserirsi, è consigliato effettuare una o due sedute di Pilates individuale per imparare la corretta esecuzione dei movimenti.

La ginnastica posturale è un tipo di ginnastica importante non solo per tutti coloro che presentano dolori e vari disturbi alla colonna vertebrale, spesso affetta da varie problematiche dovute anche ad un’errata postura assunta durante il corso della giornata, ma anche a scopo preventivo, al fine di prevenire quindi l’insorgenza di eventuali dolori e fastidi a spalle e schiena, fastidi che possono divenire più frequenti con l’avanzare dell’età. Normalmente le posizioni scorrette che assumiamo durante la giornata portano ad accusare dei dolori al collo e alle spalle, le quali appaiono peraltro spesso incurvate verso l’interno.

Gli esercizi, nella loro apparente semplicità, attivano la muscolatura più profonda lavorando in sintonia con un corretto uso del respiro. Questo tipo di ginnastica si prefigge determinati “obiettivi”: una presa di coscienza della propria postura, un miglioramento della coordinazione, un riequilibrio della postura e ovviamente l’apprendimento delle posizioni corrette da assumere.

In questo modo vengono stimolati e migliorati la concentrazione e coordinazione mente-corpo e l’ascolto delle nostre percezioni corporee.

Se la ginnastica posturale “classica” si fonda sull’individuazione generale del disequilibrio ipotono/ipertono e sulla conseguente somministrazione di esercizi di tonificazione per le zone muscolari ipotoniche e di stretching per le zone ipertoniche e mobilizzazione delle principali articolazioni del corpo, il Pilates, o meglio il metodo Pilates (che trae il nome dal suo ideatore), gode di una più ampia specificità e si regge su una particolare filosofia orientata al connubio mente-corpo, che trae origine dalla concezione olistica dell’individuo. Il suo nome originale, infatti, è “Contrology”, ed è evidente come il suo ideatore J.H. Pilates abbia previsto per il suo metodo il principio fondamentale del controllo mentale sul movimento che si va ad eseguire, e questo accade essenzialmente attraverso l’esecuzione di un movimento lento e controllato (secondo il principio fisico che consente di aumentare il controllo biomeccanico del nostro corpo diminuendo la velocità di esecuzione del movimento) e l’abbinamento della respirazione che segue uno schema generale in base al tipo di contrazione addominale, diviso in inspirazione in contrazione eccentrica (l’addome si contrae allungandosi) ed espirazione in contrazione concentrica (l’addome si contrae accorciandosi).

Appare evidente come la ginnastica posturale sia a più ampio spettro e si adatti facilmente ad un pubblico ampio e diversificato, dall’età evolutiva alla terza età, abbracciando una vasta gamma di problematiche e agendo su una prevenzione di primo e secondo livello per ciò che riguarda l’insieme delle alterazioni fisiche e i difetti di andatura e postura. Ma è pur vero che il Pilates è anch’esso una ginnastica posturale, è un tipo particolare e specifico di ginnastica posturale che riguarda essenzialmente i muscoli centrali del corpo, addominali in primis, lombari, paravertebrali e glutei, che in effetti sono i muscoli “posturali” per eccellenza, ossia quei muscoli che racchiudendo la colonna vertebrale controllano il mantenimento della postura e quindi regolano l’equilibrio.

Riassumendo, possiamo affermare che la ginnastica posturale rappresenti un primo livello per chi voglia migliorare la funzionalità del proprio corpo, un’attività generale e che si adatta con facilità ad una vasta gamma di obiettivi e ad un ampio pubblico di differenti fasce d’età, invece il Pilates rappresenta un livello successivo, l’attività ideale per chi cerca una maggiore consapevolezza del suo abitare la corporeità, per chi ha il desiderio di iniziare l’affascinante viaggio alla scoperta del proprio universo corporeo, indissolubilmente legato e fuso alla dimensione psichica e alla componente emotiva.

 

Rossella Caci – Pilates Trainer, Genova

 

Menopausa, qualcosa cambia…

Il prossimo traguardo sono i 90 anni di aspettativa di vita delle donne, che saranno raggiunti in Occidente entro il 2030. E la menopausa, nella quale già oggi una donna trascorre quasi un terzo della propria vita, circa 30 anni, sarà una fase sempre più centrale, destinata ad accompagnare donne ancora protagoniste nella sfera familiare, professionale e sociale. Molte donne però non sono allineate alla “nuova” menopausa e la attraversano ancora come una fase residuale, da vivere a bassa intensità, subendone i sintomi, i cambiamenti del corpo, le inevitabili ripercussioni sulla vita di relazione e l’equilibrio personale.

Promuovere un nuovo modo, proattivo e dinamico, di affrontare la menopausa, attraverso l’amore e la riscoperta di sé, la prevenzione, l’uso delle risorse terapeutiche per contrastarne i sintomi a breve e a lungo termine, è l’obiettivo di“Love Yourself – Menopausa, da oggi qualcosa cambia”campagna d’informazione promossa da SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) in collaborazione con MenopausaOK, progetto educazionale di MSD Italia.

La nuova narrazione della menopausa proposta da “Love Yourself”fa leva su una serie di originali “istruzioni per rendersi felici” in questa fase della vita, veicolate attraverso i contenuti del portale MenopausaOK.it, ed affidate alla voce e al volto di Tosca d’Aquino: la popolare attrice e conduttrice televisiva è la testimonial della campagna e l’animatrice di Segreti di stile, una serie di video-interviste confidenziali, caricate sul portale, nelle quali proporrà ad un team di esperti le domande ed i dubbi che interessano le donne che si avvicinano o sono in menopausa. Gli argomenti trattati vanno dall’alimentazione alla forma fisica, dalla sessualità alla cura della pelle.

Perché salute e benessere si possono mantenere anche durante la menopausa, se si impara a gestirla e a non subirla. “La menopausa è un evento naturale del ciclo evolutivo fisiologico della vita di una donna; un periodo molto delicato che viene affrontato e vissuto da ciascuna donna in modo diverso, ma che ha come comune denominatore una maggiore vulnerabilità fisica e psico-emotiva” osserva Nicola Surico, Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia, Università Piemonte Orientale (UPO), Novara e Presidente SIGO S.r.l. “questa campagna si propone di accrescere la consapevolezza delle donne sull’importanza di mantenere uno stile di vita equilibrato durante la menopausa e fornisce loro gli strumenti per rendersi conto con più prontezza dei cambiamenti che avvengono nel loro corpo, affrontando queste situazioni senza chiudersi in loro stesse”.

La menopausa coincide con la fine della capacità riproduttiva ed il termine delle mestruazioni: in Italia questo avviene – mediamente – a 50,8 anni. Vampate di calore, secchezza vaginale,disturbi del sonno, sudorazione, difficoltà di controllo del peso corporeo, instabilità emotiva sono i sintomi che in misura diversa da una donna all’altra caratterizzano questo passaggio. A medio-lungo termine, la “caduta” dei livelli di estrogeni comporta alterazioni a livello del metabolismo osseo, lipidico e glucidico che incrementano il rischio di osteoporosi, malattie cardio/cerebro-vascolari, diabete, sovrappeso ed obesità.La menopausa, a qualsiasi età avvenga, condiziona l’insorgenza di fattori di rischio cardiovascolare, rispetto alle donne di pari età non in menopausa.

Per contrastare i sintomi della menopausa da diversi anni viene utilizzata la TOS (Terapia Ormonale Sostitutiva), l’unica terapia veramente efficace nella cura della sindrome climaterica (vampate, sudorazioni, insonnia etc.), nella prevenzione dell’osteoporosi, che può iniziare a manifestarsi nei primi 10 anni dopo la menopausa e, in generale, nel mantenimento di un buon equilibrio psicofisico. Alla TOS convenzionale, in tempi recenti si sono affiancate terapie ormonali selettive, che aiutano a contrastare la sintomatologia tipica del climaterio senza gli effetti collaterali della TOS convenzionale. In particolare il Tissue Selective Estrogen Complexo Complesso Estrogenico Tessuto-Selettivo (TSEC) che è una terapia ormonale sostitutiva indicata per le donne che presentano intolleranza al progestinico, ormone che viene solitamente utilizzato nella TOS convenzionale.

Il TSEC è in grado di contrastare in modo efficace i più fastidiosi sintomi menopausali, quali vampate di calore, sudorazioni notturne, qualità del sonno, con un profilo positivo in termini di tollerabilità.Le nuove terapie ormonali differiscono rispetto a quelle standard classicamente utilizzate sino a vari anni fa sia per il dosaggio, con contenuti di estrogeno ridotti anche del 50% rispetto al passato, sia per la composizione farmacologica, con l’associazione all’estrogeno di principi attivi diversi dal progestinico, in grado di agire in modo selettivo”, sottolinea Stefano Lello, Ginecologo, Dipartimento Salute Donna e Bambino, Fondazione Policlinico Gemelli, Roma. “Queste associazioni migliorano la sintomatologia vasomotoria (vampate e sudorazioni) e la qualità globale della vita delle pazienti, senza aumento del rischio di tumore della mammella o dell’utero o di malattie cardiovascolari e trombosi, come dimostrato dagli studi clinici”.

L’impatto sulla qualità di vita dei sintomi associati alla menopausa amplifica le ripercussioni sulla sfera psichica: alla menopausa si accompagnano spesso ridotta stima di sé stessa, insoddisfazione per la vita attuale, ansia per il futuro. Ma è proprio questa visione al negativo che l’iniziativa “Love Yourself” vuole ribaltare. “La campagna “Love Yourself” ha l’obiettivo di far capire alle donne che la menopausa è un’occasione unica per fare prevenzione, accettarsi in un nuovo ruolo e conquistare una nuova femminilità”, afferma Rossella Nappi, Professore associato di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università degli Studi di Pavia. “Nonbisogna vivere la menopausa come un evento negativo e catastrofico, ma come un momento di rilancio per riappropriarsi del proprio corpo con maggiore amore e rispetto di prima, da un lato con lo stile di vita, volto ad una sana alimentazione ed al contenimento del peso corporeo, dall’altro con l’attività fisica che aiuta a ridurre i fattori di rischio cardiovascolare, aumenta la capacità di bruciare il grasso corporeo e stabilizza i livelli di glicemia”.

Love Yourself” è un invito ad amare se stesse anche in questa fase di cambiamento, cercando di capire innanzitutto cosa sta accadendo e trovando il proprio stile per affrontarla. Per agevolare questo percorso, sul sito MenopausaOK.itle donne potranno sottoporsi al test E tu di che menopausa sei?che le aiuterà a comprendere meglio le proprie esigenze e caratteristiche. E potranno rivolgersi alla Love Band, il team online delle esperte ginecologhe che risponderanno in forma privata a domande, quesiti e dubbi che verranno posti dalle utenti. E, soprattutto, potranno affidarsi ai contenuti medici e scientifici del portale e all’esuberanza e l’ironia di Tosca, che guiderà alla scoperta dei “segreti di stile” utili per gestire i cambiamenti legati alla menopausa, confrontandosi con un team di esperti affiancata da uno specialista ginecologo: dagli esercizi e i trucchi del personal trainer ai consigli della nutrizionista, dai segreti per avere una pelle sempre idratata e luminosa, ai suggerimenti per vivere la sessualità e i rapporti con il partner.

Oggi, sebbene siamo tutti collegati e connessi, in tema di menopausa c’è ancora molto da sapere, ci sono reticenze e tabù che condizionano molte donne e limitano la loro propensione a informarsi”, puntualizza Tosca D’Aquino. Ho quindi colto al volo l’opportunità di partecipare alla campagna “Love Yourself” considerandola non solo un’esperienza professionale, ma anche un’occasione per approfondire questi argomenti in prima persona, una fase certamente delicata ma che, se vissuta nella maniera giusta, può stupirci e coinvolgerci, può essere dolce, interessante, aprirci a nuove prospettive”.

LA PAROLA AGLI ESPERTI

Menopausa ed alimentazione

Nella dieta pre e post-menopausa deve essere ridotta la quantità di grassi saturi perché il peso tende a salire ed il girovita ad allargarsi. È opportuno intervenire riducendo anche i carboidrati semplici contenuti nelle bevande gassate e zuccherate, negli snack, nei dolciumi, facendo largo alle farine integrali; in tal modo viene regolata meglio la secrezione di insulina. Occorre poi aumentare l’introito di Calcio scegliendo gli alimenti che ne sono più ricchi, il pesce e i legumi e riducendo i formaggi. La dieta mediterranea sembra fatta apposta per venire incontro alle donne in menopausa, ricca com’è di verdure, frutta, cereali, legumi, pesce azzurro ed olio extravergine d’oliva.

Stefania Giambartolomei, Medico specialista in Gastroenterologia e Nutrizione umana

Menopausa e forma fisica

Dedicare 30-40 minuti due-tre volte a settimana all’esercizio fisico aiuta a regolarizzare la glicemia, i trigliceridi, abbassa la pressione sanguigna, aumenta il consumo di grasso corporeo ed aiuta a tenere sotto controllo il peso.Il tipo di attività, la durata dell’esercizio e la sua intensità dipendono dalle condizioni generali di salute della donna e da quanto è abituata a fare esercizio. Una donna sedentaria che attorno ai 40 anni decide che è tempo di fare un po’ di attività fisica, deve iniziare gradualmente, con piccoli esercizi a lieve sovraccarico oppure con camminate sempre più lunghe a passo svelto. La donna che ha sempre fatto attività fisica potrà cimentarsi in una corsetta, esercizi a corpo libero, una partita di tennis o nel nuoto.

Gennaro Napolitano, Specialista in Scienze motorie, Fisioterapista e Personal Trainer

Menopausa e cura della pelle

La carenza di estrogeni è alla base di alterazioni strutturali non irrilevanti a carico di tutte le componenti della pelle. A livello epidermico si rallenta il ricambio cellulare. Si riduce la capacità dello strato corneo di mantenere l’idratazione e questo, insieme alla riduzione della funzionalità delle ghiandole sebacee, determina secchezza cutanea e mucosa. Tutto ciò, unito all’invecchiamento fisiologico ed a quello da cause esterne, si traduce clinicamente in pelle più sottile, più secca, più lassa con rughe più accentuate. Per prevenire questi cambiamenti si consiglia l’utilizzo di prodotti idratanti ed emollienti, contenenti urea, vitamina E, acido ialuronico, antiossidanti quali la vitamina C. Ottime sono anche le creme al retinolo, sia per il loro potere esfoliante sia per l’azione riparatrice. Ma tutto questo ha più senso se associato ad una terapia ormonale sostitutiva adeguata. Se iniziata precocemente, può migliorare l’idratazione della pelle del 20-25% ed aumentare lo spessore cutaneo del 7/15.

Grazia Primavera, Medico specialista in Dermatologia

Stefania Bortolotti

 

 

 

Incomprensioni di coppia nell’era dei social

Stando ai dati, dal 1995 le separazioni sono aumentate del 61% e sono più che raddoppiati i divorzi. Quanta responsabilità hanno le nuove tecnologie nella mancanza di saper “so-stare” nella vita a due 2.0, al tempo del “tutto e subito”? Quanto basta: secondo un’indagine condotta dal sito Divorce-Online, i social media e gli strumenti di messaging sarebbero una delle 7 principali cause per cui i partner decidono di dividere le loro strade. «La tecnologia ci fa sentire più vicini e meno soli e in tanti casi può aiutare a mantenere contatti con persone lontane, ma tutto sta in come la si usa e da quanto ci si lascia sedurre da un ex del passato, da corteggiatori conosciuti da amici di amici, dalle fotografie più o meno esplicite… Una crisi è un piatto che può essere servito con molta facilità. La tecnologia è un mezzo di servizio, non può sostituire tutto ciò che può dare la metacomunicazione. Guardarsi negli occhi, vedere le espressioni facciali, o sentire l’odore della persona che si ha di fronte, permette di cogliere anche ciò che non viene esplicitato dalle parole. Essere fraintesi con un messaggio o con un post, poi, è estremamente semplice: non sempre con la scrittura si riesce a essere efficaci come si vorrebbe», commenta il Professor Giuseppe Lavenia, Presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo, psicologo e psicoterapeuta esperto anche in tematiche di coppia.

Ci sono atteggiamenti sospetti di uno dei partner che innescano il bisogno di controllo nell’altro, come per esempio guardare quando ha aperto WhatsApp l’ultima volta e continuare a rimuginare sul perché non ha letto il messaggio che gli abbiamo inviato, verificare chi è entrato nella lista dei suoi nuovi amici su un social media, o cercare di scoprire con un app se ha detto la verità sul dove si trovava nel momento in cui non ha ripetutamente risposto al telefono. Il controllo, però, fa più male a chi lo fa, rispetto a chi lo riceve: cosa si nasconde dietro questo atteggiamento? «Tanta insicurezza: quando nella vita a due mancano ingredienti fondamentali come fiducia e rispetto, e non si riesce a fare in modo che diventino le fondamenta della coppia, allora bisognerebbe farsi delle domande. “Perché penso che qualcun altro sarà sempre meglio di me?”, “Perché ho bisogno di mettere i puntini sulle i su tutto quello che dice?”, “Perché appena ne ho l’occasione vado a vedere il suo telefono?”… Ci potrebbero essere motivazioni personali, magari frutto di un passato mai elaborato, o una mancanza di comunicazione verbale tra i due partner che non fa altro che insospettire. Ogni caso è a sé, e andrebbe indagato», spiega il Professor Lavenia.

Come possiamo superare le incomprensioni di coppia nell’era dei social media? Ecco i 5 consigli dell’esperto.

1. LA TECNOLOGIA NON È UNA NEMICA

Gli strumenti di comunicazione online sono utili strumenti di servizio e non vanno demonizzati a prescindere. Spesso, per mancanza di tempo, si possono usare per darsi un appuntamento, condividere foto, mandare video o momenti che si sarebbero voluti condividere insieme all’altro. Bisogna, però, rileggere i messaggi prima di inviarli. E avere anche un momento successivo per condividere vis à vis, magari arricchendo la narrazione dei fatti con le emozioni che si sono provate. Le parole sono la cornice di un quadro, non la tela con il dipinto.

2. RIDARE VALORE ALLA RELAZIONE

Ogni essere umano è in continua evoluzione, e di conseguenza lo è anche la coppia. La condivisione del punto in cui ci si trova, quindi, è sempre importante. Altrimenti ci si perde di vista. Per farlo pienamente, però, bisogna imparare a dis-connettersi dai social e dalle chat e connettersi con la persona che si ha davanti. Così, si può dare fiducia alla persona con cui si sta condividendo il percorso di vita. Non rifiutare e non sfuggire a chiamate se arrivano mentre si sta chiacchierando, potrebbero dare adito a sospetti. Lasciare il cellulare sul tavolo, senza portarlo ovunque (anche in bagno, magari per aprire l’app di un gioco), è un modo per dire “non ho niente da nascondere”. Le vacanze possono essere un buon allenamento a ri-trovare una comunicazione non mediata dalle nuove tecnologie.

3. ASCOLTARSI

Le vacanze dovrebbero farci ritrovare anche un ritmo più lento, più vicino ad assecondare il nostro bisogno di relax. Dovremmo trovare un momento di silenzio ogni giorno, concedendoci dieci minuti solo per noi, da dedicare all’ascolto interiore. Ma spesso non è possibile, a causa di una cattiva organizzazione del proprio tempo, o per sbrigare urgenze lavorative a cui non si può dire di no. Approfittiamo delle vacanze per chiedere a noi stessi e al partener: “Che cosa possiamo fare per migliorare l’intesa di coppia?”. “Quali desideri si possono realizzare insieme?”. Mettere a tacere gli smartphone può essere utile anche per capire a che punto del progetto della vita a due si è.

4. RIACCENDERE IL DESIDERIO

Il desiderio è in calo? Non portiamo a letto tablet, pc, smartphone&Co. La dipendenza tecnologica, tra i suoi effetti, presenta anche astenia sessuale data dall’abbassamento del livello di testosterone, l’ormone responsabile della libido maschile. Secondo uno studio americano, sembra che il 16% degli uomini soffrono di totale assenza di stimoli sessuali nei confronti della partner per via del troppo tempo passato a postare e twittare. Navigare continuamente, poi, fa scemare anche le fantasie sessuali di coppia con una conseguente crisi all’interno della relazione. Onde evitare che il malessere nella vita a due si protragga è consigliabile riappropriarsi della propria intimità, magari cominciando dalle vacanze, evitando di portare a letto gli strumenti tecnologici. In vacanza non si ha nemmeno la scusa della sveglia: il cellulare può rimanere in un’altra stanza.

5. RITROVARE IL PIACERE DI MOMENTI CONVIVIALI

Se è vero che oggi non si può prescindere dalle nuove tecnologie, è altrettanto vero che bisogna trovare un equilibrio tra vita reale e vita mediata dallo schermo. Altrimenti si rischia di trascurare ciò che si ha intorno nella vita reale. Il tempo dedicato a una cena fuori con il partner, o a casa, deve essere off limits per pc, cellulare, videogiochi, tablet…. Deve, quindi, rimanere tutto spento (a parte il telefono se ci sono necessità famigliari) per accendere l’attenzione su chi si ha di fronte. No al cellulare a tavola mentre si pranza o si cena: questi due momenti devono essere dedicati al confronto e all’ascolto dell’altro.