IL PROGETTO NAZIONALE PER IL CARCINOMA DELLA PROSTATA

Bisogna tuttavia considerare che il tasso riportato e verosimilmente sottostimato, sia per la mancanza di un «Registro tumori nazionale», sia per la scarsa adeguatezza dei mezzi di rilevamento. In linea generale si può stimare che ogni anno si verificano 19.000 nuovi casi e circa 4.000 decessi per questa malattia.
Anche nel nostro Paese I’incidenza, è conseguentemente la mortalità, aumentando con I’età, quando si consideri che la malattia, la terza causa di morte per neoplasia tra i 55 e i 75 anni, diventa la prima, in senso assoluto, dopo i 75 anni.
Esistono inoItre zone a diversa incidenza, con punte massime in alcune regioni del Centro – Nord e punte minime localizzate nelle regioni meridionali.
Diversi fattori sembrano essere correlati alla insorgenza del carcinoma prostatico, ma per nessuno di essi e stata mai riconosciuta una chiara connessione di tipo causa­effetto.
La differente distribuzione geografica e razziale ha spesso richiamato I’attenzione su possibili fattori genetici. Basti considerare, ad esempio, come I’incidenza della malattia tra Ie popolazioni di colore negli USA sia maggiore del 65% rispetto all’incidenza della popolazione bianca.
Tuttavia gIi studi condotti sui migranti rendono tale ipotesi poco verosimile, indicando invece che fattori ambientali e abitudiari (sessuaIi) possono più probabilmente entrare in gioco. Infatti i Giapponesi, che hanno uno dei tassi più bassi di mortalità per tale malattia, dopo la migrazione negli USA presentano, a partire dalla seconda generazione, un tasso di mortalità non diverso da quello della popolazione americana.
E’ stato dimostrato inoItre come contaminati chimici, a esempio il cadmio e suoi derivati, possono svolgere un’azione cancerogena, come è evidenziato dalla maggiore incidenza di tumori prostaci tra i lavoratori della gomma.
Più controverso e il ruolo dei fattori abitudinari e soprattutto dei costumi sessuali, quando si consideri che un aumento dell’incidenza è stato contemporaneamente correlato con una scarsa, oppure con una intesa attività sessuale (determinata quest’uItima da insoddisfazione psicologica).
II ruolo della ipertrofia prostatica benigna, quale possibile precursore del cancro della prostata, è tuttora controverso. Gli unici due studi prospettici che corrispondono al requisito di un disegno corretto sono giunti a conclusioni del tutto opposte in proposito.
II problema è ancora più complesso quando vengano esaminati i possibili fattori ormonali che possono costituire la base comune tanto per lo sviluppo dell’ipertrofia prostatica benigna quando del carcinoma.
AIcuni Autori hanno riferito di aver osservato particelle simil­virali, tipo Citomegalovirus ed Herpes, nel liquido seminale o nel liquido prostatico in pazienti affetti da cancro delia prostata; e altri Autori ancora di aver isolato particelle similvirali in tessuto prostatico carinomatoso. Per quanto suggestiva, I’ipotesi virale appare tuttavia improbabile, sia alla luce del possibile significato contaminante di alcuni virus, sia della mancata trasformazione virale di colture tissutali dalla ghiandola prostatica umana.
Infine I’elevata incidenza di focolai occuIti di carcinoma in sede autoptica e la variabilità del comportamento clinico del nodulo prostatico, lasciano supporre che il sistema immunitario possa giocare un molo peculiare nel condizionare I’insorgenza e la quiescenza del carcinoma prostatico. In particolare è stato supposto, anche se non convincentemente provato, che il tessuto prostatico può rappresentare un sito immunologicamente privilegiato, analogamente alla camera anteriore dell’occhio e del testicolo. In questa ottica I’elevata incidenza di cancri occulti potrebbe spiegarsi come una svista da parte del sistema di immunosorveglianza.
AlIa luce di tali considerazioni, e in assenza di conoscenze precise sull’insorgenza delIa malattia e pertanto nell’impossibilita di attuare una prevenzione primaria (eliminazione dell’ambiente esterno e interno dei fattori causali), è chiaro che un miglioramento delle situazioni, per quanto concerne il carcinoma prostatico, è conseguibile con la prevenzione secondaria e terziaria e il miglioramento dei mezzi di cura e riabilitazione.
La previsione secondaria e terziaria consistono, da un lato, nell’identificazione e trattamento delle situazioni clinico – patologiche di significato «precanceroso», dall’altro nelle diagnosi precoci dirette al riconoscimento di focolai neolastici allo stato latente (carcinoma occulto) .
E’ indubbio che quanto più precoce sarà la diagnosi, tanto più la malattia potrà essere suscettibile di trattamento radicale.
Alcuni recenti contributi della letteratura hanno ribadito I’importanza della visita effettuata dal medico esplorando il retto con il dito. Se e vero che normalmente soltanto un terzo delle neoplasie scoperte attualmente con l’esplorazione rettale e in stadio veramente precoce e pertanto suscettibile di cura, e però altrettanto vero che l’impiego dell’esplorazione rettale nel soggetto asintomatico, fatta in occasione di una visita anche per una malattia di altra natura, e ancora estremamente limitato ovunque e non solo nel nostro Paese.
Ciò è sicuramente dovuto, almeno in parte, alIa mancanza di un’adeguata sensibilizzazione del pubblico, ma anche degli operatori sanitari, verso i problemi della sfera genitale maschile e ai pregiudizi verso questa semplice metodica, che la disinformazione viene a creare. E’ pertanto realisticamente ipotizzabile che anche soltanto la semplice applicazione di questa metodica possa contribuire ad aumentare l’efficacia, cioè ad aumentare la percentuale dei casi diagnosticati in uno stadio precoce. La presenza di un nodo duro e di un’area sospetta all’indagine digitale delIa prostata e il presupposto per ulteriori accertamenti, che consentano di escludere o di confermare il sospetto di tumore maligno. L’indagine che permette comunque di formulare una diagnosi istologica di certezza e I’ agobiopsia transrettale.
La tecnica consente di arrivare direttamente nel nodo con la punta dell’ago, in quanto questo può essere giudicato nel retto con il dito e fatto avanzare perpendicolarmente nella zona sospetta.
La preparazione del paziente all’esame è molto semplice e consiste nella prescrizione di una terapia antibiotica generale e in un clistere che viene eseguito qualche ora prima della procedura diagnostica. Tale metodica con una singola puntura consente di prelevare 1 – 2 frammenti di tessuto sospetto, che sarà esaminato al microscopio. La manovra viene generalmente eseguita ambulatorialmente e senza anestesia generale, considerata la relativa atraumaticità e la rapidità di esecuzione. Una metodica strumentale, impiegata per lo studio delle malattie della ghiandola prostatica e rappresentata dalla ecotomografia transrettale mediante ultrasuoni, che consiste nell’inserimento di una sonda nel retto in grado di rilevare deformita del contomo, della dimensione e delil consistenza dell’organo, con l’uso di ultrasuoni e quindi senza provocare dolore.
In conclusione l’esplorazione digitale rettale resta il cardine cui affiancare metodiche complementari, quali l’ultrasonografia, l’ago­biopsia per i noduli sospetti, il dosaggio della fostatasi acida prostatica, ecc. Tale metodica, se appplicata sistematicamente, può contribuire inoltre ad aumentare la percentuale di casi identificabili in uno stadio precoce e curabile. Perchè ciò sia possibile sarà necessario pertanto realizzare campagne di educazione sanitaria rivolte al pubblico e ai medici al fine di sensibilizzare la popolazione sull’importanza di sottoporsi a un esame digitale periodico (annuale) al di sopra dei 40 anni, considerata, I’alta incidenza di tale malattia.
Uno dei problemi maggiori connessi con la diagnosi precoce di massa è rappresentato dai costi in relazione all’effettivo beneficio. Le esperienze al riguardo sono contrastanti e i recenti risultati di un programma di screening effettuato in Canada sono incerti.
E’ pertanto possibile che gli sforzi debbano essere concentrati sulla identificazione di soggetti a maggior rischio, sui quali mirare gli interventi diagnostici.
E’ questo uno degli obiettivi prioritari del «Progetto Nazionale per il Carcinoma della Prostata», che e stato attivato con l’inizio dell’anno sotto la guida dell’ Istituto Scientifico per lo studio e la cura dei tumori di Genova e che riunisce i maggiori esperti in campo nazionale.

Francesco Boccardo
Segretario della PONCAP
da SALUTE 2000
Pubblicazione Settembre 1883

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